PLUS - I maestri della parola

L ET IMPERIALE I maestri della parola L arte della parola è sempre stata connessa con la politica e, in particolare, con l attività giudiziaria: secondo la tradizione, infatti, la retorica sarebbe nata a Siracusa (all epoca una città greca) nel 465 a.C. con la cacciata del tiranno Trasibulo e l avvio di una sterminata serie di processi intentati dai cittadini per recuperare i beni confiscati. Diffusasi in Sicilia e in Magna Grecia, la retorica sarebbe poi giunta in Grecia, trovando l ambiente ideale per il suo sviluppo nella città di Atene, che verso la seconda metà del V secolo a.C. si trovava ad attraversare una fase di grandi trasformazioni e si preparava a diventare il punto di riferimento culturale di tutto il mondo ellenico. Ad Atene, in un tale contesto, la retorica si inserisce in quel movimento che tradizionalmente si definisce sofistica, caratterizzato dall importanza data alla parola come strumento di persuasione indispensabile per ogni cittadino. Centrale, dunque, è la figura del sofista, ossia del maestro che, a pagamento, insegna ai giovani a parlar bene e ad agire con successo all interno della pòlis, la città-stato greca. Le trasformazioni che, a partire dal IV secolo a.C., travolgono la Grecia influiscono in maniera decisiva sulla sofistica: le conseguenze della vittoria di Sparta su Atene nella Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) prima, poi l ascesa del regno di Macedonia con Filippo II (ca 382-336 a.C.), infine la conquista dell impero persiano da parte di Alessandro Magno (356-323 a.C.) e la successiva nascita dei regni ellenistici, trasformano in maniera irreversibile la polis, riducendo in maniera significativa gli spazi politici dei cittadini. L arte della parola, dunque, finisce per diventare un fatto prevalentemente letterario, diffondendosi, però, prima nel Mediterraneo orientale e poi a Roma. Proprio nell Urbe la retorica conosce una parentesi di rinnovato successo come strumento fondamentale per i dibattiti politici nel periodo di maggior conflittualità interna alla res publica che prende il via con il tribunato di Tiberio Gracco (133 a.C.) e si conclude con la morte di Cicerone (43 a.C.). Tuttavia, le guerre civili prima e la costituzione del principato poi, causano un nuovo periodo di crisi per l oratoria, che torna ancora una volta a essere semplice retorica, ossia semplice fatto letterario, scollegato dalla realtà. Tale quadro va senza dubbio tenuto presente quando si affronta il movimento noto come seconda sofistica . Questa definizione, formulata da Filòstrato d Atene (scrittore greco vissuto fra II e III secolo d.C.), indica il movimento letterario che, in piena età imperiale, pretende di riportare in vita la sofistica antica. Diffuso prevalentemente fra gli autori greci d Asia Minore, consiste in un tentativo di recupero e di riavvicinamento alla retorica greca del V secolo a.C. Le mutate condizioni storiche, però, confinano tale ripresa esclusivamente al campo letterario: il grande periodo dell impegno civile è ormai tramontato per sempre e non può essere più riportato in vita. La seconda sofistica, dunque, è una temperie culturale caratterizzata dal recupero dell arte oratoria come pratica fine a sé stessa, cioè che si esaurisce nella scrittura di un testo letterario o nello svolgimento di un discorso in pubblico senza ulteriori scopi. Il maestro della seconda sofistica, pertanto, sostituisce al successo politico un successo ottenuto mediante una produzione ampia e raffinata, che si manifesta in vari generi letterari. L abilità nello scrivere e nel parlare è una qualità che finisce, così, per sostanziarsi nella capacità di sbalordire il lettore attraverso espedienti eleganti e inattesi. in breve L autodifesa di Apuleio si Una difesa ben congegnata Nel processo, che si svolge nella città tripolitana di Sàbratarticola in tre momenti: ha, Apuleio è chiamato a rispondere dell accusa di essere uno spregiudicato avventuriero che risposta alle accuse ha utilizzato le proprie arti magiche per convincere la ricca vedova Pudentilla a sposarlo, di dubbia moralità così da poterne ereditare il vasto patrimonio (à T2). Il testo del De magia segue, dunque, (1-25); dimostrazione di ignoranza delle una linea difensiva che si articola in tre punti: in prima istanza, Apuleio ribatte alle accuse arti magiche (25-65); di essere un personaggio di dubbia moralità, che a suo dire sarebbero state avanzate al solo giustificazione del fine di squalificarlo agli occhi del giudice e della giuria (1-25); affronta, poi, l imputazione matrimonio (66-103). 618

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale