Quel che resta del Satyricon

L autore Petronio Quel che resta del Satyricon Tanto tempo fa, in una Graeca urbs della Campania Il testo si apre in una scuola di retorica, dove Encolpio discute della decadenza dell eloquenza con il retore Agamennone (1-5). Preoccupato dal fatto che Ascilto, che era con lui, è improvvisamente sparito, il protagonista si allontana, sospettando che costui voglia approfittare dell occasione per circuire Gìtone, un ragazzetto con cui vivono e di cui entrambi, con frequenti litigi, si contendono l amore. Encolpio, però, non conosce la strada per tornare alla locanda in cui risiede; smarritosi, chiede indicazioni a una vecchia, che per divertirsi alle sue spalle lo conduce in un bordello. Lì trova Ascilto, a sua volta ingannato e condotto nel bordello da uno sconosciuto che intendeva avere con lui un rapporto sessuale (6-8). Lasciato il postribolo, i due tornano al proprio alloggio e ritrovano Gìtone; venuti alle mani, decidono di andare ognuno per la propria strada, ma a fine giornata si incontrano nuovamente (9-11). Al mercato Giunta la sera, Encolpio e Ascilto decidono di recarsi insieme al mercato per vendere un mantello rubato prima del loro arrivo in città. Lì si imbattono in un contadino che a sua volta cerca di vendere una vecchia tunica: con estrema sorpresa si accorgono che l indumento è proprio quello nel cui orlo avevano cucito del denaro e che erano stati costretti ad abbandonare. Mentre riflettono su come recuperare il tesoro, i due vengono riconosciuti e accusati di furto dalla donna che è con il contadino, la quale afferma di essere la proprietaria del mantello. Le urla della donna attirano numerosi malintenzionati, che cercano di approfittare della confusione per appropriarsi del tessuto: per evitare guai, il contadino acconsente allo scambio; riescono così a mettere le mani sulla veste e sul denaro che contiene (12-15). Tornati a casa vengono raggiunti dalla donna che li aveva accusati di furto, che afferma di essere un ancella di Quartilla, la sacerdotessa di Priàpo di cui avevano osato turbare i riti sacri. La sacerdotessa è in collera con loro e sta arrivando per far espiare loro il sacrilegio: la punizione si rivelerà essere la partecipazione a un orgia in cui saranno costretti a faticose prestazioni sessuali (16-26). La Cena Trimalchionis Una nuova scena si apre mentre Encolpio, Ascilto e Gìtone sono alle terme: lì fanno conoscenza di un personaggio davvero singolare, un ricco liberto chiamato Trimalcione (27-28 à T2 e T3). Giunti a casa sua in compagnia del retore Agamennone, i tre si trovano a prendere parte a un mirabolante banchetto in cui si mangia e si beve di tutto e con grande sfarzo (29-78 à T1, T4, T5, T6, T7 e T8). Il convito viene interrotto soltanto nel cuore della notte a causa dell irruzione di una squadra di vigili del servizio antincendio, che ha scambiato il baccano della festa per delle grida di aiuto. Abbandonato il banchetto, i tre tornano così al proprio alloggio, ma tra Encolpio e Ascilto si accende l ennesimo furioso litigio a causa di Gìtone. Encolpio, alla fine, propone di separarsi e di lasciar libero il ragazzo di scegliere chi vuole accompagnare, ma con sua massima delusione la scelta del fanciullo ricade sul suo rivale (79-80). Testi PLUS Un originale lotteria Vox populi Un nuovo compagno di viaggio Il protagonista rimane solo a meditare vendetta; decide infine di prendere la spada e di andare in cerca di Ascilto, ma l arma gli viene sottratta ed è così costretto a mettere da parte la propria ira (81-82). Nel suo vagare senza meta per la città giunge in una pinacoteca; lì incontra Eumolpo, un vecchio poetastro omosessuale che non perde occasione di dar mostra delle proprie presunte capacità artistiche (83-84), non prima di aver narrato il salace racconto delle sue conquiste amorose dei tempi in cui era soldato (85-87). La performance poetica del vecchio, però, non viene gradita dalla folla, che lo scaccia a sassate (88-90). Il ritorno di Gìtone Con grande gioia, Encolpio si imbatte casualmente in Gìtone, che è scappato via da Ascilto (91), ma ancora una volta il ragazzo si trova a essere oggetto di contesa, suscitando anche le attenzioni di Eumolpo, che si era unito al gruppo. Il comportamento del poeta suscita le ire di Encolpio, che lo scaccia di casa, ma per vendetta il vecchio chiude dentro l alloggio il suo rivale e se ne va in cerca del ragazzo, che nel frattempo è andato via. Abbandonato ancora una volta, Encolpio cade in preda alla disperazione e prova a impiccarsi, ma improvvisamente Gìtone fa ritorno e mette in scena il proprio suicidio in maniera estremamente melodrammatica (92-94). Il trambusto richiama però l attenzione dell oste della locanda, che di fronte alla scena pensa di trovarsi in presenza di truffatori intenzionati ad andare via senza pagare. Scoppia dunque, di nuovo, una rissa durante la quale Eumolpo viene duramente percosso, mentre Encolpio e Gìtone sono al sicuro in camera e si godono lo spettacolo (95-96). 221

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale