T13 LAT ITA - Seneca e l’eutanasia

L ET IMPERIALE T13 Seneca e l eutanasia tratto da Epistole a Lucilio 58, 32-37 latino italiano Quella che oggi conosciamo come eutanasia (letteralmente la bella morte , che, per gli antichi, era la morte in battaglia) era una problematica conosciuta anche nell antichità. Non erano rari i casi di suicidi dovuti a malattie molto dolorose, che erano ben più frequenti di ora, dato lo stadio ancora rudimentale della terapia antalgica (l insieme di cure per combattere il dolore). In questo passo, Seneca fornisce il suo parere sulla questione: esclude l eutanasia dovuta solo a sofferenza fisica, perché questa va sopportata come ogni altra disgrazia; d altra parte, la prende in considerazione nel caso in cui la malattia intacchi la ragione, riducendo la persona allo stato vegetativo: allora viene meno la parte migliore di sé, quella che ci caratterizza come uomini. Nella discussione torna più volte il concetto di inattività, inutilità, inerzia, che rende l esistenza più simile alla morte che alla vita. Se ci si accorge che questo sta per accadere, è lecito abbandonare la vita. Seneca considera questa decisione esclusivamente personale, senza far riferimento ad altre figure che potrebbero aiutarlo nel prendere questa decisione o metterla in pratica. 5 32. Potest frugalitas producere senectutem, quam ut non puto concupiscendam, ita ne recusandam quidem; iucundum est secum esse quam diutissime, cum quis se dignum quo frueretur effe cit. Ita que de isto feremus sententiam, an oporteat fastidire senectutis extrema et finem non opperiri sed manu facere. Prope est a timente qui fatum segnis expectat, sicut ille ultra modum deditus vino est qui amphoram exsiccat et faecem quoque exsorbet. 33. De hoc tamen quaeremus, pars summa vitae utrum faex sit an liquidissimum ac purissimum quiddam, si modo mens sine iniuria est et integri sensus animum iuvant nec defectum et praemor tuum corpus est; plurimum enim refert, vitam aliquis extendat an mortem. 32. La frugalità può condurre alla vecchiaia, che non considero né da desiderare, né da rifiutare: è piacevole stare con se stessi il più a lungo possibile, se ci si è resi degni di fare compagnia a noi stessi. Dunque daremo il nostro parere su questo, se sia opportuno essere schizzinosi nell estrema vecchiaia, e non aspettare la fine, ma anticiparla con le proprie mani. Chi attende pigramente il fato è simile a chi teme, così come è eccessivamente dedito al vino chi prosciuga l anfora e si scola anche la feccia. 33. Chiediamoci dunque se l ultima parte della vita sia feccia o un qualcosa di limpidissimo e purissimo, purché la mente non sia offesa, e i sensi sostengano l animo intatti, e il corpo non sia debilitato e già morto: infatti c è una grande differenza fra il prolungare la vita o la morte. 32. Potest frugalitas... exsorbet ut... recusandam quidem: i gerundivi concupiscendam e recusandam, concordati con senectutem, sono in antitesi. iucundum... esse: frequentemente Seneca sottolinea l importanza di avere sé stesso come amico e confidente, cioè riflettere su sé stessi, come guardandosi da fuori con un atteggiamento che ora si definirebbe di auto-analisi . diutissime: superlativo assoluto dell avverbio diu, rafforzato da quam. I superlativi sono usati molto raramente in contesti seri: questo aumenta il loro effetto. cum... effe cit: subordinata temporale; il soggetto è il pronome indefinito quis, che dà una sfumatura ipotetica alla temporale; il verbo effe cit regge se, complemento og- 130 getto, e dignum, predicativo dell oggetto. quo frueretur: relativa retta da dignum ( degno di ). an oporteat: interrogativa indiretta. extrema: neutro plurale sostantivato; letteralmente gli estremi (della vecchiaia) . opperiri... facere: antitesi* fra attesa (opperiri) e anticipazione (manu facere) della morte: è la quaestio, cioè la domanda, a cui Seneca intende rispondere. Prope... a: non lontano da , regge l ablativo. qui... expectat: relativa dipendente dal soggetto sottinteso di est; segnis, lett. pigro , inattivo , è predicativo del soggetto. sicut ille... exsorbet: chi non vuole a nessun costo abbandonare la vita viene paragonato al bevitore che, come si direbbe oggi, raschia il fondo della botte ; pro- babilmente era un detto popolare. 33. De hoc... mortem La decisione sulla possibilità di anticipare la morte dipende dalla qualità della vecchiaia: se è come feccia oppure come la più pura delle bevande (in quanto depurata dagli impegni della vita lavorativa). utrum... an: interrogativa disgiuntiva. si modo: introduce una subordinata che pone una condizione a quanto detto prima. vitam... an mortem: l esistenza in alcuni casi non è più vita, ma morte, cioè vita che non vale la pena di vivere: la mente deve essere priva di offese, i sensi integri, il corpo sensibile. Queste pretese non rispecchiano il punto di vista di Seneca, ma quello di un ipotetico interlocutore, come si chiarisce più avanti.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale