T1 - L’insoddisfazione di sé (Seneca, De tranquillitate

Il disagio esistenziale e la scoperta dell interiorità T1 L insoddisfazione di sé Seneca De tranquillitate animi 2, 6-10 In questo passo tratto dal De tranquillitate animi Seneca analizza a fondo il sentimento dell insoddisfazione di sé, il sibi displicere, ¯ al quale si possono ricondurre tutte la manifestazioni di inquietudine e angoscia esistenziale che prendono la forma della mancanza di sonno, dell ossessiva ricerca di luoghi diversi, dell inerzia oppure, viceversa, della mancanza di requie: sintomi diversi e persino opposti, ma una stessa, unica causa, osserva il filosofo, che dà qui prova della sua capacità di scandagliare in profondità l animo umano. La soluzione che Seneca propone nel prosieguo del trattato è quella di una serenità (tranquillitas) che senza arrivare alla totale indifferenza (apàtheia) propugnata dalle forme più rigide e rigorose della filosofia stoica consenta piuttosto di raggiungere e mantenere l equilibrio interiore e di vivere, di conseguenza, una vita felice. 5 10 15 20 25 30 6. Sono tutti nella stessa condizione, sia quelli tormentati dall incostanza, o dalla noia, o dal cambiamento continuo di propositi e che non fanno che rimpiangere quello che hanno lasciato, sia quelli che poltriscono e sbadigliano. Aggiungi poi quelli che, non altrimenti da chi ha il sonno difficile, si girano continuamente e si mettono ora in una posizione ora in un altra finché non trovano riposo che nella stanchezza; mutando sempre condizione di vita si ritrovano, alla fine, in quella in cui li sorprende non il fastidio ormai di cambiare, ma la vecchiaia, restia a ogni novità. Aggiungi ancora quelli che sono poco volubili non per costanza ma per inerzia e vivono non come vorrebbero vivere ma come han sempre vissuto fin dall inizio. 7. Innumerevoli sono le caratteristiche del male ma la conseguenza è una sola, che sono scontenti di sé. E questo deriva dall instabilità dell animo o da desideri esitanti e poco fortunati per cui o non tentano di avere ciò che desiderano, o non vi riescono, e così corrono sempre dietro alla speranza. Sono sempre instabili e volubili come inevitabilmente accade agli indecisi. Con ogni mezzo cercano di soddisfare i loro voti, persuadono sé stessi e si costringono a compiere azioni sconvenienti e pericolose e quando vedono che la loro fatica non è compensata, la vergogna inutilmente subita li tormenta e non si dolgono di aver voluto cose disoneste ma di averle volute invano. 8. E allora li prende il pentimento di quel che hanno fatto e la paura di rifarlo e nel loro animo si insinua l angoscia propria di chi non trova una via d uscita, dal momento che non sanno né frenare le proprie passioni né sottostarvi, l insicurezza di un esistenza che non si è realizzata e il torpore di un animo paralizzato da desideri insoddisfatti. 9. E tutto questo diventa ancora più grave quando la stizza per gli insuccessi nella vita attiva li fa rifugiare nel privato e negli studi solitari, che un animo, portato alla vita pubblica e desideroso di affermarsi, irrequieto per natura e che quindi non sa trovare in sé stesso un sostegno, non può sopportare facilmente. Perciò venendo meno le distrazioni, che le occupazioni offrono a chi ha sempre mille cose da fare, diventano insopportabili la casa, la solitudine, le stesse pareti domestiche e, loro malgrado, si sentono abbandonati a sé stessi. 10. Di qui quella noia, quell insoddisfazione 171

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale