T14 - Non gridate più

T14

Non gridate più

Il dolore

Il poeta non si trova più soldato al fronte – come durante la Grande guerra –, ma qui è un “civile” fra tanti, che osserva (o ricorda) con sgomento la tragedia del secondo conflitto mondiale. Il suo invito accorato ai vivi è quello di rispettare i morti: urlare significherebbe coprire le loro voci e i loro ammonimenti, impercettibili ma preziosi.


METRO 2 quartine, la prima composta da novenari, la seconda da un endecasillabo, due settenari e un novenario.
Cessate d’uccidere i morti,
non gridate più, non gridate
se li volete ancora udire,
se sperate di non ▶ perire.

5      Hanno l’impercettibile sussurro,
non fanno più rumore
del crescere dell’erba,
lieta dove non passa l’uomo.

DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Dinanzi all’orrore della guerra, il poeta implora silenzio: non per sé, ma per i defunti, che dopo la morte fisica rischiano di essere annientati una seconda volta. Essi infatti vanno ascoltati in una sorta di raccoglimento religioso: in tal modo si può afferrare l’impercettibile sussurro (v. 5) che promana dalla terra, non calpestata dal piede profano e distruttore dell’uomo. Solo il silenzio come estrema forma di dignità e riserbo umani, infatti, può far crescere l’erba (lieta dove non passa l’uomo, v. 8), cioè ricomporre idealmente quell’armonia del creato turbata dalla stupida crudeltà dell’uomo. La compostezza e il rispetto per i morti sono gli unici strumenti per reagire alla barbarie: chi grida e dimentica il passato è condannato a non conservare traccia di umanità, a uccidere per la seconda volta le vittime della strage, ignorando la loro muta richiesta di pace.

Non conosciamo la data di composizione della poesia, ma gli studiosi formulano due ipotesi. La prima è che sia stata scritta nel 1943, precisamente nel luglio di quell’anno, quando il bombardamento alleato su Roma distrusse il quartiere di San Lorenzo, non lontano dal cimitero del Verano, causando la morte di circa tremila persone. La seconda propone invece una data più tarda: Ungaretti sarebbe stato ispirato a scrivere Non gridate più dall’accesa conflittualità politica e sociale che sconvolgeva il paese appena uscito dalla tragedia della guerra e del nazifascismo.
Qualunque sia stata l’occasione che l’ha ispirata, il significato fondamentale della poesia non cambia: soltanto la memoria e la lezione della Storia possono cancellare l’odio e la violenza.

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Le scelte stilistiche

La tradizione della poesia civile italiana non è priva di retorica: il poeta vate che dispensa insegnamenti morali e lezioni politiche costituisce una figura ricorrente anche dopo l’Ottocento. Senza rinunciare alla funzione pubblica della poesia, Ungaretti la declina però in una forma diversa: l’ispirazione è sempre tratta dalla Storia e dai suoi grandi eventi, ma il messaggio che egli intende fornire supera le logiche contingenti del tempo per assumere un significato universale. Dunque, se il modo imperativo dei verbi in apertura (Cessate, non gridate ripetuto due volte nello stesso verso) e l’insistenza delle rime o delle consonanze interne (cessate : gridate : gridate : volete : sperate) tradiscono l’impeto e l’indignazione in un monito che vuole essere accorato e severo, nella seconda strofa il linguaggio si fa più sussurrato, quasi allusivo: lo richiede il compito della poesia, che non deve urlare, ma ascoltare la flebile, eppure indispensabile, voce dei morti.

VERSO LE COMPETENZE

COMPRENDERE

1 A chi si rivolge il poeta?

2 Che messaggio possono comunicare i morti ai vivi?

ANALIZZARE

3 Quale registro linguistico utilizza il poeta? Individuane le parole più significative.

4 Perché la voce dei morti è un sussurro quasi impercettibile?

5 Perché l’erba è lieta dove non passa l’uomo (v. 8)?

INTERPRETARE

6 Perché le grida uccidono i morti? In che senso questi possono morire un’altra volta?

7 Quale giudizio complessivo sulle azioni umane emerge dal testo?

8 Perché Non gridate più può essere considerata un esempio di poesia “civile” ma non “politica”?

DIBATTITO IN CLASSE

9 Ritieni che il messaggio di Non gridate più possa essere definito “pacifista” o “non violento”? E, in tal caso, pensi che un messaggio del genere possa essere efficacemente trasmesso dalla poesia, o altre forme espressive sono, a tuo parere, più incisive ed efficaci? Discutine con i compagni.

Le prose

Scritti ermeneutici e reportage Per Ungaretti la forma non si limita ad assumere una funzione esornativa: le opzioni formali hanno sempre una giustificazione e un profondo significato, che meritano di essere approfonditi e spiegati sul piano teorico. Ciò permette di comprendere la ricchezza della sua attività ermeneutica, ovvero i numerosi scritti in cui il poeta manifesta la costante ambizione di essere «esegeta di sé stesso» (Pavarini), spiegando passo dopo passo le ascendenze culturali e i significati simbolici che connotano la sua identità letteraria e forniscono la chiave per interpretare i suoi versi.
Nei suoi Saggi e interventi (uscito postumo nel 1974) in particolare Ungaretti definisce la propria concezione della poesia, il valore dei procedimenti linguistici e stilistici adottati, l’importanza di alcuni fondamentali nodi simbolici, le influenze di diverse esperienze significative della lirica europea (da Petrarca a Leopardi, da Góngora a Shakespeare, da Blake a Mallarmé, tutti autori, fra l’altro, tradotti dal poeta).
Cospicua è, nell’ambito della sua attività di prosatore, anche la produzione giornalisticatra il 1931 e il 1935, l’autore scrive reportage per la testata torinese “La Gazzetta del Popolo”. Si tratta per lo più di scritti di viaggio, composti secondo i moduli della prosa d’arte promossi dalla rivista “La Ronda”, in cui si mescolano annotazioni letterarie, divagazioni storiche e artistiche, descrizioni paesaggistiche.

Classe di letteratura - volume 3B
Classe di letteratura - volume 3B
Dalla Prima guerra mondiale a oggi