7. Lo stile

Virgilio | UNIT 1 „ Turno: re dei Rutuli, promesso sposo di Lavinia prima dell arrivo dei Troiani. Nel duello finale viene ucciso da Enea, che non gli perdona l uccisione del giovane Pallante. 7. LO STILE Se l Iliade e l Odissea erano il prodotto di una lunga tradizione aedica affidata perlopiù all oralità, l Eneide nasce invece come il capolavoro di un poeta che ha la possibilità di leggere su rotoli di papiro la letteratura precedente, di scrivere, correggersi e riscrivere: il pieno dominio della scrittura è la vera grande novità dell epica latina, più recente di quella greca. La diversa situazione compositiva spiega, pertanto, le differenze di stile rispetto ai poemi omerici, che rendono il poema virgiliano per molti aspetti più simile all idea di opera letteraria che abbiamo noi, vista come risultato di un laborioso processo di raffinamento formale. Le modalità di composizione Il verso è lo stesso dell epica greca, l esametro, pur con alcune differenze, come il ricorso all allitterazione, fenomeno caratteristico della lingua latina; parimenti si conservano gli aspetti più tipici dell epica omerica, tra i quali l uso di epiteti e patronimici, mentre è ridotta la presenza di formule, meno utili in un epoca di composizione scritta e di fruizione non necessariamente orale dell opera letteraria. L oggettività omerica, inoltre, cede il posto a una narrazione soggettiva. Rispetto ai poemi omerici, infatti, Virgilio come narratore tende a intervenire molto più spesso, facendo sentire la propria partecipazione emotiva e i propri giudizi sui fatti che riferisce, attraverso apostrofi rivolte ai personaggi ed esclamazioni enfatiche. Le similitudini conservano una certa importanza per gettare un ponte tra il passato mitico della guerra e il mondo della natura e del presente, ma spesso vengono arricchite e rivissute dall autore alla luce di una tradizione letteraria che non si limita a Omero, ma comprende anche l epica greca successiva e l epica latina. L immagine già omerica degli uomini paragonati alle foglie, presente nel discorso del licio Glauco al greco Diomede nel libro VI dell Iliade (vv. 146149; T3, p. 121), si riaffaccia nell Eneide (libro VI, vv. 305312), ma con una significativa variante e in un contesto diverso. Alle foglie che cadono nei boschi con i primi freddi d autunno sono accostate le anime che si affollano numerose sulle rive dell Acheronte per essere traghettate da Caronte, il nocchiero della palude infernale: Qui tutta una folla ammassandosi sulle rive accorreva, / donne e uomini, corpi liberi dalla vita, / di forti eroi, fanciulli e non promesse fanciulle, / giovani messi sul rogo davanti agli occhi dei padri: tante così nei boschi, al primo freddo d autunno, / volteggiano e cadono foglie, o a terra dal cielo profondo / tanti uccelli s addensano, quando, freddo ormai, l anno di là dal mare li spinge verso le terre del sole (trad. di R. Calzecchi Onesti). A creare un collegamento tra le due situazioni è il motivo della moltitudine, delle anime dei defunti e delle foglie. In Omero, invece, erano messe in risalto chiaroscurale da un lato la caduta delle foglie a causa del vento, dall altro la loro rigenerazione in primavera, così da creare una prova naturale della necessità dell avvicendarsi delle generazioni umane e della loro fugace precarietà. Il Una poesia soggettiva e sentimentale 294 80079D_48P1013_INTE_BAS@0294.pgs 17.12.2019 13:23

Specchi incantati - volume C
Specchi incantati - volume C
Epica