Lo stile

IN BREVE da edizione alla memoria di Ruggero Pascoli, il padre assassinato nel 1867. La morte non viene più intesa romanticamente come approdo ideale o come sublime annullamento: di fronte a essa e alle immagini che ne derivano la tomba e il camposanto non si prova che sgomento e paura. Allo stesso tempo, però, il poeta cerca continuamente di rinsaldare i vincoli spezzati, recuperando una sorta di comunicazione affettiva con i defunti della propria famiglia, in un rapporto che sappia trascendere i limiti spazio-temporali. Tra chi c è ancora e chi è scomparso persiste un legame: i morti nella poesia di Pascoli sussistono in una condizione intermedia tra la vita e il nulla, e da lì possono tornare per incontrare i vivi (come accade in molti componimenti, spesso al momento del crepuscolo, prima che scenda la notte). Dunque, i congiunti scomparsi non esistono soltanto nel ricordo: al contrario, la loro presenza è reale, tangibile, quasi ossessiva nella coscienza dei sopravvissuti. MYRICAE TITOLO TEMI il titolo deriva da un verso della quarta Bucolica di Virgilio attenzione verso il mondo della natura e della campagna, contemplato nelle sue realtà più umili e cariche di implicazioni simboliche tamerici (dal lat. myricae) come emblema della poesia pastorale e dello stile dimesso motivi della raccolta diventano metafora di una condizione interiore, proiezione dei diversi stati d animo del poeta Lo stile | LA LINGUA E LA SINTASSI | La semplicità delle cose rappresentate in Myricae trova riscontro nello stile di Pascoli. Sul piano lessicale egli impiega vocaboli della tradizione letteraria, termini riferibili a un linguaggio pre-grammaticale e vocaboli tecnici attinti dalla botanica, dalla zoologia, dalle attività agricole e artigianali. Le novità della lingua di Myricae Un lettore di cultura e acume non comuni, lo scrittore Pier Paolo Pasolini, ha visto in Myricae di Pascoli il punto di partenza di una «rivoluzione stilistica destinata a influenzare fortemente la produzione lirica italiana del Novecento. Nella storia della lingua letteraria, l esperienza pascoliana rappresenta infatti una profonda novità, in quanto alternativa al monolinguismo lirico di ascendenza petrarchesca, egemone nella tradizione poetica italiana. Possiamo affermare che, con Myricae, Pascoli porta a compimento nella scrittura lirica la rivoluzione inaugurata nel romanzo da Alessandro Manzoni: un progetto di «democrazia poetica (Contini) che, abbattute le rigide selezioni classicistiche, estende il diritto di cittadinanza letteraria a tutti gli elementi della realtà; tanto l illustre, lo specialistico e il peregrino quanto l umile, il quotidiano e il consueto entrano a far parte della poesia. Analizziamo le diverse componenti del lessico di Myricae a partire dalle osservazioni di Gianfranco Contini, che per primo l ha studiato in maniera sistematica. In primo luogo, sopravvivono nel lessico pascoliano vocaboli della tradizione letteraria (compresi termini di derivazione dantesca e, in generale, aulicismi), come conseguenza della formazione classicista dell autore. Si tratta della componente meno rilevante: queste vestigia del codice poetico tradizionale consentono però di intravedere il punto di partenza della sperimentazione pascoliana e di valutare dunque appieno lo straordinario lavoro compiuto dal poeta nel percorrere la grande distanza che separa la lingua antica dalla nuova. 408 / IL SECONDO OTTOCENTO

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento