Tua vivit imago - volume 2

L autore Orazio Frustra cruento Marte carebimus fractisque rauci fluctibus Hadriae, 15 frustra per autumnos nocentem corporibus metuemus Austrum: visendus ater flumine languido Cocy tos errans et Danai genus infame damnatusque longi 20 Sisy phus Aeolides laboris, linquenda tellus et domus et placens uxor, neque harum, quas colis, arborum te praeter invisas cupressos ulla brevem dominum sequetur. 25 Absu met heres Caecuba dignior servata centum clavibus et mero tinguet pavimentum superbo, pontificum potiore cenis. 13-16. Frustra Austrum Frustra frustra: l anafora rimarca l inutilità di ogni tentativo umano di sottrarsi ai pericoli della vita, cosa impossibile. Marte: metonimia* per bellum, guerra . Austrum: l Austro è il vento di scirocco, considerato dai Romani pericoloso perché portatore, in autunno, di febbri malariche. 17-20. visendus laboris visendus errans: il costrutto passivo con il gerundivo visendus (e un sottinteso erit), di cui è soggetto ater Cocy tos (= Cocy tus, la desinenza -os è greca), cioè il Cocìto, fiume infernale, dà forza al concetto della condizione inerme dell uomo. Danai genus infame: Orazio si riferisce alle cinquanta figlie di Dànao, celebri per aver ucciso, a eccezione di Ipermestra, i rispettivi mariti, figli di Egitto, durante la prima notte di nozze; un delitto per cui furono condannate nell Oltretomba a una pena eterna, consistente nel riempire d acqua brocche senza fondo. damna tusque laboris: Sìsifo, figlio di Eolo e fondatore di Corinto, fu colpevole di aver rivelato al dio fluviale Asòpo il nascondiglio in cui Zeus teneva la figlia, Egina; la Invano ci terremo lontani dal cruento Marte e dai flutti infranti del cupo Adriatico; invano, autunno dopo autunno, ci ripareremo dall Austro che nuoce ai corpi: attende la nostra vista l oscuro Cocito dal languido flusso, l innominabile stirpe di Danao e l eolide Sisifo condannato ad un lungo tormento; dovremo lasciare la terra, la casa, la moglie che amiamo, e di queste piante che coltivi nessuna seguirà te, padrone per poco tempo, a parte gli odiosi cipressi. Un erede più abile consumerà i cecubi conservati sotto cento chiavi, e tingerà il pavimento di superbo vino, migliore di quello che allieta le cene dei pontefici. sua pena fu quella di trasportare in eterno sulla cima di un monte un masso destinato poi a riprecipitare sempre a valle. 21-24. linquenda sequetur linquen da uxor: con la morte dovremo lasciare (linquenda, di nuovo un gerundivo) tutto ciò che ci è caro: la terra, la casa, la sposa tanto amata. I due versi sviluppano un trico lon* ( periodo di tre membri o cola ) caratterizzato da polisindeto* e particolarmente struggente nella sua lucida elencazione dei beni che l uomo dovrà lasciare. neque sequetur: costruisci: neque harum arborum quas colis, ulla sequetur te brevem dominum (complemento predicativo dell oggetto) praeter invisas cu pressos. Degli alberi che oggi coltivi dice Orazio a Postumo ti seguirà dopo la morte soltanto l inviso cipresso. Questi alberi erano odiosi perché sacri alle divinità infere e perché i loro rami erano appesi alla porta di casa in occasione di un lutto e posti sulle pire nei riti funebri. Il dimostrativo harum è suggestivamente interpretato da alcuni studiosi come un deittico ( questi alberi qui, che tu coltivi ), con cui Orazio lascerebbe intendere al lettore di passeggiare (trad. O. Portuese) nel giardino di Postumo, durante un simposio, e di additargli gli alberi ivi piantati. 25-28. Absu met cenis Absu met clavibus: Orazio ricorda all amico Postumo che anche i vini più pregiati, da lui tenuti sotto cento chiavi (iperbole), saranno consumati da un erede «più abile . Il cècubo era tra i vini più pregiati per i Romani, prodotto nel Lazio meridionale. et mero cenis: il poeta immagina l heres di Postumo e lo descrive, in forma iperbolica, come uno scialacquatore, che amerà far cadere sul pavimento delle gocce di vino, non già quale offerta agli dèi, come talvolta accadeva nei conviti, ma per disattenzione. Mero pontificum potiore cenis, lett. di superbo vino, migliore delle cene dei pontefici , è una comparatio compendiaria ( comparazione abbreviata ), cioè un confronto fra due termini di paragone non perfettamente corrispondenti (le cene dei pontefici da una parte, i vini di Postumo dall altra); in traduzione è sottinteso un dimostrativo: «superbo vino, / migliore di quello che . 317

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Età augustea