1.2 Cesare, De bello Gallico, Lo sbarco di Cesare in

Palestra verso l Esame 1.2 Lo sbarco di Cesare in Britannia Cesare, De bello Gallico PRIMA PARTE: traduzione di un testo in lingua latina Classe III Alla fine dell estate del 55 a.C. Cesare salpava per la Britannia, finora inesplorata dai Romani, «perché sapeva che i nemici ne avevano avuto aiuti in quasi tutte le guerre galliche e credeva che, se anche non gli fosse bastato il tempo per fare una guerra, sarebbe pure stato utile a lui accostarsi almeno a quell isola, conoscere l indole degli abitanti, imparare l ubicazione dei porti (IV, 20). Partito da portus Itius (oggi Calais) con due legioni, la VII e la X, riuscì a sbarcare e a portare a termine l impresa pur tra drammatiche difficoltà, come racconta Cesare stesso nei capitoli 20-36 del libro IV del De bello Gallico. Quando la flotta romana arrivò in vista della costa britannica, sulle alture erano già schierate le truppe nemiche in attesa: per proteggere i soldati nel momento dello sbarco, Cesare ordinò alle navi da guerra di andare avanti e di costringere i nemici alla ritirata con fionde, archi e balestre. Così avvenne e i Romani approfittarono del momentaneo disorientamento degli avversari per cominciare a scendere dalle navi; i nemici però non tardarono ad attaccare. PRE TESTO Appena Cesare si accorse di ciò1, diede ordine che le navi da guerra, non conosciute dai barbari e più agili alla navigazione, si allontanassero dalle navi da carico e, mosse dai remi, si portassero verso il fianco destro, scoperto, del nemico e che cercassero di respingerlo mettendo in azione le loro armi da gitto: fionde, dardi, baliste. Questa manovra portò grande vantaggio ai nostri. Infatti i barbari, colpiti dall aspetto delle navi, dall impiego dei remi e dall insolita specie di armi, si fermarono, poi ripiegarono alquanto. E mentre i nostri soldati, ancora indugiavano, soprattutto per timore della profondità del mare, l alfiere della decima legione invocò gli dèi per il successo in quella impresa e «Saltate giù disse o compagni, se non volete consegnare la vostra aquila2 ai nemici; io, da parte mia, farò il mio dovere per Roma e per il nostro comandante . Appena ebbe pronunciate queste parole ad alta voce, si gettò giù dalla nave e cominciò ad avanzare verso il nemico. Allora i soldati, esortandosi a vicenda a non permettere tanto disonore, saltarono giù dalle navi. Quelli delle navi vicine, come li videro, li seguirono e si lanciarono sui nemici. Pugnatum est ab utrisque acriter. Nostri tamen, quod neque ordines servare neque firmiter insistere neque signa subsequi poterant, atque alius alia ex navi quibuscumque signis occurrerat se adgregabat, magnopere perturbabantur. Hostes vero, notis omnibus vadis, ubi ex litore aliquos singulares ex navi egredientes conspexerant, incitatis equis impeditos adoriebantur, plures paucos circumsistebant, alii ab latere aperto in universos tela coniciebant. Quod cum animadvertisset Caesar, scaphas longarum navium, item speculatoria navigia militibus compleri iussit, et quos laborantes conspexerat, his subsidia submittebat. Nostri simul in arido constiterunt, suis omnibus consecutis, in hostes impetum fecerunt atque eos in fugam dederunt; neque longius prosequi potuerunt, quod equites cursum tenere atque insulam capere non potuerant. Hoc unum ad pristinam fortunam Caesari defuit. 1. Cesare si era accorto che i suoi erano in difficoltà perché attaccati dai nemici mentre saltavano giù dalle navi. 2. Si tratta dell insegna con l aquila. 36

Palestra per l’Esame di Stato
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Preparazione alla prova di indirizzo del liceo classico