Promessi sposi

I PROMESSI SPOSI Analisi Il terrore del vicario Il vicario di provvisione era il funzionario preposto ai rifornimenti alimentari della città. A lui guarda la popolazione milanese come a uno dei colpevoli della carestia e del rincaro del pane, dei quali in realtà non era responsabile, essendo questi dovuti alla cattiva annata e alle difficoltà create dalle guerre allora in corso. Il narratore non sta dalla sua parte, ma ne ha pietà e lo definisce sventurato (r. 1), come Gertrude, perché si trova in una situazione angosciosa, al di là degli errori compiuti. In partenza, il vicario non si rende pienamente conto della burrasca (r. 3) che si addensa su di lui. L avvio del passo è lento come la sua faticosa digestione: ma poi viene avvertito in fretta e in furia (r. 8) dell arrivo imminente di una folla inferocita. troppo tardi per fuggire. Inizia un drammatico crescendo: i servitori barricano le porte, le urla dall esterno rimbombano nel cortile, infine si odono i primi colpi di pietre alla porta (r. 14). La suspense tocca l acme: il lettore si chiede quale sarà la sorte del vicario, sul quale la moltitudine vuole mettere le mani, vivo o morto (r. 15). Il disgraziato, smarrito, in preda al terrore, cerca rifugio in soffitta, dove stringe i denti e si tura le orecchie, per non sentire il muggito (r. 23) della massa, equiparata a una bestia feroce pronta all attacco. Ad alleggerire l atmosfera provvede il narratore, scherzando sulla propria onniscienza: nessun altro infatti avrebbe potuto dire ciò che faceva il vicario in quel momento, giacché era solo (r. 27). Renzo nel tumulto Renzo, che in precedenza aveva assistito per caso alla sollevazione popolare, si trova ora al centro dei tumulti, ai quali finisce per prendere parte. Sul saccheggio, non avrebbe saputo dire se fosse bene o male (rr. 30-31), poiché la fame può essere una valida giustificazione. L idea di uccidere il vicario invece lo lascia inorridito, sebbene anch egli lo giudichi colpevole, convinto dall opinione altrui con la funesta docilità (r. 32) che in questi casi troppo spesso inganna. Manzoni era stato testimone di un episodio simile nel 1814, quando a pochi passi dalla sua casa i milanesi massacrarono a colpi d ombrello il ministro delle finanze napoleonico Giuseppe Prina, facendo poi scempio del cadavere. In queste pagine Renzo, che decide di muoversi a fin di bene per evitare il linciaggio del malcapitato, è in perfetta sintonia con le idee dell autore, che ritrae la folla come un entità ingovernabile e facilmente propensa alla violenza. L impeto febbrile e caotico che la muove è mimato dall accumulo nel medesimo periodo degli strumenti con cui cerca di aprire una breccia nel portone: con ciottoli [ ] con pali e scarpelli e martelli [ ] con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con l unghie (rr. 38-40). Il vecchio malvissuto La reazione delle autorità spagnole alla sommossa è lenta e inefficiente, come lascia capire a livello sintattico la scarica di virgole che si interpone tra l avviso, e l ordine, e il radunarsi, e il mettersi in cammino, e il cammino (rr. 49-50). Quando un drappello di soldati arriva finalmente in zona, si tiene prudentemente a distanza dalla casa assediata, in dubbio sul da farsi per motivi etici e tattici al tempo stesso. Sparare sui rivoltosi sarebbe stata infatti una cosa non solo crudele, ma piena di pericolo (r. 56), visto che avrebbe potuto scatenare una reazione impossibile da fronteggiare per i militari, dato il loro esiguo numero. Ai loro inviti a disperdersi la gente reagisce con scherno e indifferenza. Dal ringhioso mormorìo (r. 55) emerge l atroce proposito di un vecchio malvissuto (r. 69), provvisto di martello, corda e chiodi: crocifiggere il cadavere del vicario alla porta della sua abitazione. Manzoni fa di quest apparizione l emblema della malvagità assetata di violenza. A questo scopo conferisce al vecchio tratti infernali: gli occhi affossati e infocati (r. 70), le grinze (r. 70), il sogghigno di compiacenza diabolica (rr. 70-71). Renzo rischia la pelle Al malvagio vecchio si oppone Renzo, con uno di quegli slanci generosi che lo caratterizzano e gli causano grossi guai. La sua reazione d impulso (Oibò! vergogna, r. 74) fa nascere nella calca la convinzione che sia una spia, un servitore del vicario, travestito da contadino (r. 82). In pochi istanti la situazione precipita. La tensione intorno cresce, sot- 102

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