Operette morali
Struttura e composizione dell’opera La prima edizione delle Operette morali (scritte tra il 1824 e il 1827) esce a Milano nel 1827, presso l’editore Stella, e comprende 20 prose. Nel 1834 il libro viene ristampato dall’editore fiorentino Piatti con l’aggiunta di 5 testi composti tra il 1825 e il 1832. La versione definitiva, che comprende 24 prose, esce postuma nel 1845, come primo volume delle Opere complete a cura di Antonio Ranieri.
La stesura di queste prose, per la maggior parte dialoghi (che Leopardi aveva in mente già dal 1820 sul modello dei Dialoghi dello scrittore greco del II secolo d.C. Luciano di Samosata), si colloca in un periodo in cui il poeta concepisce la ragione come l’unico strumento per riconoscere la radice assoluta del male sofferto dagli uomini, che sta appunto nell’anelare a quella felicità resa impossibile dall’indifferenza o dall’aperta ostilità della natura.
Gli argomenti Gli spunti da cui nascono le Operette sono diversi, ma rimandano tutti a questa concezione di profondo pessimismo materialistico. L’ispirazione può trarre origine da un ricordo erudito, da una riflessione annotata nello Zibaldone, da favole e miti riletti o reinterpretati per far comprendere ai lettori, con tono satirico e distaccato, le verità che la vita, delusione dopo delusione, ha svelato all’autore: la vanità e il meccanicismo dell’esistenza; la sciocca ingenuità degli individui che si credono al centro dell’universo, mentre la natura li ignora; la loro infelicità; la morte non come dolore, ma come cessazione della sofferenza.
Protagonisti delle Operette morali sono l’io del poeta e la sua visione della vita. Egli infatti affida alla varietà delle situazioni descritte una sorta di fenomenologia dell’infelicità: solo contro il mondo, misconosciuto da un pubblico indifferente, fuori moda rispetto ai miti positivi e ottimistici divulgati dagli intellettuali del proprio tempo, Leopardi assembla in questo ampio repertorio del dolore i casi e le vicende che mostrano la durezza e lo strazio della condizione umana.
Lo stile Il linguaggio delle Operette, lontano dalla prosa colloquiale manzoniana, mantiene un’inconfondibile patina arcaica e una sintassi complessa, ravvivandosi però grazie alla novità dei pensieri e delle immagini. Il poeta sperimenta soluzioni linguistiche differenti secondo le esigenze della comunicazione: dalle battute argute e dalle tonalità ironiche ai passaggi appassionati e vibranti, dalla vivacità dei dialoghi all’impassibilità dell’aforisma, in una mescolanza di stili che smorzano la drammaticità dell’argomentazione e al tempo stesso dissacrano gli inganni e le illusioni di cui l’uomo ama nutrirsi per mascherare la verità del proprio stato.
I titoli e gli argomenti delle Operette morali |
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1 |
Storia del genere umano |
1824 |
• Storia mitica dell’umanità, votata a un’ostinata e inutile ricerca della felicità |
2 |
Dialogo d’Ercole e di Atlante |
1824 |
• I due personaggi giocano a palla con il globo terrestre per scuoterlo dal torpore in cui è immerso |
3 |
Dialogo della Moda e della Morte |
1824 |
• La Moda si presenta alla Morte come sua sorella: sono entrambe figlie della caducità umana |
4 |
Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi |
1824 |
• In omaggio al secolo delle macchine, si propone la costruzione di figure umane artificiali |
5 |
Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo |
1824 |
• In un mondo in cui gli uomini sono estinti, i due personaggi deridono la presunzione degli esseri umani che si credono al centro dell’universo |
6 |
Dialogo di Malambruno e di Farfarello |
1824 |
• Farfarello può realizzare ogni sogno umano, salvo quello della felicità |
7 |
Dialogo della Natura e di un’Anima |
1824 |
• Gli uomini più dotati di magnanimità sono ancora più condannati all’infelicità |
8 |
Dialogo della Terra e della Luna |
1824 |
• «Il male è cosa comune a tutti i pianeti dell’universo» |
9 |
La scommessa di Prometeo |
1824 |
• Prometeo scommette (e perde) sulla perfezione dell’uomo rispetto alle altre entità dell’universo |
10 |
Dialogo di un Fisico e di un Metafisico |
1824 |
• Tentare di prolungare la vita, come vuole il Fisico, significa tentare di prolungare l’infelicità |
11 |
Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare |
1824 |
• Torquato Tasso affronta con i suoi fantasmi interiori il tema della «noia», alla quale gli esseri umani si possono sottrarre solo con il «dolore» (▶ T19, p. 132 ) |
12 |
Dialogo della Natura e di un Islandese |
1824 |
• L’Islandese ha sempre cercato di vivere appartato, lontano da ogni desiderio, ma è stato ugualmente perseguitato dalla Natura, che gli comunica la propria indifferenza alle sofferenze che affliggono il genere umano (▶ T20, p. 140) |
13 |
Il Parini, ovvero della gloria |
1824 |
• Giuseppe Parini insegna a un suo discepolo come sia impossibile conseguire la gloria nel mondo moderno |
14 |
Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie |
1824 |
• La morte rispetto alla vita appare più vicina al «piacere», inteso come eliminazione del dolore |
15 |
Detti memorabili di Filippo Ottonieri |
1824 |
• Raccolta di riflessioni sul comportamento umano da parte di un personaggio immaginario |
16 |
Dialogo di Cristoforo Colombo e di Pietro Gutierrez |
1824 |
• Colombo esalta il valore del rischio come antidoto alla «noia» |
17 |
Elogio degli uccelli |
1824 |
• Un filosofo «solitario» celebra il volo degli uccelli come una estrema condizione di libertà |
18 |
Cantico del gallo silvestre |
1824 |
• Al sorgere del giorno, un gallo ricorda a tutti i viventi l’infelicità del vivere (▶ T21, p. 147) |
19 |
Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco |
1825 |
• Esposizione della cosmogonia materialistica di un filosofo antico |
20 |
Dialogo di Timandro e di Eleandro |
1824 |
• Eleandro risponde all’interlocutore, che esalta la specie umana, affermando «l’infelicità necessaria di tutti i viventi» e la necessità di «ridere dei mali comuni» |
21 |
Il Copernico, dialogo |
1827 |
• Copernico, convocato dal Sole, ormai stanco di muoversi intorno alla Terra, divulga la propria teoria, sottolineando l’indifferenza e casualità dell’universo |
22 |
Dialogo di Plotino e di Porfirio |
1827 |
• Il filosofo Plotino dissuade il proprio allievo Porfirio dall’idea del suicidio, chiarendo come la vita, pur totalmente negativa, possa unire gli uomini in un legame di solidarietà e aiuto reciproco (▶ T22, p. 153) |
23 |
Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere |
1832 |
• La vita felice è possibile solo in un’attesa che non si realizzerà mai (▶ T23, p. 162) |
24 |
Dialogo di Tristano e di un amico |
1832 |
• Le visioni positive della vita si basano sull’autoinganno: Tristano, che finge di ritrattare il suo pessimismo, riafferma alla fine il valore della morte come un’unica risposta alle illusioni umane |