Tua vivit imago - volume 3

L autore Apuleio proprio, come quelli che tirano il carretto e che portano i cavoli e l insalata al mercato. Oh! Povero me! Povero me! gridò Pinocchio pigliandosi con le mani tutt e due gli orecchi, e tirandoli e strappandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di un altro. [ ] E fece l atto di volere uscire. Ma quando fu sulla porta, si ricordò che aveva gli orecchi d asino, e vergognandosi di mostrarli al pubblico, che cosa inventò?... Prese un gran berretto di cotone, e, ficcatoselo in testa, se lo ingozzò fin sotto la punta del naso. Poi uscì, e si dette a cercare Lucignolo da per tutto. Lo cercò nelle strade, nelle piazze, nei teatrini, in ogni luogo: ma non lo trovò. Ne chiese notizia a quanti incontrò per la via, ma nessuno l aveva veduto. Allora andò a cercarlo a casa: e arrivato alla porta, bussò. Chi è? domandò Lucignolo di dentro. Sono io! rispose il burattino. Aspetta un poco, e ti aprirò. Dopo mezz ora la porta si aprì: e figuratevi come restò Pinocchio quando, entrando nella stanza, vide il suo amico Lucignolo con un gran berretto di cotone in testa, che gli scendeva fin sotto il naso. Alla vista di quel berretto, Pinocchio sentì quasi consolarsi e pensò subito dentro di sé: Che l amico sia malato della mia medesima malattia? Che abbia anche lui la febbre del ciuchino? [ ] i due ragazzi presero i loro berretti di capo e li gettarono in aria. E allora avvenne una scena, che parrebbe incredibile, se non fosse vera. Avvenne, cioè, che Pinocchio e Lucignolo, quando si videro colpiti tutt e due dalla medesima disgrazia, invece di restar mortificati e dolenti, cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchi smisuratamente cresciuti, e dopo mille sguaiataggini finirono col dare in una bella risata. E risero, risero, risero da doversi reggere il corpo: se non che, sul più bello del ridere, Lucignolo tutt a un tratto si chetò, e barcollando e cambiando di colore, disse all amico: Aiuto, aiuto, Pinocchio! Che cos hai? Ohimè! Non mi riesce più di star ritto sulle gambe. Non mi riesce più neanche a me gridò Pinocchio, piangendo e traballando. E mentre dicevano così, si piegarono tutt e due carponi a terra e, camminando colle mani e coi piedi, cominciarono a girare e a correre per la stanza. E intanto che correvano, i loro bracci diventarono zampe, i loro visi si allungarono e diventarono musi, e le loro schiene si coprirono di un pelame grigiolino chiaro, brizzolato di nero. Ma il momento più brutto per que due sciagurati sapete quando fu? Il momento più brutto e più umiliante fu quello quando sentirono spuntarsi di dietro la coda. Vinti allora dalla vergogna e dal dolore, si provarono a piangere e a lamentarsi del loro destino. Non l avessero mai fatto! Invece di gemiti e di lamenti, mandavano fuori dei ragli asinini: e ragliando sonoramente, facevano tutt e due in coro: Ihah, ihah, ihah. (Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Garzanti, Milano 1971) Illustrazione di Carlo Chiostri da Le avventure di Pinocchio, 1902. 645

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Età imperiale