Le poesie

Le poesie

I COMPONIMENTI GIOVANILI E I TESTI D’OCCASIONE

I primi versi di Parini, come si è visto, sono riuniti nel 1752 nel volume intitolato Alcune poesie di Ripano Eupilino. L’eterogenea raccolta comprende 94 componimenti di diverso genere e di varia ispirazione: dall’imitazione degli autori latini e del poeta satirico cinquecentesco Francesco Berni all’adozione di modelli rinascimentali e arcadici, che tendono a tradursi in un classicismo compassato e di maniera. Si tratta in sostanza di esercitazioni, ma, per quanto acerbe, queste prove dimostrano una compiuta assimilazione della letteratura classica da parte dell’autore.

Oltre alle opere maggiori (Il Giorno e le Odi), negli anni successivi Parini scrive testi d’occasione e componimenti celebrativi, per lo più per l’Accademia dei Trasformati. Alcuni di questi lavori testimoniano il suo impegno morale e civile, coerente con l’ispirazione delle opere più importanti e con le istanze culturali dell’Illuminismo. Alla proposta accademica del tema bellico, per esempio, Parini risponde con la composizione Sopra la guerra (1758), in cui dichiara le proprie idee pacifiste e mira a smascherare le vere ragioni delle guerre, che, combattute in nome della ragion di Stato, della religione o dell’onore, sono in realtà motivate dall’ambizione, dall’aggressività e dal desiderio di sopraffazione.

Sul tema del fuoco, proposto anch’esso dai Trasformati, Parini scrive invece L’auto da fé (con riferimento all’“atto di fede” spagnolo, ossia la proclamazione della condanna degli eretici), in cui prende posizione contro i roghi dell’Inquisizione. L’illuminismo pariniano si configura dunque come denuncia delle superstizioni, della violenza perpetrata sulla base della fede, delle diseguaglianze e dei pregiudizi.

Le Odi

Fra le opere maggiori di Parini – che hanno influito profondamente su autori successivi come Foscolo, Manzoni e Leopardi – ci sono le Odi, scritte e pubblicate dapprima (a partire dagli anni Cinquanta del Settecento) singolarmente, di solito in opuscoletti a stampa o in forma manoscritta, e poi raccolte in due edizioni, nel 1791 e nel 1795; la seconda, la più completa, comprende 25 odi composte fra il 1758 e il 1795.

I componimenti possono essere suddivisi in tre gruppi principali. Il primo è quello delle cosiddette “odi illuministiche”, scritte in un periodo che copre i decenni Cinquanta e Sessanta: La vita rustica, La salubrità dell’aria, La musica, L’educazione, L’innesto del vaiuolo, Il bisogno e altre, come L’impostura e La primavera, che risultano però piuttosto manierate. Il secondo gruppo comprende testi, composti tra gli anni Settanta e il 1786, incentrati su questioni etiche: Il piacere e la virtù, Il brindisi, Le nozze, La laurea e il trittico costituito da La caduta, La recita de’ versi, La tempesta. Il terzo, infine, include le maggiori “odi neoclassiche”, come Il pericolo, Il dono, Il messaggio, A Silvia (da non confondersi con l’omonima poesia leopardiana), Alla Musa.

Nella prima fase l’attenzione del poeta è rivolta principalmente ai problemi sociali, secondo un’ispirazione illuministica. Nell’ode La vita rustica (1758), per esempio, Parini illustra l’opposizione città/campagna ed esprime una condanna della vita urbana moderna, fondata sulla prepotenza e lo sfruttamento. Pur essendo «un cittadino che parla ai cittadini» (Antonielli), l’autore conosce bene i pericoli della società urbanizzata e i suoi aspetti deteriori. Tuttavia, anche se la sua speranza dichiarata è di vivere e morire presso il lago di Pusiano, in un’atmosfera bucolica e virgiliana, egli non guarda alla campagna con lo sguardo convenzionale del poeta arcadico: al contrario, con spirito illuministico, accenna al progresso che deve rendere il lavoro dei campi più moderno e meno faticoso. Egli intende contribuire a migliorare le condizioni del lavoratore, visto non come un pittoresco e astratto pastorello, effigiato in un ambiente stereotipato e immobile nel tempo, ma come un bracciante reale, coadiuvato nel suo lavoro dai nuovi strumenti offerti dallo sviluppo tecnologico («e te, che steril parte / del tuo terren, di più / render farai, con arte / che ignota al padre fu»).

Nell’ode La salubrità dell’aria (1759,  T1, p. 481) Parini descrive invece gli effetti dell’aria viziata e malsana della città e, mostrando una coscienza ecologista ante litteram, auspica l’attuazione di interventi risanatori.

Ispirati ai progressi della scienza sono poi alcuni componimenti che mirano a contrastare l’imperante cultura conservatrice. È il caso dell’ode L’innesto del vaiuolo (1765), che, dedicata al medico Giammaria Bicetti, difende la sperimentazione di nuove tecniche immunitarie contro il vaiolo.

Nel dibattito fra tradizione e innovazione, allora molto acceso, Parini si schiera decisamente per quest’ultima. Nell’ode La musica (1769-1770), il poeta condanna la disumana usanza di evirare i bambini (per mantenere acuta la loro voce e avviarli alla carriera teatrale come cantanti castrati); nell’ode Il bisogno (1766) esprime le proprie opinioni giuridiche, vicine a quelle di Cesare Beccaria ( p. 354), facendo del giudice svizzero Pier Antonio Wirtz un esempio luminoso di difesa della legge e dell’eguaglianza: solo eliminando la miseria («il bisogno») e ottenendo la felicità per tutti, secondo Parini, si può sconfiggere il delitto.

A questo gruppo di odi va ascritta infine L’educazione (1764), dedicata al giovane allievo Carlo Imbonati. Nell’opera, il centauro Chirone, mitico maestro di Achille, pronuncia un discorso che illustra il valore pedagogico dei princìpi illuministici.

 >> pagina 479 

L’attenzione per i processi pedagogici è al centro della seconda fase delle Odi, aperta dal componimento La laurea (1777), in cui si celebra la figura di Maria Pellegrina Amoretti, brillante e precoce intellettuale che – caso rarissimo, all’epoca, per una donna – aveva ottenuto la laurea in “ragion civile” (cioè in Legge) nel 1777.

Un’altra donna, la marchesa Paola Castiglioni, è la protagonista dell’ode La recita de’ versi (1783), che sostiene la qualità e la dignità della poesia contro l’abitudine delle recitazioni conviviali, di solito frivole e superficiali, quando non apertamente volgari. Del 1785 è invece La caduta ( T2, p. 488), una delle odi pariniane più celebri: il poeta, claudicante e povero, cade per strada e, soccorso da un passante, reagisce indignato all’esortazione, rivoltagli da costui, a ottenere vantaggi e ricchezze dalla sua arte.

 >> pagina 480

Nella terza fase di composizione delle Odi prevale l’adesione ai canoni della poetica neoclassica. I toni si fanno più controllati e distaccati, i temi più personali; nel nome di un’armonia estetica lontana da ogni polemica, la funzione del poeta appare più nobile, anche se le idee illuministiche di impegno civile non vengono ripudiate.

Nostalgie giovanili e sentimenti senili si intrecciano e danno luogo all’evocazione di un mondo di fuggevole bellezza, in cui, per esempio, il fascino femminile rappresenta un’insidia per l’uomo anziano (Il pericolo, 1787), o emerge la consapevolezza che l’amore è ormai impossibile a causa della vecchiaia.

Le figure femminili sono celebrate in odi dedicate a nobildonne come la già citata Paola Castiglioni (Il dono, 1790) o la contessa Maria di Castelbarco (Per l’inclita Nice o Il messaggio, 1793). A salvare dal manierismo questi testi interviene una sottile malinconia, velata da un tono autoironico, nonché la consapevolezza, da parte del poeta, di essere ormai escluso dal gioco dell’amore e della seduzione. L’antica attrazione verso l’aristocrazia si risolve qui in dramma umano: a distinguerlo dal mondo dei nobili, di cui egli coglieva tutta la superficiale vacuità, era un tempo la modestia della sua condizione; ora, invece, ad allontanarlo dalle belle dame che non può più corteggiare è la vecchiaia, che lo conduce mestamente verso la morte.

A Silvia e Alla Musa, le ultime due odi della raccolta, hanno per tema rispettivamente la moda femminile di vestire “alla ghigliottina” (cioè con abiti dalle ampie scollature, un nastrino rosso intorno al collo e i capelli raccolti in modo disordinato con delle forcine: vezzi ispirati all’imitazione dell’abbigliamento dei condannati alle esecuzioni capitali durante la Rivoluzione francese) e una celebrazione della poesia come espressione di temi etici elevati: il culto della verità, la ricerca dell’armonia, la semplicità e il candore degli affetti, il valore di una coscienza serena e limpida, non sfiorata dalla corruzione.

Quello di Parini è un moralismo fermo, che delinea con nettezza valori e disvalori della società del suo tempo, senza lasciare spazio a dubbi. Con la propria austera autorevolezza, il poeta indica la strada al suo pubblico, segnalando ai lettori, in modo franco e diretto, l’importanza della coscienza civile e del bene comune (aspetti che gli uomini del Risorgimento apprezzeranno particolarmente). La missione educatrice del poeta risulta chiaramente definita e ispirata al coraggio del pedagogo coerente, sicuro delle proprie opinioni suggerite dal buonsenso della saggezza classica e che non teme le cadute nel didascalismo.
I modelli delle Odi pariniane sono l’ode pindarica e la canzonetta arcadica, delle quali però l’autore evita, rispettivamente, la tendenza all’enfasi e alla magniloquenza e la cantabilità troppo facile e prevedibile. Il ritmo è piano e classicheggiante, la struttura metrica funzionale allo svolgimento argomentativo, i versi brevi (abitualmente settenari). Tra le Odi si può distinguere, anche a livello stilistico, una prima fase caratterizzata da una certa veemenza concettuale e verbale: le idee sono espresse con forza, fino all’aggressività, il tono è pungente, il linguaggio è colorito; con il trascorrere degli anni, invece, in concomitanza con la delusione delle speranze di riforma sociale e politica, prevale un atteggiamento più composto e austero che, sul piano formale, si traduce in uno stile attenuato e sfumato, impostato sugli equilibri neoclassici.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento