Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI a TU per TU con il testo La fiducia è un elemento primario della vita sociale. Senza di essa non esiste sicurezza, non esiste tranquillità. Se dubitiamo che l autista faccia partire l autobus all ora stabilita, che il medico si impegni a fondo per curarci, che insomma ciascuno faccia il proprio dovere, le regole della convivenza civile sono destinate a incrinarsi. C è poi un altro tipo di fiducia, strettamente legata alla sfera degli affetti e delle emozioni: ognuno sceglie le persone alle quali rivelare segreti, speranze, paure, errori, incertezze. E a ognuno sarà capitato prima o poi di sentirsi tradito, o di essere accusato di avere tradito. Si tratta di un ambito nel quale non è facile separare con un taglio netto torti e ragioni. Certo gli amici si vedono nel momento del bisogno. E d altra parte, l esperienza insegna come l ipocrisia e il calcolo dei propri interessi tengano in vita rapporti destinati a crollare non appena cambia il vento. Evitiamo allora di sorprenderci come fa don Rodrigo dinanzi al comportamento del suo fedele Griso, dal quale si aspetterebbe lealtà e gratitudine, dopo avergli ordinato per tanto tempo di compiere le peggiori infamie, profumatamente ripagate. Aggiungerne una, ai danni di un miserabile appestato, non è certo un problema. Analisi 124 I segni del male Il brano si apre su un atmosfera di calura opprimente, strettamente correlata allo svolgersi della vicenda. In una notte di fine agosto don Rodrigo rientra nella sua abitazione milanese, accompagnato dal fedel Griso (r. 2), che di lì a poco dimostrerà quanto sia inappropriato l aggettivo. Il nobile ha trascorso la serata fra i bagordi, per passar la malinconia (r. 4) data dalle ferali notizie che si accavallano, nei giorni in cui la peste impazza. Da poco è morto anche il conte Attilio, suo cugino, ma la notizia, lungi dal gettare nella disperazione don Rodrigo, lo sprona a pronunciare un grottesco elogio funebre (rr. 6-7) del cugino, che fa sbellicare dalle risa la compagnia. Nel rincasare però cade preda di un grave malessere, dovuto forse non solo al vino, alla stanchezza e al clima, ma a qualcos altro. Un terribile sospetto si affaccia in lui, ma non lo rivela al Griso, che pure nota il suo viso stravolto, acceso, con gli occhi in fuori, e lustri lustri (rr. 12-13), e considera il fastidio per la luce: è il segno, inoppugnabile, che la peste ha già attaccato i centri nervosi. Il punto di vista oscilla fra i due personaggi, innescando un drammatico balletto fatto di parole, gesti, silenzi, nel quale il padrone cerca di dissimulare il suo stato, mentre il servo non dà a vedere di avere compreso la situazione, ma si tiene prudentemente alla larga e ragiona sul da farsi. L incubo di Rodrigo Don Rodrigo cerca di ingannare in primo luogo se stesso, tentando di non considerare l ipotesi più ovvia, quella del contagio; intanto però sente crescere il caldo e la smania. Le coperte gli paiono una montagna, fino a che riesce finalmente a prendere sonno. Qui Manzoni offre al lettore il modernissimo racconto di un orribile incubo, nel quale le ossessioni del malvagio signorotto si radunano, acuite da un disagio fisico sempre più intollerabile. Presente e passato, realtà concreta e fantasia visionaria, il dramma della malattia e la consapevolezza della colpa si intrecciano. Dapprima don Rodrigo sogna di essere in una chiesa, circondato da una folla di pezzenti, appestati, che gli si fanno addosso, con i loro visi gialli, distrutti (r. 40), gli occhi incantati, abbacinati (rr. 40-41), i corpi ricoperti di macchie e bubboni (r. 42). Poi sente una dolorosa trafittura, e rivolge insieme agli altri lo sguardo verso un pulpito, dove compare l inconfondibile sagoma di fra Cristoforo che lo fissa, come quando gli aveva profetizzato la venuta di un giorno nel quale avrebbe pagato per le sue colpe (f T4, p. 70). Siamo alla resa dei conti, per quanto immaginaria. Il nobile tenta di afferrare il braccio teso del frate, come aveva fatto nel momento più drammatico del colloquio, ma non trovandolo scoppia in un grand urlo (r. 63) e si desta.

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