Tua vivit imago - volume 3

L INCONTRO CON L AUTORE LO STILE DI AGOSTINO citazioni bibliche ripetizioni latino cristiano Il brano esemplifica le caratteristiche peculiari dello stile delle Confessiones, a cominciare dalla costante presenza di citazioni bibliche, che scandiscono l intero sviluppo del pensiero nel caso specifico, sin dall incipit , divenendo parte integrante del dettato agostiniano: abbiamo scelto di non segnalarle nel testo latino proprio per mostrare come non ci sia, di fatto, soluzione di continuità tra le parole delle Sacre Scritture e quelle di Agostino. A livello stilistico, è possibile apprezzare in questo passo il ricorso insistito alla paratassi e alle domande retoriche (Sed quis te invo cat nesciens te?, r. 10; Quomo do autem invocabunt, in quem non credide runt?, r. 12). Altrettanto evidente è la frequenza di ripetizioni di singole parole (circumfe rens circumfe rens, rr. 3-4; testimonium testimonium, rr. 4-5) e anche di intere frasi (Et laudare te vult homo, aliqua portio creaturae tuae et tamen laudare te vult homo, aliqua portio creaturae tuae, rr. 2-6), che conferiscono al brano un andamento quasi da litania. La ripetitività del testo è una accortezza retorica che non deve far dimenticare l estrema densità concettuale di queste righe. Il passo rivela inoltre alcuni tratti specifici del latino cristiano, in particolare nella frase testimonium peccati sui et testimonium, quia superbis resistis (rr. 4-5), dove sono da notare l uso del sostantivo peccatum nel senso di peccato (e non di errore , come nel latino classico) e quello della congiunzione quia con valore dichiarativo (invece che causale). Nell ultima frase (rr. 16-19), inoltre, si possono rilevare i sostantivi fides e ministerium, intesi nel senso, rispettivamente, della fede in Dio e del ministero della predicazione (mentre nel latino classico fides indica la fiducia o la fedeltà , ministerium in generale la funzione esercitata da qualcuno). I TEMI DI AGOSTINO meditazione lode testimonianza Le Confessiones non sono la rivelazione estemporanea di un cuore messo a nudo sotto l onda dell emozione, come talvolta si è voluto credere, ma un opera profondamente meditata, come dimostra questo capitolo d esordio. Se l uomo Agostino sente l urgenza di innalzare la lode al suo Creatore, il teologo non può non porsi l interrogativo sul giusto cammino da percorrere: la prima richiesta è infatti Da mihi, Domine, scire et intellegere (r. 8). Quello di Agostino è, dunque, un ragionamento stringente che si apre con il tema della lode enunciato dai versetti dei Salmi, i quali per la prima volta nella storia della letteratura latina costituiscono l incipit di un opera. I fedeli cristiani erano profondamente legati ai Salmi perché Cristo stesso ne aveva tenuto gran conto, invitando i discepoli a leggervi la figura della propria missione (Luca, 24, 44): «Bisogna che si compia tutto quanto è stato scritto di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi . La liturgia cristiana aveva molto presto introdotto i Salmi, in particolare negli ambienti monastici, e ne aveva fatto uno strumento di istruzione. L altro elemento significativo di questo breve capitolo è rappresentato dall insistenza sul concetto di testimonianza: l autore della lode celebrata con la citazione dei Salmi è una creatura modesta, una piccola porzione della creazione, che porta con sé la prova del suo peccato, ma anche la prova che Dio resiste ai superbi . Il primo a recare testimonianza è lo stesso Agostino, che di fronte a Dio, suo interlocutore, offre la propria esistenza come prova: ha peccato, si è fatto sviare dall eresia, ma Dio gli ha offerto la sua grazia e lo ha perdonato. La vicenda esistenziale dell autore è testimonianza e lode insieme. questo il senso delle ultime frasi: coloro che cercano Dio lo trovano e trovandolo lo lodano: in questo modo si chiude il cerchio con quanto affermato all inizio sul modello dei Salmi; la lode e la fede si saldano e la fede invoca il Creatore attraverso l incarnazione di suo Figlio. 771

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Età imperiale