Scritti ermeneutici e reportage Per Ungaretti la forma non si limita ad assumere una funzione esornativa: le opzioni formali hanno sempre una giustificazione e un profondo significato, che meritano di essere approfonditi e spiegati sul piano teorico. Ciò permette di comprendere la ricchezza della sua attività ermeneutica, ovvero i numerosi scritti in cui il poeta manifesta la costante ambizione di essere «esegeta di sé stesso» (Pavarini), spiegando passo dopo passo le ascendenze culturali e i significati simbolici che connotano la sua identità letteraria e forniscono la chiave per interpretare i suoi versi.
Nei suoi Saggi e interventi (uscito postumo nel 1974) in particolare Ungaretti definisce la propria concezione della poesia, il valore dei procedimenti linguistici e stilistici adottati, l’importanza di alcuni fondamentali nodi simbolici, le influenze di diverse esperienze significative della lirica europea (da Petrarca a Leopardi, da Góngora a Shakespeare, da Blake a Mallarmé, tutti autori, fra l’altro, tradotti dal poeta).
Cospicua è, nell’ambito della sua attività di prosatore, anche la produzione giornalistica: tra il 1931 e il 1935, l’autore scrive reportage per la testata torinese “La Gazzetta del Popolo”. Si tratta per lo più di scritti di viaggio, composti secondo i moduli della prosa d’arte promossi dalla rivista “La Ronda”, in cui si mescolano annotazioni letterarie, divagazioni storiche e artistiche, descrizioni paesaggistiche.