Giuseppe Parini

LA VITA

La formazione e i primi successi

Giuseppe Parini nasce a Bosisio, in Brianza, presso il  lago di Pusiano, nel 1729. I genitori sono di modeste condizioni (il padre è agricoltore e negoziante di seterie). Antonio Maria Giuseppe Gaetano Parino – che poi modificherà il suo cognome in Parini – è uno dei pochi, tra i numerosi fratelli, a sopravvivere all’infanzia.

All’età di dieci anni, Parini è mandato a Milano, in casa della vecchia prozia Anna Maria Lattuada. Quando la donna muore, nel 1741, lascia al nipote una piccola rendita, a condizione che si faccia prete. Il ragazzo accetta: non per vocazione, ma perché quella ecclesiastica è pressoché l’unica possibilità di carriera per i giovani di talento ma di condizioni modeste. Iscritto alle scuole dei padri barnabiti di Sant’Alessandro, diventerà sacerdote nel 1754.

A causa della salute malferma – colpito alle gambe da una grave forma di artrite, resterà claudicante per il resto della vita – Parini frequenta la scuola in modo saltuario. Deve inoltre svolgere piccoli lavori (fa il copista, dà lezioni private ad allievi benestanti) per assicurare il sostentamento della famiglia; nonostante ciò, trova il tempo di dedicarsi alla letteratura classica e alla poesia.

Nel 1752, conclusi gli studi, Parini rivela la propria vocazione letteraria pubblicando una raccolta di versi dal titolo Alcune poesie di Ripano Eupilino (pseudonimo composto dall’anagramma del suo cognome originario, Parino, e dal nome latino del lago di Pusiano, Eupili). Il successo dell’opera gli apre le porte delle accademie: quella bolognese degli Ipocondriaci e quella milanese dei Trasformati, alle quali viene ammesso, contemporaneamente, nel 1753. L’istituzione milanese, in particolare, procura al giovane poeta un pubblico, degli amici e qualche protettore illustre, di cui fino a quel momento è stato privo.

Nel 1754 Parini entra nella casa del duca milanese Gabrio Serbelloni in qualità di precettore dei suoi figli. L’esperienza, che durerà fino al 1762, è molto importante per il poe­ta, che ha modo di conoscere da vicino il mondo dell’aristocrazia, dal quale si sente attratto. Il rapporto si conclude però bruscamente: in seguito a un acceso diverbio con la moglie del duca, Parini viene licenziato.

Nel 1763 trova un nuovo impiego presso la famiglia di Giuseppe Maria Imbonati, come precettore del figlio Carlo: è per lui che, nel 1764, scrive l’ode L’educazione. Negli stessi anni pubblica le prime due parti di un poema che progetta di intitolare Il Giorno: Il Mattino (1763) e Il Mezzogiorno (1765); nonostante le edizioni siano anonime, molti riconoscono il loro autore, che si guadagna sempre più largo consenso di pubblico e viene identificato come uno degli intellettuali “riformatori” di cui il governo austriaco ricercava allora la collaborazione. Così, nel 1768, Parini ottiene la nomina di “poeta del Regio Teatro Ducale”.

IL CARATTERE

UN UOMO SCHIVO E APPARTATO

Riservatezza e semplicità

Di modeste origini e vissuto per molti anni in dignitosa povertà, già ai suoi tempi Parini è noto per lo stile di vita semplice: i biografi raccontano dei suoi pasti frugali (un frutto di stagione a pranzo, una minestra per cena) e della sua unica passione, collezionare orologi.

Alle occupazioni mondane preferisce, secondo l’esempio dell’amato poeta latino Orazio, le serate in casa, davanti al camino, o le partite a carte con i pochi amici. Una connaturata pigrizia, le difficoltà nel movimento e i frequenti dolori al capo (conseguenza di un’acuta nevrastenia che da giovane aveva fatto temere per la sua salute mentale) gli rendono sgradito uscire di casa; solo l’insistenza di qualche giovane amico o di una delle dame che è solito corteggiare con elegante riserbo lo induce ad abbandonare il proprio rifugio domestico.

La curiosità per il mondo

Come ha scritto il critico Pietro Citati, i suoi «occhi acuti», l’«udito delicatissimo» e «l’immaginazione agile e rapida», abilmente nascosta dietro una mite riservatezza, si esercitano negli appuntamenti mondani, come le serate a teatro, quando, sfidando i suoi timori ipocondriaci, frequenta l’artificioso mondo aristocratico milanese per osservarne «tutti i microscopici movimenti e le minime vibrazioni». È anche da questo studio attento e curioso che nasce l’ispirazione per i personaggi e gli ambienti presenti nelle sue opere letterarie.

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Gli incarichi pubblici

Il 1769 è un anno fondamentale per Parini, che riceve l’incarico di dirigere il settimanale “La Gazzetta di Milano”; il governo austriaco – su impulso dell’  imperatrice Maria Teresa, la cui azione politica si ispira ai princìpi dell’assolutismo illuminato – intende infatti modernizzare il periodico, conferendogli un’impronta di tipo riformista.

Alla fine dell’anno si guadagna inoltre la nomina a docente di Belle Lettere presso le Scuole Palatine, che diventano poi Regio Ginnasio e, nel 1776, sono affiancate dall’Accademia di Belle Arti (tuttora esistente a Brera). Parini insegna presso entrambi gli istituti, entrando in contatto con vari artisti neoclassici, ai quali suggerisce i soggetti per cicli pittorici dipinti a Palazzo Belgioioso, Palazzo Ducale e al Teatro alla Scala. I suoi impegni istituzionali, in questo periodo, sono molteplici: dalle commissioni di concorso alle consulenze per le riforme scolastiche.

Con la morte di Maria Teresa d’Austria, nel 1780, si apre un periodo difficile per la cultura milanese: i rapporti fra il governo austriaco e gli intellettuali lombardi si raffreddano; alcuni collaboratori sono licenziati (fra gli altri, Pietro Verri), e sono in molti a ritenere che l’utopia riformista a lungo vagheggiata sia giunta al tramonto. Di lì a poco, inoltre, la situazione politica europea precipita: mentre si consuma la stagione del dispotismo illuminato, da Oltralpe arrivano le notizie della Rivoluzione francese (1789). Dapprima favorevole agli eventi rivoluzionari, interpretati come la rea­lizzazione delle idee di libertà e di uguaglianza, Parini manifesterà in seguito la propria disapprovazione per gli eccessi del Terrore giacobino.

Nel 1791, intanto, è nominato sovrintendente delle Scuole di Brera; pubblica in quell’anno la raccolta delle Odi, mentre il poema Il Giorno resta incompiuto.

All’arrivo dei francesi a Milano, nel 1796, viene chiamato a collaborare con la nuova Municipalità, insieme a Pietro Verri. Tuttavia, stanco, malato e quasi cieco, il poeta abbandona l’incarico poco dopo, e così, al ritorno degli austriaci (1799), si ritrova al riparo dalle persecuzioni che colpiscono i collaboratori del precedente governo.

Nello stesso 1799, il 15 agosto, Parini muore a Milano. Come da sua volontà, viene sepolto senza le esequie solenni riservate ai personaggi della sua fama.

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I luoghi di Parini

1. Bosisio

Vi nasce nel 1729 da una famiglia modesta.


2. Milano

Si traferisce qui all’età di dieci anni, diventa sacerdote nel 1754, segue la sua vocazione letteraria e lavora come precettore. Nel 1769 diventa direttore della “Gazzetta di Milano” e docente di Belle Arti. Muore nel 1799.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento