Classe di letteratura - volume 3A

70 75 80 85 90 95 100 105 110 quella gente, col biscotto22 alla mattina e il pane e l arancia amara a colazione, e la merenda, e le lasagne alla sera, ci volevano dei denari a manate, e le lasagne si scodellavano nelle madie23 larghe come tinozze. Perciò adesso, quando andava a cavallo dietro la fila dei suoi mietitori, col nerbo24 in mano, non ne perdeva d oc chio uno solo, e badava a ripetere: «Curviamoci, ragazzi! . Egli era tutto l anno colle mani in tasca a spendere, e per la sola fondiaria25 il re si pigliava tanto che a Mazzarò gli veniva la febbre, ogni volta. Però ciascun anno tutti quei magazzini grandi come chiese si riempivano di grano che bisognava scoperchiare il tetto per farcelo capire26 tutto; e ogni volta che Mazzarò vendeva il vino, ci voleva più di un giorno per contare il denaro, tutto di 12 tarì d argento, ché lui non ne voleva di carta sudicia27 per la sua roba, e andava a comprare la carta sudicia soltanto quando aveva da pagare il re,28 o gli altri; e alle fiere gli armenti di Mazzarò coprivano tutto il campo, e ingombravano le strade, che ci voleva mezza giornata per lasciarli sfilare, e il santo, colla banda,29 alle volte dovevano mutar strada, e cedere il passo. Tutta quella roba se l era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dor mire la notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll affaticarsi dall alba a sera, e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch era tutto quello ch ei avesse al mondo; perché non aveva né figli, né nipoti, né parenti; non aveva altro che la sua roba. Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba. Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol stare con chi sa tenerla, e non la sciupa come quel barone che prima era stato il padrone di Mazzarò, e l aveva raccolto per carità nudo e crudo ne suoi campi, ed era stato il padrone di tutti quei prati, e di tutti quei boschi, e di tutte quelle vigne e tutti quegli armenti, che quando veniva nelle sue terre a cavallo coi campieri30 dietro, pareva il re, e gli preparavano anche l alloggio e il pranzo, al minchione, sicché ognuno sapeva l ora e il momento in cui doveva arrivare, e non si faceva sorprendere colle mani nel sacco. «Costui vuol essere rubato per forza! , diceva Mazzarò, e schiattava dalle risa quando il barone gli dava dei calci nel di dietro, e si fregava la schiena colle mani, borbottando: «Chi è minchione se ne stia a casa , «la roba non è di chi l ha, ma di chi la sa fare . Invece egli, dopo che ebbe fatta la sua roba, non mandava certo a dire se veniva a sorvegliare la messe, o la vendemmia, e quando, e come; ma capitava all improvviso, a piedi o a cavallo alla mula, senza campieri, con un pezzo di pane in tasca; e dormiva accanto ai suoi covoni, cogli occhi aperti, e lo schioppo fra le gambe. In tal modo a poco a poco Mazzarò divenne il padrone di tutta la roba del barone; e costui uscì31 prima dall uliveto, e poi dalle vigne, e poi dai pascoli, e poi dalle fattorie e infine dal suo palazzo istesso, che non passava giorno che non firmasse delle carte bollate,32 e Mazzarò ci metteva sotto la sua brava croce.33 Al barone non rimase altro che lo scudo di pietra34 ch era prima sul portone, ed era 22 biscotto: pane cotto due volte per far- lo durare più a lungo. 23 madie: casse nelle quali si impastava la farina. 24 nerbo: frusta. 25 fondiaria: l imposta sui terreni. 26 capire: star dentro. 27 carta sudicia: sono le banconote, di- sprezzate da Mazzarò, che è legato alla roba, non al capitale, che è un principio borghese. 28 il re: cioè le tasse. 29 il santo, colla banda: la processione del santo patrono, accompagnata dalla banda musicale. 30 campieri: sorveglianti dei campi. 31 uscì: perse il possesso. 32 carte bollate: dove si registrano gli at- ti di vendita dei terreni. 33 la sua brava croce: la firma dell analfabeta (quale è Mazzarò). 34 scudo di pietra: lo stemma di famiglia. L AUTORE / GIOVANNI VERGA / 245

Classe di letteratura - volume 3A
Classe di letteratura - volume 3A
Dal secondo Ottocento al primo Novecento