Il magnifico viaggio - volume 3

55 60 65 70 75 80 85 sima e sola base dell autorità arbitraria, che sempre è il necessario frutto di tante migliaja di assoldati satelliti.46 Fui presentato al Re. Non mi sentii nel vederlo alcun moto né di maraviglia né di rispetto, ma d indegnazione bensì e di rabbia; moti che si andavano in me ogni giorno afforzando e moltiplicando alla vista di quelle tante e poi tante diverse cose che non istanno come dovrebbero stare, e che essendo false si usurpano pure la faccia47 e la fama di vere. Il conte di Finch, Ministro del Re, il quale mi presentava, mi domandò perché io, essendo pure in servizio del mio Re, non avessi quel giorno indossato l uniforme. Risposigli: «Perché in quella corte mi parea ve ne fossero degli uniformi abbastanza . Il Re mi disse quelle quattro solite parole di uso; io l osservai profondamente, ficcandogli rispettosamente gli occhi negli occhi; e ringraziai il Cielo di non mi aver fatto nascer suo schiavo.48 Uscii di quella universal caserma prussiana verso il mezzo Novembre, abborrendola quanto bisognava. Partito alla volta di Amburgo, dopo tre giorni di dimora, ne ripartii per la Danimarca. Giunto a Copenhaguen ai primi di decembre, quel paese mi piacque bastantemente, perché mostrava una certa somiglianza coll Olanda; ed anche v era una certa attività, commercio, ed industria, come non si sogliono vedere nei governi pretti monarchici:49 cose tutte, dalle quali ne ridonda un certo ben essere universale, che a primo aspetto previene chi arriva, e fa un tacito elogio di chi vi comanda; cose tutte, di cui neppur una se ne vede negli stati prussiani; benché il gran Federico vi comandasse alle lettere e all arti e alla prosperità, di fiorire sotto l uggia sua.50 Onde la principal ragione per cui non mi dispiacea Copenhaguen si era il non esser Berlino né Prussia; paese, di cui niun altro mi ha lasciato una più spiacevole e dolorosa impressione, ancorché vi siano, in Berlino massimamente, molte cose belle e grandiose in architettura. Ma quei perpetui soldati, non li posso neppur ora, tanti anni dopo, ingojare senza sentirmi rinnovare lo stesso furore che la loro vista mi cagionava in quel punto. In quell inverno mi rimisi alcun poco a cinguettare51 italiano con il Ministro di Napoli52 in Danimarca, che si trovava essere pisano; il conte Catanti, cognato del celebre primo Ministro in Napoli, Marchese Tanucci,53 già professore nell Università pisana. Mi dilettava molto il parlare e la pronunzia toscana, massimamente paragonandola col piagnisteo nasale e gutturale del dialetto danese che mi toccava di udire per forza, ma senza intenderlo, la Dio grazia.54 Io malamente mi spiegava col prefato55 conte Catanti, quanto alla proprietà dei termini, e alla brevità ed efficacia delle frasi, che è somma nei Toscani; ma quanto alla pronunzia 46 assoldati satelliti: sudditi assunti come soldati. Alfieri è colpito dalla forte militarizzazione dello Stato prussiano, che nel Settecento diventa una temibile potenza. 47 la faccia: la parvenza. 48 schiavo: suddito. 49 pretti monarchici: totalmente monarchici. 50 cose tutte uggia sua: tutte cose da cui deriva un benessere diffuso, che il visitatore nota a prima vista e che fa implicitamente onore a chi governa quei luoghi. Nei paesi in cui non c è la monarchia, dice Alfieri, le attività economiche fioriscono, mentre negli Stati dispotici come la Prussia manca questo fervore, nono- 600 / IL SETTECENTO stante il re Federico pretenda di imporre ai commerci, alle arti e alle belle lettere di prosperare sotto il suo tetro dominio (uggia, letteralmente noia ). 51 cinguettare: parlare stentatamente. Alfieri tenta nuovamente di utilizzare l italiano, ma è consapevole di non parlarlo correttamente. 52 Ministro di Napoli: l ambasciatore del Regno di Napoli. 53 Tanucci: Bernardo Tanucci (1698-1783), uomo politico e importante collaboratore della corte borbonica napoletana, fautore di decise riforme amministrative e religiose (in senso anticurialista). 54 la Dio grazia: per fortuna. 55 prefato: suddetto, già nominato. Le parole valgono uggia Forse pochi sanno che il vocabolo uggia possiede un primo significato letterale: ombra , mancanza di luce e di sole nociva alla vegetazione . Oggi però utilizziamo questa parola quasi solo nel suo senso figurato, noia , tedio , sensazione di fastidio e di irrequietezza : «questo tempo fa venir l uggia ; «una musica così triste mette l uggia addosso . Che cosa significano le seguenti espressioni: «venire in uggia ; «prendere, avere in uggia qualcuno ; «essere in uggia a qualcuno ?

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento