T6 ITA - Contro i simboli e i riti pagani

DAL TARDOANTICO AL MEDIOEVO T6 Contro i simboli e i riti pagani tratto da Epistulae 17, 1-3 italiano Nella lettera indirizzata all imperatore Valentiniano II, il potente vescovo di Milano espone le ragioni per le quali il princeps deve respingere qualsiasi richiesta di restaurare simboli e riti pagani. La questione affrontata è quella della restituzione dell Ara della Vittoria e l epistola di Ambrogio costituisce una risposta alla relatio III di Simmaco (à T2). La lettera è stata infatti composta nello stesso 384 d.C., poco dopo la petizione di Simmaco. 5 10 1. Come tutti gli uomini che vivono sotto la giurisdizione di Roma sono soldati al vostro servizio, al servizio di voi imperatori e prìncipi della terra, così voi siete al servizio di Dio onnipotente e della sacra fede. Ché non può esservi salvezza, se non adorando con animo sincero il vero Dio, ch è il Dio dei cristiani, reggitore di ogni cosa: egli solo, infatti, è il vero Dio, degno d essere adorato dal profondo del cuore; poiché «tutti gli dèi dei popoli sono idoli vani , come dice la Scrittura.1 2. Pertanto, chi si pone al servizio di questo vero Dio, e lo riceve entro di sé con animo devoto, deve usare non tolleranza, non indulgenza, ma zelo per la fede, per la religione;2 o, se di tale zelo egli manca, deve almeno non consentire che si professino culti idolatri e si pratichino cerimonie profane. Ché allo sguardo di Dio, cui anche i più ascosi pensieri son manifesti, niuno creda di potersi sottrarre. 3. Così, essendo tu, cristianissimo imperatore, tenuto a dar prova al vero Dio e della tua fede e della tua costanza e della tua prudenza e della tua devozione, mi meraviglia come alcuni siano giunti a sperare che tu possa dar l ordine di restaurare gli altari per gli dèi pagani [ ]. (trad. F. Canfora) 1. tutti gli dèi Scrittura: citazione dal Salmo 95, 5 (numerazione secondo la Vulgata). 2. chi si pone religione: la linea suggerita ma in realtà imposta in virtù dell assunto iniziale è l intransigenza e lo zelo nel difendere la fede e il culto devozionale, studium fidei et devotionis, al posto di tolleranza e indulgenza richieste nella relatio di Simmaco. Analisi del testo L imperatore cristiano come difensore della fede Il paragrafo iniziale della lettera pone con fermezza le basi e i presupposti inderogabili sui quali si fonda tutta l argomentazione del vescovo qui e nella successiva epistula XVIII. Ambrogio delimita immediatamente le aree di influenza e competenza; in quanto vescovo e quindi rappresentante della Chiesa egli sottolinea come l imperatore stesso debba rispondere come sottoposto a Dio, del quale deve essere baluardo, in qualità di imperatore cristiano a capo di un impero cristiano. Ne consegue una priorità logica (riflessa nella struttura del discorso) della fede e dei suoi ministri, per cui Ambrogio si pone su un piano di superiorità implicita, come guida della decisione che il giovane princeps deve prendere nei confronti della petizione di Simmaco. Ambrogio enfatizza la responsabilità dell imperatore in quanto cristiano di essere d esempio come difensore della fede, della quale egli è tenuto a dar prova perché il suo potere è concesso per volontà di Dio, al quale egli è sottoposto. La prima parte della lettera si chiude così circolarmente a stroncare qualsiasi tentennamento nell assecondare le richieste di Simmaco. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 748

Tua vivit imago - volume 3
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Età imperiale