Promessi sposi

T10 LA DISPERATA NOTTE DELL INNOMINATO del suo spirito, indurita dagli anni e dalle malefatte. Il malvagio signore ne è sconcertato: un uomo, secondo la mentalità alla quale ha sempre aderito, non può certo mettersi ad ascoltare le preghiere di una donnicciola (r. 7). Il passato gli porta esempi dei suoi crudeli comportamenti in circostanze simili: ma questi, lungi dal confortarlo, destano in lui una specie di terrore, una non so qual rabbia di pentimento (rr. 17-18). Chiedere perdono a una femmina sarà pure assurdo, ma forse può recare al suo spirito quel giovamento che da troppo tempo cerca invano. Inutile è pure rovistare fra le passioni che un tempo lo entusiasmavano, e ora lo lasciano indifferente: la compagnia dei malandrini (r. 38) al suo servizio lo disgusta. Prepotente sorge allora il desiderio di liberare Lucia, con buona pace di don Rodrigo. Arriva anzi a chiedersi come abbia potuto prendersi un così grave impegno con lui. L uomo che è stato si trova a combattere con un uomo nuovo, disposto alla pietà. La tentazione del suicidio Manzoni in questo episodio sfrutta a fondo l onniscienza del narratore, illuminando con minuziosa precisione il succedersi nervoso dei pensieri in una mente turbata, che finisce con il passare in rassegna i delitti di una vita, attraverso un magistrale crescendo, per coppie binarie (Indietro, indietro, d anno in anno, d impegno in impegno, di sangue in sangue, di scelleratezza in scelleratezza, rr. 57-58), che culminano nella sovrapposizione della propria stessa esistenza al male: le atrocità eran tutte sue, eran lui (r. 61). L Innominato acquista consapevolezza dell ingiustificabilità dei misfatti compiuti e al culmine della tensione impugna la pistola, con l intenzione di uccidersi. Alza e abbassa il grilletto quasi senza accorgersene, ma due considerazioni lo dissuadono dal fare fuoco. La prima, legata all orgoglio, riguarda la gioia che darebbe la notizia della sua morte e il raccapriccio nell immaginare il suo cadavere sformato, immobile, in balìa del più vile sopravvissuto (r. 67). La seconda, di natura morale, riguarda l aldilà: se Dio fosse un invenzione de preti (r. 77), perché morire? E se non lo fosse, perché condannarsi all inferno con il suicidio? Lucia salvatrice Incontentabile, ansioso di cambiare vita, l Innominato è la figura dei Promessi sposi più vicina al profilo dell eroe romantico. Il suo esame di coscienza ricorda da vicino i lunghi a solo del teatro shakespeariano, che Manzoni aveva ben presenti (possiamo pensare per esempio ai dubbi di Amleto). A salvarlo dalla disperazione provvede il ricordo delle parole di Lucia, che da prigioniera si fa dispensatrice di grazia: Dio perdona tante cose, per un opera di misericordia! (rr. 82-83). Ma poi? Come affrontare una nuova notte? Resta tutto il male compiuto in precedenza. Fuggire in paesi lontani, dove nessun lo conoscesse (rr. 95-96), non è una soluzione: resterebbe pur sempre in compagnia dei rimorsi. Mentre si dibatte fra questi propositi confusi, giunge l alba, e con essa il suono delle campane a festa e il rumore della gente che si avvia al villaggio, dove è atteso il cardinale Borromeo. Si preannuncia una giornata memorabile: lo sarà anche per l Innominato, che dinanzi al sant uomo abbraccerà la via del bene, convertendosi. Laboratorio sul testo COMPRENDERE 1. Perché l Innominato dice: io non sono più uomo (r. 9)? a Si sente vecchio e stanco. c L incontro con Lucia lo ha scosso. b Si è pentito dei suoi peccati. d Non ha ancora ucciso Lucia. 2. Che cosa prova l Innominato quando ripensa alle proprie azioni passate? a La soddisfazione di averle compiute. c Rimpianto per ciò che non aveva potuto terminare. b L irritazione per gli ostacoli incontrati. d Tristezza e spavento per quanto fatto. 117

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