Con Quasi Grazia (2016) lo scrittore nuorese Marcello Fois (n. 1960) ha offerto ai lettori un racconto della vita di Grazia Deledda in un «romanzo in forma di teatro» che si concentra su tre momenti specifici dell’esistenza della scrittrice. Tre momenti della sua vita lontani decenni l’uno dall’altro: il giorno in cui Grazia lascia la Sardegna e tutto quello che rappresenta, il giorno in cui vince il premio più prestigioso al mondo, il Nobel, e il giorno in cui un dottore la guarda negli occhi per trovare parole che non facciano troppo male. In mezzo, la vita tutta. Ed è seguendo quella vita che Fois si interroga sulla scrittura, sull’amore coniugale, sul ruolo della donna e sul senso del fare artistico.
Riportiamo l’inizio del libro: Nuoro, 1900, Grazia non ha neppure trent’anni quando decide di trasferirsi a Roma con il marito. La città eterna sembra chiamarla, o forse sfidarla: contro il parere della famiglia, la giovane Deledda si getta a capofitto nel mondo. All’alba, nell’androne di casa, una donna (Grazia) sta controllando che sia tutto pronto per la partenza. Una donna anziana (la madre di Grazia) in piedi, in ombra, la osserva senza dire nulla. Se ne stanno così in silenzio…