Un “romanzo” sulla diversità (Folco Portinari)

PALESTRA DI SCRITTURA

Un “romanzo” sulla diversità

Folco Portinari (1926-2019) evidenzia, all’interno del Canzoniere di Umberto Saba, la centralità del tema della diversità.

In mano agli specialisti il Canzoniere diventa un fertilissimo terreno di indagine:
dietro l’apparente semplicità, così com’è a una prima lettura, il testo consente uno
scavo in profondità, tale da collocarlo tra le opere forse più «difficili», più ricche di
sviluppi, della poesia contemporanea. Non credo però che nessuna lettura possa
5      fare a meno di una contestazione: nel Canzoniere Saba racconta una storia. Certo
la racconta in modo particolare, non seguendo un ordine cronologico e forse
nemmeno logico, ma la racconta. Da questo punto di vista il Canzoniere non è
diverso da un romanzo. Anzi la mia opinione è che il Canzoniere di Saba, considerato
assieme alle opere in prosa e all’epistolario, sia davvero un romanzo, forse il
10    più importante romanzo italiano del Novecento. […]
In questo romanzo, dunque, il poeta racconta e descrive una sua storia personale,
un dramma nelle sue varie fasi, con un alternarsi di motivi positivi e negativi,
speranze e sconforti, collocandolo in un paesaggio preciso e in un preciso
ambiente, storici, cioè veri e come tali riconoscibili dal lettore: la sua famiglia
15    d’origine, la sua casa, la sua città, la nuova famiglia, la guerra, il lavoro, l’amore, le
persecuzioni, la malattia, la seconda guerra, la Liberazione, la vecchiaia. Il paesaggio
è inequivocabilmente quello, tra il carso e il mare, e così la madre, la nutrice,
la moglie, la figlia sono davvero quelle; così la naja, così la guerra è quella, ’15-’18,
con i suoi sodati, proprio quelli; così la malattia, così le illusioni, eccetera.
20    Il racconto incomincia dalla nascita del poeta e i protagonisti sono i personaggi
della vita quotidiana, gli stessi conosciuti dall’esperienza di ogni lettore.
Umberto Saba nasce a Trieste nel 1883. In realtà il padre si chiama Ugo Poli
e Saba è uno pseudonimo scelto solo più tardi. La madre invece, Felicita Rachele
Coen, è ebrea. Ed ecco che abbiamo già le notizie iniziali ed essenziali di questa
25    storia: una città, Trieste, e una famiglia «divisa», o composta con elementi eterogenei,
provenienti da culture (religioni o razze)1 tradizionalmente diverse, come la
cristiana o l’ebraica. […]
Questa situazione sembra che venga riproposta e si realizzi anche nella storia
di Saba, in una famiglia composta da genitori di diversa provenienza, in qualche
30    modo scissa. E tanto più quando il padre si separerà dalla madre, lasciandole il
piccolo Umberto.
Ecco che abbiamo tutti gli elementi per formare il primo nucleo di un dramma,
ma per scoprire anche il filo psicologico che lega tutto il racconto. C’è l’ambiente
(Trieste, il suo porto, le navi cariche di mercanzie, le strade, il mare, il Carso,
35    luoghi perpetui ai quali ritorna sempre il poeta con amore «filiale»), ci sono
i personaggi, c’è la motivazione di un dramma, un tema che ritorna, con infinite
variazioni, in tutto lo svolgimento dell’opera di Saba. Si può dire che è la storia
di uno che si sente, o viene considerato «diverso». L’essere «diverso» è davvero il
dramma subito dall’uomo, o violentemente conculcato nell’uomo, perseguitato o
40    emarginato quasi a termini di legge. […]
Per Saba l’essere, o il sentirsi, diverso diventa come una malattia psicologi
ca, l’inquietudine che genera poi tutte le altre inquietudini, le insoddisfazioni, le
malattie, le angosce del suo dramma intimo; raccontato nelle poesie o con aperte
confessioni o con metafore, cioè cogliendo altrove o paragonando altre forme e
45    altre situazioni di inquietudine e di malessere alla sua (anche Trieste, abbiamo
visto, è a suo modo «diversa» e può quindi facilmente trasformarsi in un simbolo:
parlare di Trieste è come parlare di sé, o meglio dei propri genitori, o della madre
o, infine, della nutrice, della balia amata che lo allevò con amore materno, quasi
sostituendosi alla mamma nel cuore e nella memoria del poeta).
50    Se nella «diversità» sono le ragioni del malessere, è naturale che la salute venga
cercata e indicata col desiderio di mescolarsi alla calda vita di tutti, confondersi
nella folla del borgo, nella truppa anonima ma umana del reggimento. Insomma,
«essere come tutti gli uomini di tutti i giorni». Questo è l’itinerario del romanzo di
Saba, dai sintomi della malattia ai progetti di guarigione.
55    Essere come tutti gli uomini, d’accordo, ma prima ancora riconoscersi nelle creature
e riconoscere le virtù delle creature, esemplari per l’uomo: cioè riconoscere alla
natura quelle virtù che l’hanno da sempre proposta come modello di vita, di esistenza,
come insegnano trenta secoli di cultura contadina. Chi sono queste creature? Una
capra, un merlo, un pettirosso… Sono gli animali e sono le piante e i fiori, ma è anche
60    il mare, il cielo, il borgo, il campo. Oppure sono i giovani, i ragazzi, Glauco, Guido,
il garzone con la carriola, il portiere della Triestina, cioè il simbolo della salute
e dell’innocenza per antonomasia. Certo non per disegnare un quadro idillico della
realtà, ma per restituire al dramma dell’uomo una pulizia e una consistenza naturali.
Ed ecco che il romanzo di Saba si arricchisce di nuovi elementi, di nuovi personaggi,
65    di nuove storie. Dopo la madre e la balia (la divisione del suo cuore,
sempre scisso in due), la quiete potrebbe venirgli dalla moglie Lina, una dei protagonisti
del suo racconto. E Lina è presentata subito in una celeberrima poesia,
paragonata a tutte le creature domestiche e familiari all’uomo per utilità o bellezza,
per definire così la naturale innocenza. È certo una delle più importanti poesie
70    d’amore di tutti i tempi: «Tu sei come una giovane, / una bianca pollastra… / Tu
sei come una gravida / giovenca… / Tu sei come la rondine…»
Ma dopo Lina entra in scena Linuccia, la figlia, nuovo eventuale motivo di
una nuova divisione. E poi i compagni conosciuti durante il servizio militare e la
guerra, come Zaccaria. Il racconto infatti è andato avanti: Umberto è cresciuto, si
75    è sposato, ha avuto una figlia, è venuto in Italia a fare il soldato, è partito per la
guerra. Una guerra non eroica, se per eroismo si intende solo il gesto clamoroso
e vistoso, ma una guerra vissuta accanto agli «uomini di tutti i giorni», per ricomporre,
rimettere assieme una solidarietà e una comprensione umana annullate
da una brutale follia. Quindi la pace e il ritorno a Trieste, divenuta italiana. Poi il
80    lavoro, l’acquisto di una libreria antiquaria, una vita normale.
Pace, normalità? Per Saba la pace è breve e apparente, presto rotta dall’irrequietezza,
da quell’antico malessere di dentro che cerca una medicina nella meditazione,
nella confessione, nell’esame ripetuto e continuo di sé e delle cose del
mondo, alla ricerca di un equilibrio o alla ricerca della verità. Che è il fare poesia.
85    Perciò ancora una volta Saba è diviso, tra il desiderio e il timore di «guarire» (l’impossibilità?),
se guarire può significare anche la perdita del motivo per cui scrivere,
confessarsi, essere poeta: essere cioè «diverso» in un altro modo. Questo è il tema
svolto nella parte centrale del suo romanzo autobiografico.
Ma questo suo essere diverso gli è riproposto dalla storia come realtà drammatica,
90    quando il mondo viene nuovamente sconvolto dallo scatenamento delle persecuzioni
razziali contro gli ebrei e dallo scoppio della Seconda guerra mondiale:
per la sua «parte» ebraica, pure Saba è messo al bando, deve nascondersi, deve
attendere la Liberazione. Non si pensi però a una poesia enfatica. Lo stile di Saba è
sempre di una discorsiva semplicità, anche se scava nel profondo dell’anima, dove
95    è difficile arrivare. Il suo discorso, l’argomento perenne, pur nei momenti tragici
della vita, rimane sempre quello del destino dell’uomo, della situazione in cui si
trova nella storia e della condizione in cui si trova a esistere; la condizione umana,
messa a confronto con la sua, particolare e personale. Le vicende passano ma
questi restano i problemi veri, con tutte le contraddizioni, le tentazioni, gli errori,
100  gli entusiasmi, le ansie di verità, le passioni.
L’uomo Saba, quello che fu il piccolo Berto, ormai invecchia e le passioni giovanili
lasciano il posto alla saggezza o, almeno, al desiderio di trovare la saggezza.
Il vecchio savio può essere rappresentato come Ulisse, che ha peregrinato per i
mari e ha conosciuti i mondi più strani, attraverso le più romanzesche avventure.
105  Un Ulisse saggio e irrequieto, pronto a ripartire col bagaglio della sua saggezza,
perché c’è sempre ancora un al di là da raggiungere, da conoscere. E soprattutto un
Ulisse che vuole lasciare al suo Telemaco un messaggio di verità. Ecco, Telemaco
può essere un poco l’emblema dei suoi antichi ragazzi, Glauco, Guido; Entello,
la sua Linuccia, che tornano come a chiudere un cerchio. Così come tornano le
110  «creature» (gli uccelli, per esempio, ai quali dedica un’intera raccolta di poesie).
Nell’epilogo della vita e del racconto si mantengono le promesse della giovinezza.
Il romanzo si chiude senza colpi di scena. La morte (che verrà per lui il
25 agosto 1957) non è attesa con paura, non è un avvenimento tragico, ma la
soluzione naturale dell’esistenza, la conclusione della sua storia. È il momento in
115  cui ogni male si acquieta e le contraddizioni si compongono, si risolvono, in pace.

(Folco Portinari, Introduzione, in Umberto Saba, Il Canzoniere, Einaudi Scuola, Torino 1990)

 >> pagina 243 

COMPRENSIONE E INTERPRETAZIONE

1 Riassumi il contenuto del brano in circa 5 righe, individuando la tesi fondamentale sostenuta dall’autore.

2 Per quale motivo Portinari definisce il Canzoniere di Saba forse il più importante romanzo italiano del Novecento (rr. 9-10)?

3 Qual è stata la “malattia psicologica” di Saba?

4 Che ruolo simbolico assume Trieste per il poeta?

5 Quale soluzione ha cercato Saba al dramma della propria diversità?

6 Che tipo di visione della guerra emerge dalla poesia di Saba?

RIFLESSIONI E COMMENTO

Scegli e sviluppa una delle seguenti tracce.

a Ripensando alle poesie di Saba da te lette, ti sembra di poter concordare con Portinari quanto alla centralità del motivo della diversità? Oppure hai l’impressione che si impongano anche altri temi? Quali?

b Portinari legge il Canzoniere di Saba come una sorta di “dramma della diversità”. Come viene percepita, nella società in cui vivi, la condizione di diversità (di vario tipo: etnico, religioso, di genere ecc.)? Più come una risorsa e una potenzialità o come un limite e magari anche come una ragione di discriminazione?

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi