INTRECCI LETTERATURA - La Cleopatra di Lucano e la

L ET IMPERIALE Analisi del testo Due modelli etici interamente negativi: Cleopatra Cleopatra è l ultima grande figura di donna delineata nella Pharsalia, quella maggiormente negativa e corrotta, verso la quale la condanna morale del poeta è rigida e assoluta. La presentazione della regina è impostata con toni di deplorazione fin dalla sua prima apparizione, quando giunge ad Alessandria senza preavviso e grazie a un atto di corruzione nei confronti del guardiano del porto. Corruzione, seduzione e rovina sono infatti i tre elementi sui quali Lucano struttura questa scena, che coinvolge persino il durus Caesar. Una durezza espressa attraverso il nesso durum pectus (vv. 71-72), che sta a indicare appunto l asprezza d animo e di del condottiero stesso, un eroe irremovibile e insensibile che Cleopatra riesce comunque a sedurre, così come farà con Antonio. e Cesare Alla condanna della regina si associa quella altrettanto inflessibile nei confronti dello stesso Cesare, concentrata nella parte finale della pericope, ai vv. 72-76. Il poeta accusa il condottiero, perso negli amori con Cleopatra, di dimenticare la presenza nella reggia dei resti di Pompeo, l azione nefanda di Tolomeo (che si è guadagnato i suoi favori con il tradimento) e soprattutto l orrore della guerra civile. La corruzione e l adulterio di Cesare sono resi così ancor più deprecabili, perché egli cede consapevolmente all unione illegittima. Al v. 76, infine, il poeta allude all esito dell illecito connubio e al figlio di Cleopatra e Cesare: Cesarione. letteratura La Cleopatra di Lucano e la Cleopatra di Shakespeare Al drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare (1564-1616) si deve la tragedia Antonio e Cleopatra, rappresentata probabilmente nel 1607 e pubblicata nel 1623. In questo dramma la regina d Egitto è, sì, una femme fatale come la Cleopatra lucanea, ma anche un esempio di eroismo, in particolare nel momento della morte, in cui ella sceglie di suicidarsi, seguendo il suo Girolamo Masini, Cleopatra, 1882. Roma, Galleria d Arte Moderna. 206 sposo Antonio: «Datemi la veste. Mettetemi la corona. Ho in me desideri immortali. Ora il succo dell uva d Egitto non bagnerà più queste labbra. Avanti, avanti, mia buona Iras [ancella], svelta mi sembra di sentire Antonio che mi chiama. Lo vedo alzarsi per lodare la mia nobile azione. Lo sento deridere Cesare [Ottaviano] e la sua fortuna, che gli dèi danno agli uomini per poi giustificare la loro ira. Vengo, sposo. Provi ora il mio coraggio che quel nome [ sposo ] è un mio diritto. Sono fuoco ed aria; i miei altri elementi li lascio alla più bassa vita (atto V, scena II, trad. G. Sacerdoti). Così, il modo nel quale la Cleopatra shakespeariana presenta il contrasto tra Ottaviano e Antonio riproduce, in effetti, quello in cui Lucano aveva tratteggiato il conflitto tra Cesare e Pompeo: con gli eroi positivi sconfitti e la vittoria che sorride ai malvagi; ma questi ultimi dovranno guardarsi a loro volta dalla futura rovina, perché gli dèi danno agli uomini la fortuna per poi giustificare la loro ira («I hear him mock / The luck of Caesar, which the gods give men / To excuse their after wrath , vv. 280-282).

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale