Intrecci letteratura - L’epitafio tibulliano di Ariosto

L ET DI AUGUSTO tradizionale, per cui essi divengono il luogo in cui si realizza il sogno del poeta di un eterno e ininterrotto lusus amatorio, premio per chi muore innamorato. Alla raffigurazione dei Campi Elisi fa seguito quella del Tartaro (vv. 67-82): come l Elisio rappresenta la ricompensa di chi muore amando, e in particolare di Tibullo stesso, così il Tartaro non è che il luogo della punizione dei suoi rivali in amore. Al pensiero del castigo dei rivali segue quello della ricompensa che attende, viceversa, Delia e Tibullo, a patto che la fanciulla si mantenga casta, cioè fedele al poeta: è vagheggiato ora dunque il ritorno a casa, nel contesto di un realistico quadretto di vita domestica, e con la preghiera che tale desiderio possa realizzarsi l elegia si chiude (vv. 83-94). Il passato e il futuro come evasione dal presente questo dunque il procedimento compositivo proprio delle elegie tibulliane di carattere soggettivo: alla negatività del presente risponde una serie di evasioni verso tempi passati e futuri migliori, il cui vagheggiamento conduce progressivamente l animo del poeta a quella requies curarum ( tregua dagli affanni ), che rappresenta la finalità interna del discorso poetico tibulliano. Si tratta di un avvicinamento graduale: l iniziale rimpianto degli ultimi giorni trascorsi con Delia non poteva rasserenare Tibullo e liberarlo dall angoscia del pensiero di una morte incombente, e troppo presto giunge di conseguenza il primo vagheggiamento del ritorno, che risulta perciò inefficace. Il poeta cerca allora conforto in una fantasia decisamente più affascinante, anche se del tutto utopistica: quelli dell età dell oro e dei Campi Elisi ma anche del Tartaro sono sogni scopertamente irreali e irrealizzabili, che possono forse distrarre Tibullo, ma non certo consolarlo davvero. E tuttavia soprattutto il secondo di questi due sogni, rasserenando sia pur momentaneamente l animo angosciato del poeta, svolge una funzione indispensabile ai fini del raggiungimento finale della requies curarum, quella cioè di preparare sentimentalmente la parte conclusiva dell elegia, nella quale finalmente il vagheggiamento del ritorno apre lo spirito alla speranza. La scena del ricongiungimento con Delia, benché descritta in modo idealizzato, viene presentata come destinata ad avere realmente luogo: nello slancio lirico Tibullo riesce così a sanare il contrasto tra realtà e sogno. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE letteratura L epitafio tibulliano di Ariosto Nell ottobre del 1514, mentre accompagna il cardinale Ippolito d Este che si sta recando a Roma, Ludovico Ariosto viene colpito dalla febbre ed è costretto a fermarsi presso Fossombrone (cittadina marchigiana), senza poter proseguire il viaggio insieme al patrono. Scrive allora un capitolo di 97 versi ricalcato con fine ironia sull elegia tibulliana. Il componimento recupera dal testo di Tibullo una lunga serie sia di espressioni verbali («avida Morte , per 392 esempio), sia di temi e argomenti: la decisione di partire contro il volere di Amore e la vendetta del dio; la richiesta, in caso di morte, di porre sulla sua tomba un epitafio il cui testo viene dettato dal poeta stesso; la promessa di un ex voto in caso di guarigione; il dolore, soprattutto, per l assenza al proprio capezzale della madre, della sorella e della donna amata (Alessandra Benucci). Ché, se qui moro, non ho chi mi pianga: qui sorelle non ho, non ho qui matre che sopra il corpo gridi e l capel franga [ ]. Madonna non è qui ch intender possa il miserabil caso, e che l esangue cadavero portar vegga alla fossa; onde forse pietà, ch ascosa langue nel freddo petto, si riscaldi e faccia d insolito calor arderle il sangue (vv. 61-72).

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea