Tua vivit imago - volume 2

L ET DI AUGUSTO ore suo non falsa premit dataque oscula virgo sensit et erubuit timidumque ad lumina lumen attollens pariter cum caelo vidit amantem. 295 Coniugio, quod fecit, adest dea, iamque coactis cornibus in plenum noviens lunaribus orbem illa Paphon genuit, de qua tenet insula nomen. erubuit: perfetto di erubesco. pariter cum caelo vidit amantem: lett. con il cielo vide contemporaneamente colui che la amava . 295-297. Coniugio insula nomen La dea assiste al matrimonio che aveva lei stessa realizzato (quod fecit) e, trascorsi nove mesi, la fanciulla genera Pafo, dalla quale prende il nome la città eponima e, per estensione, l intera isola di Cipro: come quasi sempre nelle Metamorfosi, il racconto si conclude con una eziologia. coactis cornibus orbem: articolato ablativo assoluto che fornisce l indicazio- ne temporale; lett. essendosi già nove volte chiusi i corni lunari in un disco pieno , cioè «quando la luna fu piena per la nona volta (trad. G. Paduano). Nota l allitterazione coactis cornibus. Analisi del testo Il potere dell arte L episodio di Pigmalione viene ritenuto uno dei più importanti delle Metamorfosi per le riflessioni di carattere implicitamente metaletterario: non a caso, all interno della finzione poetica, la vicenda è raccontata non dalla voce del narratore (identificabile, in qualche misura, con il poeta stesso), bensì da quella di un personaggio; e non di un personaggio qualsiasi: si tratta infatti di rfeo, il mitico cantore che con la dolcezza del suo canto sapeva ammaliare gli animali, le piante e persino le pietre, il simbolo stesso della poesia nelle sue espressioni più alte. Anche l arte di Pigmalione ha del miracoloso: se uno dei princìpi cardine delle antiche concezioni dell arte era quello per il quale essa doveva imitare la natura, l abilità di Pigmalione consegue, infatti, un risultato paradossalmente superiore a quello di un imitazione perfetta, dal momento che la statua da lui realizzata è più bella di quanto qualsiasi donna vera potrebbe mai essere, come si legge ai vv. 247-249 («scolpì con arte mirabile / il candido avorio, e gli diede una forma con cui non può nascere / nessuna donna , trad. G. Paduano). La trasformazione della statua in una persona viva si deve all intervento miracoloso di una dea (Venere), ma non si può fare a meno di pensare sebbene Ovidio non lo dica esplicitamente che sia stata l eccezionale abilità dello scultore a rendere possibile il miracolo: così interpretava l episodio, per esempio, Hermann Fr nkel, secondo il quale Ovidio 540 ha voluto contrapporre la creazione poetica alla decadenza della vita reale. L illusione della poesia Questa non è, tuttavia, l unica interpretazione possibile: Gianpiero Rosati, per esempio, legge l episodio alla luce del tema dell illusione e dell opposizione tra realtà e finzione. Secondo Rosati, l episodio di Pigmalione andrebbe letto a specchio con quello di Narciso (à T14), il ragazzo innamorato di sé stesso, con la differenza che nel caso di Narciso l illusione è inizialmente inconsapevole, ma poi rivela la propria natura fittizia, portando il protagonista alla rovina, mentre nel caso di Pigmalione l illusione è inizialmente consapevole, ma destinata a tradursi poi in realtà. Il senso del racconto ovidiano sarebbe dunque, per Rosati, nella frase ars adeo latet arte sua (v. 252), e saremmo qui di fronte a una illustrazione della potenza non creatrice, come voleva Fr nkel, bensì illusionistica dell arte e della poesia: «l analisi dei due miti [ ] rintraccia una serie di fili tematici che instaurano connessioni importanti con l intero sistema semantico del poema: i motivi dell inganno, delle apparenze illusorie, delle parvenze mutevoli e sfuggenti, non sono che aspetti, occasioni in cui si manifesta la legge che governa l universo metamorfico e il destino dell uomo soggetto all illusione e all errore, vittima del gioco del caso .

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea