Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI 190 195 200 205 210 215 220 225 Le prometto che fo uno sproposito,51 se lei non mi dice subito subito il nome di colui. A quel nuovo scongiuro,52 don Abbondio, col volto, e con lo sguardo di chi ha in bocca le tanaglie del cavadenti, proferì: don Don? ripeté Renzo, come per aiutare il paziente a buttar fuori il resto; e stava curvo, con l orecchio chino sulla bocca di lui, con le braccia tese, e i pugni stretti all indietro. Don Rodrigo! pronunziò in fretta il forzato, precipitando53 quelle poche sillabe, e strisciando le consonanti, parte per il turbamento, parte perché, rivolgendo pure quella poca attenzione che gli rimaneva libera, a fare una transazione tra le due paure,54 pareva che volesse sottrarre e fare scomparir la parola, nel punto stesso ch era costretto a metterla fuori. Ah cane! urlò Renzo. E come ha fatto? Cosa le ha detto per ? Come eh? come? rispose, con voce quasi sdegnosa, don Abbondio, il quale, dopo un così gran sagrifizio, si sentiva in certo modo divenuto creditore. Come eh? Vorrei che la fosse toccata a voi, come è toccata a me, che non c entro per nulla; che certamente non vi sarebber rimasti tanti grilli in capo . E qui si fece a dipinger con colori terribili il brutto incontro; e, nel discorrere, accorgendosi sempre più d una gran collera che aveva in corpo, e che fin allora era stata nascosta e involta55 nella paura, e vedendo nello stesso tempo che Renzo, tra la rabbia e la confusione, stava immobile, col capo basso, continuò allegramente:56 avete fatta una bella azione! M avete reso un bel servizio! Un tiro di questa sorte a un galantuomo, al vostro curato! in casa sua! in luogo sacro! Avete fatta una bella prodezza! Per cavarmi di bocca il mio malanno, il vostro malanno! ciò ch io vi nascondevo per prudenza, per vostro bene! E ora che lo sapete? Vorrei vedere che mi faceste ! Per amor del cielo! Non si scherza. Non si tratta di torto o di ragione; si tratta di forza. E quando, questa mattina, vi davo un buon parere eh! subito nelle furie. Io avevo giudizio per me e per voi; ma come si fa? Aprite almeno; datemi la mia chiave. Posso aver fallato,57 rispose Renzo, con voce raddolcita verso don Abbondio, ma nella quale si sentiva il furore contro il nemico scoperto: posso aver fallato; ma si metta la mano al petto, e pensi se nel mio caso Così dicendo, s era levata la chiave di tasca, e andava ad aprire. Don Abbondio gli andò dietro, e, mentre quegli girava la chiave nella toppa, se gli accostò, e, con volto serio e ansioso, alzandogli davanti agli occhi le tre prime dita della destra, come per aiutarlo anche lui dal canto suo, giurate almeno gli disse. Posso aver fallato; e mi scusi, rispose Renzo, aprendo, e disponendosi ad uscire. Giurate replicò don Abbondio, afferrandogli il braccio con la mano tremante. Posso aver fallato, ripetè Renzo, sprigionandosi58 da lui; e partì in furia, troncando così la questione, che, al pari d una questione di letteratura o di filosofia o d altro, avrebbe potuto durar dei secoli, giacché ognuna delle parti non faceva che replicare il suo proprio argomento. Perpetua! Perpetua! gridò don Abbondio, dopo avere invano richiamato il fuggitivo. Perpetua non risponde: don Abbondio non sapeva più in che mondo si fosse. 51. fo uno sproposito: faccio una pazzia. 52. scongiuro: proposito, minaccia. 53. precipitando: pronunciando velocemente. 56 54. fare una transazione tra le due paure: trovare un compromesso tra la paura di don Rodrigo lontano e di Renzo vicino. 55. involta: avvolta. 56. allegramente: con foga. 57. fallato: sbagliato. 58. sprigionandosi: liberandosi.

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