T9 - Dulce et decorum est (W. Owen)

70 75 80 85 90 sporgevano oltre la trincea. Essi si sentivano sicuri. Parecchi erano addirittura dritti sui parapetti. Tutti sparavano su di noi, puntando calmi, come in piazza d armi.10 Io urtai contro il sergente dei guastatori. Egli era rovesciato su un fianco, cinto della corazza, l elmetto forato da parte a parte. Era stato colpito alla testa, mentre incitava i suoi compagni, e ripeteva il grido che gli era stato troncato, con una cantilena pietosa: «Avan avan . Attorno, giacevano tre guastatori, con le corazze squarciate. Giungevamo alle trincee. Anche il capitano Bravini cadde colpito, ed io lo vidi, le braccia aperte, sprofondarsi in un cespuglio. Lo credetti morto. Ma, subito dopo, ne sentii il grido di «Savoia! ripetuto, ad intervalli, con voce fioca. Il battaglione doveva attaccare su un fronte di 250-300 metri. Ma l avvallamento del terreno ci aveva involontariamente sospinti, man mano che avanzavamo, verso la stessa striscia di terreno antistante alle trincee nemiche, larga appena una cinquantina di metri. Le mitragliatrici non potevano più colpirci, ma noi offrivamo, ai tiratori in piedi, un bersaglio compatto. I resti del battaglione erano tutti ammassati in quel punto. Contro di noi si sparava a bruciapelo. D un tratto, gli austriaci cessarono di sparare. Io vidi quelli che ci stavano di fronte, con gli occhi spalancati e con un espressione di terrore quasi che essi e non noi fossero sotto il fuoco. Uno, che era senza fucile, gridò in italiano: «Basta! Basta! . «Basta! ripeterono gli altri, dai parapetti. Quegli che era senz armi mi parve un cappellano. «Basta! bravi soldati. Non fatevi ammazzare così . 10 Tutti d armi: i soldati austriaci sparano agli italiani come se fosse un esercitazione al bersaglio. La rivelazione della «vecchia Menzogna La follia collettiva della guerra è così scoperta, rivelata dagli occhi «spalancati, [ ] pieni di interrogazione e di angoscia (rr. 16-19) dei soldati, povere vittime inermi, attori rassegnati di una lugubre messinscena decisa e diretta da altri: fa rabbrividire quel «Savoia! urlato meccanicamente, tragico ritornello che accompagna alla morte. La letteratura svolge in fondo il suo compito di demistificare la realtà, squarciando il velo della retorica / T9 / e delle falsificazioni, quale quella che descrive come eroica la morte per la patria. Proprio con un espressione del poeta latino Orazio (Dulce et decorum est pro patria mori, dolce e onorevole morire per la patria , Odi, III, 2, 13), viene intitolata una delle più significative poesie sul primo conflitto mondiale (e su ogni guerra). L autore, l inglese Wilfred Owen (1893-1918), l ha scritta, pochi mesi prima di morire, a venticinque anni, durante un attacco sul canale della Sambre, in Francia. Dulce et decorum est Wilfred Owen 5 [ ] Se potessi sentire il sangue, a ogni sobbalzo, fuoriuscire gorgogliante dai polmoni guasti di bava, osceni come il cancro, amari come il rigurgito di disgustose, incurabili piaghe su lingue innocenti amico mio, non ripeteresti con tanto compiaciuto fervore a fanciulli ansiosi di farsi raccontare gesta disperate, la vecchia Menzogna: Dulce et decorum est pro patria mori. PERCORSI NEL 900 / LETTERATURA E GRANDE GUERRA / 191

Classe di letteratura - volume 3B
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Dalla Prima guerra mondiale a oggi