Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI Analisi 86 Chiaro di luna sul lago I tre fuggiaschi attraversano il lago in un incantevole notte di novembre, che rende più doloroso l abbandono delle terre natie. Alla tempesta dei cuori, sconvolti dai recenti pericoli e dall incerto avvenire, si contrappone la serenità della natura. Non c è vento: tutto è immobile, fatto salvo il tremolare della luna che si rispecchia nel lago. Gli unici rumori, lievi, sono dati dall acqua, che si frange sulle sponde e in lontananza contro un ponte, mentre, più vicino, si ode il tonfo cadenzato dei remi governati dal barcaiolo. Il momento si presta a commosse riflessioni interiori, alimentate dalla visione del medesimo paesaggio sul quale si era aperto il romanzo. Ma se in principio il panorama viene esplorato minuziosamente da uno sguardo imparziale e superiore, ora esso ritorna in una dimensione più intima e sofferta, che lascia filtrare la sensibilità dei personaggi in scena. Appartiene infatti a Lucia l impressione del palazzotto (rr. 11-12) di don Rodrigo, che incombe sulle casucce (r. 12) del paese come un malvagio che mediti un delitto; suo è il punto di vista che scopre, con un ingrandimento progressivo, il paesello, la casetta (da notare gli affettuosi diminutivi), il fico nel cortile, e la finestra dalla quale mille volte avrà posato gli occhi sul lago nel quale ora naviga. L eden perduto abbastanza per abbandonarsi a un pianto sommesso, al quale Manzoni dà voce trasformandolo in uno struggente addio alle proprie terre: a cominciare dai picchi rocciosi, dall aspetto inconfondibile, paragonati ai volti dei parenti stretti (i suoi più familiari, r. 22), così come lo scroscio dei torrenti viene accostato alle care voci domestiche (rr. 22-23); mentre i villaggi che biancheggiano ai raggi lunari diventano nell immaginazione commossa branchi di pecore pascenti (rr. 23-24). A elevare il tono, insieme all anafora dell esclamazione addio, provvede il finissimo lavoro sui suoni: spicca la catena di consonanze basate sul tema fonico nt (monti, sorgenti, mente, torrenti, biancheggianti, pascenti, rr. 20-24), che si ripercuote nelle frasi successive, lente e solenni. Il paesaggio si carica così delle angosce dei personaggi. Ma anche chi dai luoghi natii si allontani volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna (rr. 25-26), non potrebbe che restare disorientato nel momento del distacco. Con l occhio disgustato e stanco (r. 29), il paesano disceso dal lecchese non riesce ad abituarsi alla pianura che si stende uniforme dinanzi ai suoi occhi: le città tumultuose (r. 30) della Val Padana lo lasciano mesto e disattento (r. 30). Matura in questo modo nel brano la classica antitesi, frequente nella letteratura italiana, fra la sanità della dimensione agreste e la soffocante, innaturale vita urbana: non dobbiamo però commettere l errore di attribuirla all autore. Questa è piuttosto l ottica dell emigrante che non desidera altro se non tornare ricco ai suoi monti, e comperarsi la casuccia (r. 33) che desidera da tanto. Un distacco forzoso Un ma (r. 35) avversativo, seguito da un lungo periodo esclamativo, ritmato dall anafora del chi, riporta l attenzione sui passeggieri silenziosi (r. 9) della barca, e in particolare su Lucia, che mai aveva sognato di andarsene lontano dal paese, e ora ne viene sbalzata lontano contro la sua volontà, vittima di una forza perversa (r. 37), incapace di immaginare se e quando potrà tornare a riprendere il filo della sua esistenza. La serie di Addio questa volta non saluta elementi del paesaggio, ma luoghi nei quali la donna aveva riposto affetti e speranze: la casa natìa (r. 40), dove era maturato nel suo animo pudico l amore per Renzo; la casa ancora straniera (r. 42) del fidanzato, guardata con rossore, nella quale immaginava di entrare da sposa; infine la chiesa (r. 44), porto di serenità dove si sarebbe dovuto consumare il rito del matrimonio. A questo punto il ritmo dei pensieri si fa più sincopato, scandito dalla congiunzione e (e l amore venir comandato, e chiamarsi santo, rr. 46-47), come se il crescendo finisse fra i singhiozzi. Ma in conclusione un richiamo a Dio, che non turba mai la gioia de suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande (rr. 48-49), stende un velo di serenità. Il dolore, confortato dalla fede, si fa strumento di redenzione. Il narratore ha illuminato l animo di Lucia, mostrandone la straordinaria sensibilità, ma poco diversi (r. 50) dovevano essere i pensieri degli altri due pellegrini, Renzo e Agnese, durante il mesto tragitto con il quale si chiude la prima parte del romanzo.

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