La Grammatica Treccani - La palestra

40 45 50 55 60 65 70 75 Ha cominciato a piovere. Una pioggia leggera e fastidiosa. Una di quelle piogge che sembrano non cadere dall alto, ma galleggiare nell aria apposta per infracidarti anche se per caso hai l ombrello. Che io non ho. Danni borbotta una bestemmia, poi un altra e un altra ancora. Io incasso la testa nelle spalle per non sentirlo. Lui si tira il cappuccio della felpa sulla testa e continuiamo a camminare. Svoltiamo in una strada ingombra di auto parcheggiate di traverso sul marciapiede: la gente con i sacchetti della spesa è costretta a rallentare, mentre vorrebbe soltanto affrettarsi verso casa e mettersi al riparo dalla pioggia. Mi accorgo di una signora anziana, chinata accanto a un auto. Mi chiedo se stia male, ma poi mi accorgo che sta spingendo sotto la macchina dei contenitori di alluminio pieni di crocchette. Dal miagolio capisco che lì sotto ci devono essere dei gatti. Avrei sempre voluto avere un gatto, l ho chiesto a mamma per anni, ogni compleanno e ogni Natale. Ma la sua risposta è stata sempre: «Ci manca solo un micio in questa casa! Perché non ho già abbastanza da fare. Non se ne parla nemmeno . Ecco, posso aggiungere il gatto negato alla lista di giustificazione alla mia rabbia. «Che schifo! Se c è na categoria de persone che odio so le gattare come questa. Siete malate in testa! Aò, dico a te. Sei malata, hai capito? le urla Danni, poi mi guarda e scoppia a ridere. La signora si alza faticosamente, appoggiandosi a un bastone. Indossa una tuta sportiva, con la felpa aperta su una maglietta leggera, e sembra non curarsi della pioggia. Ha i capelli grigi corti e milleduecento anni faticosi sulle spalle. Ma quando ci pianta addosso uno sguardo scuro e fermo che non mi aspettavo, quando raddrizza la schiena nell atteggiamento di chi non ha paura di nessuno, gli anni scorrono all indietro. Per un attimo temo che possa alzare quel bastone sulle nostre teste. Temo anche che Danni la spinga terra e lei possa farsi male. Ma nel tempo rallentato che ci serve per sorpassarla non succede nulla. Poi tutto sembra tornare lentamente alla realtà: la gente indifferente, la via ingombra di auto, la pioggia di fine primavera, Danni che mastica gomme e bestemmie, io che non so che ci sto a fare qui. «Ehi, tu, voltati un po ! ci riprende una voce alle spalle. Noi ci voltiamo, perplessi. quella signora anziana, piantata lì in mezzo al marciapiede. Per fortuna non ce l ha con me: guarda Danni come se volesse perforarlo. «Abbella, che voi da me? chiede Danni nel suo romanesco strafottente. «Niente, volevo solo vedere bene che faccia c ha un imbecille. Vai, vai pure, vai a fare il bulletto da qualche altra parte, che un gatto vale più di te . Lo guarda, sfidandolo. Mi sa che qui finisce male. «Danni, andiamocene, forza! lo incito tirandolo per un braccio. Lui sputa per terra e finalmente ci sganciamo da quello sguardo. (G. Alvisi, Oltre il muro di nuvole, 2019) PROVA 2 349

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Per la scuola secondaria di primo grado