Promessi sposi

ALESSANDRO MANZONI Le tragedie Nella seconda metà degli anni Dieci Manzoni decide di concentrarsi sulla storia, in modo da offrire una meditazione cristiana sulla virtù, l ingiustizia, la violenza, il dolore. Si mette alla prova allora nella tragedia, infrangendo come già era avvenuto nel caso della poesia consolidate tradizioni di genere. Compone infatti drammi in versi di cinque atti, com era prassi, ma rifiuta le regole aristoteliche, in base alle quali l azione doveva svolgersi in un unico luogo, presentare una sola linea di sviluppo, senza ramificazioni, ed esaurirsi in una giornata. Seguendo il modello di Shakespeare, ritiene l obbedienza a questi princìpi causa di inverosimiglianza e forzature. Riprende inoltre dalla tragedia antica il coro, adibendolo a cantuccio riservato alle considerazioni del narratore. Il teatro di Manzoni, più adatto alla lettura che alla messa in scena, non mira al trasporto emotivo, ma allo sviluppo di una coscienza critica nello spettatore. Avviata nel 1816 e pubblicata nel 1820, la tragedia Il conte di Carmagnola è ambientata nel Quattrocento. Il capitano di ventura Francesco Bussone, al servizio del duca di Milano, passa al soldo dei veneziani, che lo condannano a morte in quanto sospettato di tradimento, per avere usato clemenza con i nemici sconfitti. Nella vicenda di un uomo innocente, sul quale si accaniscono i meccanismi terribili della politica, Manzoni rappresenta il trionfo del male nella storia, temperato dalla fede che consola il Carmagnola prima del supplizio. Fra le righe l autore lancia un monito agli italiani del suo tempo perché abbandonino le discordie, in nome dell Unità. Il conte di Carmagnola Composta tra il 1820 e il 1822, quando venne data alle stampe, la tragedia Adelchi racconta gli eventi che nell VIII secolo portarono al crollo del dominio longobardo in Italia, sotto la spinta dei Franchi di Carlo Magno. Ma anche Adelchi Francesco Hayez, Illustrazione per la tragedia Il conte di Carmagnola (particolare), 1828. 12 Il principe Adelchi rappresentato nel Codex Legum Langobardorum («Codice delle leggi dei Longobardi ), XI secolo.

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