Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI mancanza di rispetto. Spezza dunque brutalmente il binomio di coscienza e onore sul quale si chiude la prima esortazione del frate: Lei mi parlerà della mia coscienza, quando verrò a confessarmi da lei (r. 17). L onore resta ostaggio di una polverosa mentalità feudale. Una pazienza inutile Come nell episodio che gli cambiò la vita (f T3, p. 60), Cristoforo viene provocato in modo arrogante da un nobile: si sentì subito venir sulle labbra più parole del bisogno (r. 8). Ma questa volta porta pazienza e resiste alle provocazioni, concentrato sullo scopo della visita: far desistere don Rodrigo dall impedire il matrimonio di Renzo e Lucia. Con deferenza e cautela impiega per convincerlo le armi della retorica, alternando preghiere, esclamazioni, avvertimenti, ma non si abbassa ad adularne la vanità. Finisce anzi con l agitargli davanti il teschietto di legno attaccato alla sua corona (r. 28), simbolo della sorte che ci attende. Ma il suo antagonista non nutre una fede sincera, e ha tutto l interesse a fare scivolare il discorso in un litigio, per non trovarsi a discutere i suoi biechi propositi. Prima dà al frate della spia (r. 33), poi ironizza sulle sue parole (Il predicatore in casa! Non l hanno che i principi, rr. 4445), infine allude con malizia al fatto che ci sia una fanciulla che gli preme molto (r. 51). Cristoforo avvampa, ma tiene duro. Quando però don Rodrigo fa per andarsene e suggerisce che Lucia venga a mettersi sotto la mia protezione (r. 64), perde il controllo. Lo sdegno di fra Cristoforo Questo è troppo: l uomo vecchio si trovò d accordo col nuovo (r. 68), commenta il narratore. L ira ridesta il carattere impetuoso di Cristoforo, lo stesso che l aveva portato a commettere un assassinio per futili motivi di onore. Il frate passa all attacco: la successione dei gesti lo fa sembrare un combattente in posizione, e insieme un predicatore sul pulpito, in un crescendo scandito da cinque gerundi (qui sottolineati): La vostra protezione! esclamò, dando indietro due passi, postandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull anca, alzando la sinistra con l indice teso verso don Rodrigo, e piantandogli in faccia due occhi infiammati (rr. 70-72). A questo punto saltano le regole dell educazione e cresce la tensione, come sottolineano abilmente i pronomi allocutivi: Cristoforo passa dal lei al voi (non vi temo più, r. 74), e Rodrigo a uno sprezzante tu (Come parli, frate?, r. 75). Il cappuccino nomina finalmente Lucia, suscitando lo sdegno del nobile, che non ammette si parli in casa sua di un argomento che reputa volgare. Ma fra Cristoforo è ormai un fiume in piena e conclude la sua tirata con una minacciosa profezia: Verrà un giorno (r. 88), che riprende una frase più conciliante pronunciata in precedenza (voglia il cielo che non venga un giorno in cui si penta di non avermi ascoltato, rr. 37-38). Un altra emozione, lo spavento, si mescola alla rabbia e alla meraviglia, che già si agitavano nel cuore di don Rodrigo. La schermaglia verbale finisce con il somigliare a un vero incrociarsi di lame, quando la mano levata del frate viene bloccata dagli artigli del gentiluomo (r. 100): un efficace ossimoro che rileva una volta ancora la doppiezza di don Rodrigo. A questo punto il frate si calma improvvisamente e ritorna all umiltà abituale, come rimarca la similitudine dell albero, prima agitato dal vento di burrasca e poi in balia della grandine. Il nobile intanto si sfoga con una serie di insulti nei quali insiste sul proprio lignaggio superiore. Fra Cristoforo non raccoglie e abbandona sconfitto il campo di battaglia, lasciando il vincitore infuriato, conscio dell avvio di una guerra che si presenta molto meno facile di quanto non avesse creduto. Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. L atteggiamento iniziale di don Rodrigo nei confronti di fra Cristoforo è a cortese. c infastidito. b freddo. d arrogante. 2. In nome di quali valori, secondo fra Cristoforo, don Rodrigo dovrebbe tenere a freno i propri bravi? 74

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