Specchi incantati - volume B

POESIA Generi e temi UNIT 6 La poesia satirica e giocosa 11 Lui l aria, l acqua, er zole, er vino, er pane, li crede robba sua: tutto mio; come a sto monno nun ce fussi un cane. [9-11] Lui crede roba sua l aria, l acqua, il sole, il vino, il pane: « tutto mio ; come se a questo mondo non ci fosse un cane, a parte lui. 14 E cquasi quasi goderìa sto tomo de restà ssolo, come stava Iddio avanti de creà ll angeli e ll omo. [12-14] E quasi quasi a questo furbacchione piacerebbe restare solo, come stava Dio prima di creare gli angeli e l uomo. Giuseppe Gioachino Belli, Sonetti, a cura di P. Gibellini, Mondadori, Milano 1990 SPECCHI di CARTA La nostra vita scorre imbrigliata dalle regole, alle quali ci sottoponiamo più o meno volentieri. Vestirsi in modo appropriato, rispondere a modo, mettere il casco quando guidiamo lo scooter, avvertire se non torniamo a casa, e così via. In ogni momento possiamo ribellarci, ma sappiamo che questo comporterà delle conseguenze. La presenza delle istituzioni dalla scuola alla forza pubblica, dagli ospedali alla famiglia garantisce e modella la vita sociale. Bene. Ma fino a che punto questo vale per chi le istituzioni le presiede? Ogni tanto viene spontaneo fantasticare sui privilegi di cui può godere il presidente degli Stati Uniti, o il papa, come accade nel sonetto di Belli, dove sotto la vernice della satira emerge lo stupore di un popolano. Che invidia! La fantasia galoppa: aerei lussuosi come l Air Force One, folle sterminate che applaudono un uomo minuscolo che in lontananza le benedice da una finestra. Ma è ingenuo credere che la volontà dei grandi della Terra sia legge, che possano fare e disfare a loro piacimento. Se potessimo trascorrere una giornata in loro compagnia ci accorgeremmo di quanto le cose siano diverse. Chi regge le redini del potere, se vuole restare in sella, deve fare i conti con mille costrizioni, mille condizionamenti ai quali deve concedere la maggior parte del proprio tempo. ANALISI ATTIVA Il cinismo della plebe Per molti anni i sonetti in romanesco furono per Belli un esercizio quotidiano, nel corso del quale il poeta dava voce allo spirito popolare della città, alternando argute riflessioni, bozzetti vivaci e satire taglienti, permeate da un realismo crudo ed efficace. Non possiamo in effetti confondere la mentalità che emerge da questi versi con quella dell autore in carne e ossa, con il Belli persona, insomma, che fu impiegato pontificio e borghese rispettabile. Il cinico pragmatismo di Cosa fa er Papa? appartiene piuttosto alla plebe, che osserva e racconta con irriverenza lo spettacolo del potere vaticano, accorrendo a cerimonie religiose, feste o impiccagioni con il medesimo entusiasmo. Si tratta di uno sguardo spregiudicato e velenosamente satirico, ma al tempo stesso rassegnato davanti a un ordine sociale e politico destinato a non cambiare mai. La condizione del popolo rimarrà sempre condannata a una miseria senza speranza: tuttavia questa consapevolezza non suscita in Belli pensieri di ribellione, ma tutt al più sconfortata amarezza. 1. Quali versi ed espressioni, secondo te, indicano con maggior forza il punto di vista popolare che mal tollera il potere? 2. La prima quartina sintetizza quella che la plebe romana immagina sia una giornata tipo del 274 papa; tra le varie azioni elencate dal Belli, quali potrebbero essere quelle particolarmente invise alla gente comune, perché non ritenute degne di un pontefice? Indicale con le espressioni originali del testo.

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Poesia e teatro