Pagine di realtà - Una schiavitù che esiste ancora: la piaga del lavoro minorile

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Una schiavitù che esiste ancora: la piaga del lavoro minorile

È passato quasi un secolo e mezzo da quando Verga scrisse Rosso Malpelo, ma il drammatico fenomeno del lavoro minorile è tutt’altro che cancellato. Nelle zone meno sviluppate del pianeta, infatti, ancora milioni di bambini sono vittime di sfruttamento, essendo costretti a mettere a rischio la propria salute e la propria sicurezza, con pesanti ripercussioni anche da un punto di vista psicologico. Privati dell’infanzia, allontanati dalla scuola e dallo studio, senza l’opportunità di costruirsi un futuro diverso: i “Rosso Malpelo” di oggi sono spesso coinvolti nei processi dell’economia globalizzata, reclusi, emarginati, condannati a produrre beni destinati all’esportazione e, talvolta, costretti anche alla schiavitù sessuale. Come possiamo leggere in questo articolo pubblicato dal quotidiano “La Repubblica”, in occasione della “Giornata mondiale contro il lavoro minorile” indetta il 12 giugno di ogni anno, si tratta di un fenomeno planetario che la pandemia ha reso ancora più allarmante.

“Nella Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, i dati dell’UNICEF1 ci ricordano che il fenomeno coinvolge 152 milioni di bambini nel mondo. Un fenomeno che nelle sue forme peggiori può tramutarsi in schiavitù, sfruttamento sessuale, può voler dire morte. Oggi sono 72 milioni i minori impegnati in lavori pericolosi, ma nel dossier dell’organizzazione delle Nazioni Unite vengono anche riportate le conseguenze della pandemia in atto che in molti Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, ha indotto un numero sempre crescente di minori a chiedere l’elemosina, o nella migliore delle ipotesi essere arruolati nei meccanismi della cosiddetta economia informale, sommersa. Nelle Filippine – ad esempio – sono sempre di più i ragazzini che si prostituiscono davanti alla webcam: secondo l’Europol,2 la domanda di pornografia infantile in rete è aumentata con l’inizio della pandemia.

Dei 152 milioni di minori vittime di lavoro minorile, 64 milioni sono bambine. Nei Paesi colpiti da conflitti armati si arriva (dove vivono circa 250 milioni di bambini), secondo l’UNICEF, ad una media di baby lavoratori più alta del 77% rispetto alla media globale. Terre des Hommes3 calcola altri 66 milioni di minori caduti nel baratro della povertà dopo il confinamento e il blocco delle attività. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), a maggio 2020 ha comunicato l’azzeramento del reddito per 1,6 miliardi di persone impiegate nel settore dell’economia informale, con inevitabile forte incremento del lavoro minorile.

«Oggi vogliamo ricordare tutti i bambini coinvolti nel lavoro minorile, tutti i bambini che hanno perso l’istruzione, le famiglie, anche la vita per questa piaga. Il lavoro minorile interferisce con l’istruzione ed è pericoloso per lo sviluppo fisico, mentale e sociale di un bambino – dice a Repubblica Mondo Solidale Francesco Samengo, presidente dell’UNICEF Italia – sono ancora troppi i bambini privati della loro infanzia, vittime, loro malgrado, di una realtà spietata che li costringe a diventare improvvisamente adulti e li espone a gravi pericoli. La pandemia ha inoltre inasprito le vite dei bambini, soprattutto quelli più vulnerabili come i bambini che lavorano. È un nostro dovere fare di più per tutti loro, soprattutto oggi».

Che lavori svolgono i bambini? Non solo agricoltura: 15,5 milioni (soprattutto bambine) invece di studiare svolgono lavori domestici, cento milioni (secondo i calcoli UNICEF) sono coinvolti nella catena di fornitura di abbigliamento e calzature globali. Secondo l’Unesco, con la chiusura delle scuole, a maggio 365 milioni di bambini sono rimasti privi dell’unico pasto che avevano al giorno. Per loro, unica via è mettersi a lavorare. Cosi è successo a Ritu, 12 anni. Terre des Hommes ci racconta che suo padre, spazzino, ha perso il lavoro a causa del lockdown e così le ha trovato un lavoro come domestica a circa 12 euro la settimana (1200 rupie). Ritu, prima del Covid, andava a scuola insieme ai suoi due fratelli in una baraccopoli della città di Davanagere, nello stato indiano del Karnataka. Ora non più. E come lei, altri milioni di minori, nonostante questo lavoro sia illegale (in India non si può lavorare prima dei 14 anni).

Come eliminare il lavoro minorile? Un modo esiste. Collaborando a stretto contatto con i governi nazionali e locali per supportare lo sviluppo e l’implementazione di strategie per rispondere al lavoro minorile, l’UNICEF ha stabilito un elenco di azioni da intraprendere: rendere i bambini visibili, vale a dire che i governi devono investire nella raccolta di dati nuovi e migliori sul lavoro minorile; includere i bambini lavoratori nelle iniziative e nei programmi di protezione sociale; cambiare le norme sociali e permettere lo sviluppo delle comunità; rendere l’istruzione accessibile e maggiormente pronta a rispondere ai bisogni dei bambini lavoratori.”


(Lavoro minorile, 152 milioni di ragazzini, anche molto piccoli, diventano “padri di famiglia” prima del tempo, “La Repubblica”, 12 giugno 2020)

leggi e comprendi

1 I dati relativi alla piaga del lavoro minorile sono stati ulteriormente aggravati dalla pandemia. L’articolo cita un esempio significativo. Quale?


2 Tra le iniziative da mettere in atto per contrastare il fenomeno, l’UNICEF fa riferimento alla necessità di rendere i “bambini visibili”. Che cosa si intende dire?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3 Molto è stato fatto negli ultimi anni, a livello normativo, per combattere e porre fine al lavoro minorile, anche se la strada da percorrere è ancora molto lunga. Per ragionare in modo consapevole occorre un’attenta informazione, frutto di un lavoro approfondito di documentazione. Il web può essere un supporto assai utile: su Internet puoi per esempio conoscere le norme ratificate dall’ILO (International Labour Organization), l’Agenzia specializzata delle Nazioni Unite sui temi del lavoro e delle politiche sociali.

In dialogo con i tuoi compagni, riporta loro il contenuto di questi importanti documenti, anche in relazione agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e con la cosiddetta “Alleanza 8.7”, con la quale l’ILO chiede ai governi di tutti gli Stati del mondo di condividere precise strategie per sconfiggere il lavoro minorile, ogni forma di schiavitù moderna e la tratta degli esseri umani.

Per fare ricerca

In particolare, puoi leggere sul sito dell’ILO:

la Convenzione n. 182 del 1999 sulle peggiori forme del lavoro minorile;

la Convenzione n. 138 sull’età minima per l’ammissione al lavoro;

la Dichiarazione sui Princìpi e i Diritti Fondamentali del Lavoro.

Il magnifico viaggio - volume 5
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Dal secondo Ottocento al primo Novecento