T4 LAT - Un amore invincibile

L autore Orazio T4 Un amore invincibile tratto da Epòdi, epòdo 11 latino Il destinatario dell epòdo è un personaggio di nome Pettio, altrimenti sconosciuto, con il quale Orazio si lamenta del nuovo amore che gli impedisce di scrivere. Il sentimento è tanto travolgente da risvegliare in lui un turbinìo di ricordi legati al suo precedente amore per Inachia. La relazione con questa donna si era conclusa due anni prima, ma era stata a tal punto tormentata e infelice, che tutti ne avevano parlato in città e il poeta ne aveva sofferto amaramente: nei conviti era distratto e sospiroso; sotto gli effetti del vino, si lanciava spesso in vigorose invettive contro il lucro; poi, con animo risoluto, annunciava che avrebbe lasciato la sua amata; e quando gli amici, comprensivi, lo invitavano a tornare a casa, i suoi piedi lo trascinavano davanti alla porta di Inachia, dove giaceva insonne e disperato. Dopo questi flashback, il poeta torna al presente. L amore che ora lo trattiene è per un giovane di nome Licisco, dal quale non potranno distoglierlo né i consigli, né i rimbrotti degli amici, ma soltanto l amore per un altro giovane o per un altra fanciulla. Metro: sistema elegiambico (o strofe archilochea IV) Petti, nihil me, sicut antea, iuvat scribere versiculos amore percussum gravi, amore, qui me praeter omnis expe tit mollibus in pueris aut in puellis urere. 5 Hic tertius December, ex quo dest ti Inachia furere, silvis honorem decu tit. Heu me, per urbem nam pudet tanti mali fabula quanta fui, conviviorum et paenitet, in quis amantem languor et silentium 10 arguit et latere petitus imo spiritus. 1-4. Petti puellis urere Petti: Orazio dà subito un tono confidenziale all esordio dell epòdo, collocando all inizio del v. 1 il vocativo Petti, e, in questo modo, contravvenendo al suo usus di collocare il nome del destinatario all interno di un verso. Sull identità del personaggio non abbiamo elementi sicuri per avanzare delle ipotesi. nihil versiculos: non mi giova per niente, come prima, scrivere versetti . La comparativa ellittica sicut antea ( come prima ) rende ambiguo il senso di tutto il v. 1, che potrebbe essere interpretato in due modi diversi: 1) O Pettio, non mi giova per niente scrivere versetti, come invece mi giovava prima ; 2) O Pettio, non mi giova per niente scrivere versetti, come già non mi giovava prima . Fra le due interpretazioni, forse, la seconda è più persuasiva, alla luce di quanto Orazio confessa all amico, nel prosieguo dell epòdo, a proposito dell amore per Pe tt , n h l me , s cu t a nte a , iu va t scr be re ve rs cu lo s | a mo re pe rcu ssu m gra v ! repetita iuvant p. 260 à Inachia, infelice come quello che sta vivendo adesso per Licisco, e ugualmente inconsolabile. Sia che si segua l una, sia che si segua l altra spiegazione, Orazio risponde all amico, che probabilmente lo aveva esortato a scrivere versi come re medium amoris. Tali versi sono detti dal poeta versiculi ( versetti ); non sappiamo a quali componimenti egli si riferisca: difficile pensare agli altri epòdi, i cui contenuti non si prestavano certamente alla consolazione di un cuore innamorato; non è escluso quindi che il poeta alluda a poesie di argomento erotico andate perdute. percussum: participio perfetto di percutio, concordato in iperbato* con me. praeter omnis: più di tutti (omnis equivale a omnes). me... expe tit... urere: pretende che io arda (d amore) . 5-10. Hic tertius spiritus Hic fure re: Questo [è] il terzo dicembre, da quando (ex quo) ho smesso di impazzire (de Audio LETTURA st ti furere) per Inachia . December è sineddoche* per annus. Inachia, ablativo, è il nome fittizio della donna precedentemente amata da Orazio; patronimico greco, significa letteralmente figlia di naco , a sua volta figlio di Oceano e di Teti, dio dell omonimo fiume dell Argolide: designava tradizionalmente Io, giovane donna che Zeus amò e trasformò in giovenca, per evitare che sua moglie Era (Giunone per i Romani) si vendicasse. silvis de cu tit: cioè rende spoglie le foreste (con silvis dativo di svantaggio). conviviorum et paenitet: mi pento dei conviti (il costrutto di paenitet è uguale a quello di pu det del v. 7). in quis spiritus: nei quali il languore e il silenzio e il respiro (languor et silentium et spiritus) tratto dal più profondo del petto (latere petitus imo) tradiscono la mia passione (lett. me che amo ). 257

Tua vivit imago - volume 2
Tua vivit imago - volume 2
Età augustea