Specchi incantati - volume C

ODISSEA vuto dall indovino Tiresia una profezia relativa al suo difficile rientro in patria e alla sua morte ( T7, p. 235). La visita nell aldilà gli aveva concesso anche la possibilità di incontrare l ombra della madre Anticlea e dei compagni Agamennone, Achille e Aiace, quest ultimo ancora offeso per non aver ottenuto le armi di Achille, finite invece a Odisseo stesso. Tornato da Circe, aveva ricevuto altre istruzioni per proseguire il suo viaggio. Giunto in prossimità dell isola delle Sirene, mostri che facevano naufragare i marinai con il loro canto ammaliante, l eroe dopo aver tappato le orecchie dei compagni con la cera si era fatto legare all albero della nave per resistere alle loro lusinghe, pur ascoltandole ( T8, p. 242). Aveva superato, quindi, lo stretto abitato dai mostri marini Scilla e Cariddi ed era arrivato nell isola di Trinacria. Qui aveva perso tutti i compagni perché avevano mangiato le vacche sacre al dio Sole, suscitando la sua ira e la sua tremenda vendetta. La tappa successiva del viaggio era stata l isola di Calipso, Ogigia, dove Odisseo era arrivato ormai completamente solo. L approdo a Itaca Al termine dei racconti riferiti alla corte dei Feaci (libro XII), Alcinoo fa ricondurre Odisseo a Itaca su una nave. Risvegliatosi sulla spiaggia della sua isola d origine, che all inizio non riconosce ( T9, libro XIII, p. 247), l eroe inizia la seconda parte delle sue avventure, non meno complicate delle precedenti. In patria le insidie vengono dai Proci, i tracotanti pretendenti della moglie Penelope e del trono di Itaca, che durante la sua assenza hanno dilapidato i beni della sua famiglia. Assunte le sembianze di un mendicante per l intervento di Atena, Odisseo si reca dal porcaro Eumeo, rimastogli fedele, al quale ancora non rivela sua vera identità (libro XIV). Frattanto, su indicazione di Atena, Telemaco è ritornato a Itaca (libro XV), dove incontra il padre, che si fa riconoscere da lui ( T9, libro XVI, p. 247). Dopo aver discusso insieme il piano per sconfiggere i Proci, il giorno successivo Telemaco conduce il mendicante alla reggia. In prossimità del palazzo un cane solleva la testa e le orecchie: si tratta di Argo, un tempo lo splendido cane da caccia di Odisseo, ormai vecchio e randagio. Riconosciuto dopo vent anni il padrone, che a stento cela le lacrime, il fidato animale muore ( T9, libro XVII, p. 247). Entrato nel palazzo sotto mentite spoglie, Odisseo viene maltrattato dai Proci e ricevuto da Penelope, che vorrebbe avere da lui notizie sul marito (libri XVII-XVIII). In un secondo momento, la vecchia nutrice Euriclea, alla quale Penelope affida lo straniero perché lo lavi e si occupi del suo riposo, riconosce Odisseo da un inconfondibile cicatrice al ginocchio, risalente all infanzia ( T10, p. 256). Quando la donna per l emozione rovescia l acqua, desiderosa di dare subito la notizia a Penelope, è l eroe stesso a imporle il silenzio, necessario a organizzare la vendetta sui Proci (libro XIX). La resa dei conti con i Proci Il giorno successivo i Proci sono di nuovo a banchetto (libro XX). Penelope, sempre più incalzata dai pretendenti, si decide a indire una gara per individuare il nuovo marito: chi fosse riuscito a tendere l arco di Odisseo e a far passare una freccia attraverso i fori di dodici scuri fissate nel suolo, sarebbe diventato re di Itaca. Siccome nessuno dei pretendenti vi riesce, il mendicante, benché deriso da tutti, chiede di partecipare alla gara e supera inaspettatamente la prova ( T11, p. 261). Ha av- 179 80079D_48P1013_INTE_BAS@0179.pgs 17.12.2019 13:29

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Epica