2. Gli scritti di un insegnante

L autore Quintiliano in breve Il senso civico contro le avversità Consapevole del proprio successo, nell Institutio oratoria Quintiliano esprime una serena soddisfazione per i traguardi professionali raggiunti, ma si abbandona anche al racconto di qualche fatto della sua vita. Nel proemio del sesto libro, per esempio, riversa il profondo dolore per una serie di lutti che lo colpiscono da vicino: la morte della giovane moglie e di due figli, ancora bambini. Tanto dolore gli sembra togliere ogni senso e valore al suo indefesso impegno per gli studi: ma negli studi infine si rituffa per cercare consolazione e per rispondere a quell acuto senso di responsabilità verso l utilità generale. La morte di Quintiliano avviene poco dopo la pubblicazione del suo trattato, nel 95 o nel 96 d.C.: la sua fama di maestro, tuttavia, sopravvivrà a lungo. Nell opera di Quintiliano non mancano cenni ad avvenimenti privati, come per esempio i lutti subiti. Lo studio è per lui anche consolazione. 2. Gli scritti di un insegnante La tradizione attribuisce a Quintiliano un trattato, perduto, dal titolo De causis corruptae eloquentiae, che affronta il problema del declino dell arte oratoria. Due libri De arte rhetorica, anch essi perduti, sarebbero stati invece composti e pubblicati da alcuni suoi allievi a partire dal materiale delle sue lezioni e contro la sua volontà. Intatta ci è giunta l Institutio oratoria, la sua opera più importante, dodici libri dedicati alla retorica e al suo insegnamento composti negli ultimi anni di vita. A Quintiliano vengono inoltre ascritte, quasi certamente a torto, due raccolte di declamazioni, 19 declamationes dette maiores perché completamente sviluppate e 145 declamationes minores, che, al contrario, consistono in altrettanti temi appena abbozzati. La crisi dell oratoria e l insegnamento della retorica Il venir meno della funzione politica dell oratoria verificatosi durante il principato aveva profondamente influito sullo sviluppo dell ars rhetorica, ossia l arte del parlar bene: se inizialmente il suo scopo era stato quello di incidere in primo luogo sulla vita della comunità, fornendo al cittadino gli strumenti per intervenire con efficacia nei dibattiti pubblici, in età imperiale essa perse gran parte del proprio ruolo tradizionale a causa della comparsa della figura del princeps, che aveva fortemente ridimensionato lo scontro politico fra i membri della classe dirigente romana. Lo studio della retorica finì in questo modo per essere posto al servizio di un virtuosismo spesso fine a sé stesso, soprattutto a causa della drastica riduzione delle occasioni in cui poter prendere la parola. Tale ridimensionamento portò l oratoria ad allontanarsi sempre più dalla realtà: la formazione retorica era finalizzata a possedere una capacità argomentativa che non veniva più adoperata nei dibattiti pubblici, ma era diventata pura abilità letteraria, spesso esibita in performance che vedevano l oratore intrattenere il proprio pubblico con temi di vario genere. Conseguentemente, l istruzione dei giovani oratori si orientò in maniera sempre più netta e decisa verso lo sviluppo di quelle competenze in grado di suscitare stupore e ammirazione nel proprio uditorio: frasi a effetto, originalità dell argomento trattato, abilità declamatorie. Questo processo fu senza dubbio favorito dal fatto che l insegnamento della retorica faceva ricorso a orazioni fittizie che gli allievi dovevano sviluppare o che, già sviluppate, dovevano essere prese come esempio, e i cui temi spesso presentavano casi limite, particolarmente complessi oppure altamente improbabili. Con l avvento del Le teorie di Quintiliano Partendo dalla situazione contemporanea, Quintiliano affronta il tema, abbastanza diffuso e avvertito come importante, del declino dell oratoria. In primo luogo, chiama in causa la scelta di modelli letterari errati: per imparare a parlar bene bisogna studiare i giusti autori. In secondo luogo, l oratoria non rispetta più i valori etici della tradizione romana, ma è asservita all adulazione e all inganno, soprattutto per colpa di insegnanti avidi e corrotti che trasmettono ai propri allievi i medesimi difetti. Questo duplice aspetto, Quintiliano imputa il declino principato e la scomparsa del dibattito politico, la retorica era divenuta espressione di mero virtuosismo letterario e si basava su orazioni fittizie che miravano a stupire l uditorio. dell oratoria alla scelta di modelli letterari errati e alla corruzione degli insegnanti; propugna perciò exempla virtuosi e si batte per la formazione di oratori dotati di senso civico. 417

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale