Tua vivit imago - volume 3

L identità e il diverso Insegne militari romane trasformate in simboli di pace nella foresta di Teutoburgo, teatro della celebra battaglia del 9 d.C. tra le legioni di Roma e i Germani. dell apologeta cristiano Tertulliano) ha un effetto sconvolgente sui membri tradizionalisti della società, i quali non riescono a capacitarsi, tra le altre cose, del fatto che alcuni loro parenti, amici, vicini di casa siano disposti persino a farsi uccidere pur di non abiurare alla nuova fede. La convivenza di pagani e cristiani ha preso spesso la forma di quello che oggi si definisce uno scontro di civiltà ; ma il confronto può prendere anche la forma di un incontro e di un dialogo tra due diverse identità, come quello messo in scena nell Octavius dal cristiano Minucio Felice, dove due amici, un pagano e un cristiano, dialogano sulle rispettive convinzioni ( T3). Gli eterni esclusi Un altra identità irriducibilmente diversa, e in qualche misura negata, è, a Roma, quella degli schiavi: se dei cristiani possiamo ascoltare forte e chiara la voce, grazie all imponente mole di scritti degli apologeti e dei Padri della Chiesa, e se ai barbari la voce viene, se non altro, prestata dagli storici romani che riportano, riscrivendoli, i discorsi dei loro capi, una prospettiva che rimane sostanzialmente inespressa se si eccettua la declinazione buffonesca del servus comico è quella degli schiavi. Certo gli schiavi potevano diventare quasi persone di famiglia , potevano ambire a ricoprire incarichi di soddisfazione, potevano giungere a riscattare la propria libertà; ma il senso di una loro non completa, non davvero autentica appartenenza al genere umano difesa dal solo Seneca nell epistola 47 a Lucilio è ben espresso dall episodio, narrato da Tacito negli Annales, che vede ben quattrocento persone di condizione servile messe legalmente a morte perché il padrone era Testo PLUS ). stato ucciso da uno di loro ( «Lo schiavo è uno strumento animato, e lo strumento è uno schiavo inanimato , scriveva nel IV secolo a.C. uno dei più grandi filosofi del mondo antico, il greco Aristotele (Etica Nicomachea, 8). Oggi questa frase potrebbe apparirci come quanto di più estraneo alla nostra sensibilità, ma fino all Ottocento negli Stati Uniti (e purtroppo, in varie parti del mondo, ancora ai nostri giorni) la situazione effettiva non era molto diversa da quella delineata dalla frase di Aristotele, come mostra con particolare efficacia lo scrittore americano Colson Whitehead nel recente romanzo La ferrovia sotterranea (2016), che nelle pagine di apertura descrive la vita degli schiavi neri impiegati nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti ( T4). 575

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Età imperiale