Classe di letteratura - volume 2

Glossario se formato tutto di dattili; e. olospondaico, se tutto di spondei. Nell e. greco le cesure più comuni sono: la cesura pentemimera, la cesura trocaica, la eftemimera. L e. latino, introdotto da Ennio, ha prevalenza di spondei, rigetta la cesura trocaica, preferisce la pentemimera. Con Virgilio l e. di stile severo raggiunge la perfezione anche per la tecnica delle regole sulla fine del verso. Nell e. medievale la cesura pentemimera diventa quasi esclusiva e spesso viene introdotta la rima . Nella metrica italiana cosiddetta barbara il ritmo dell e. è generalmente riprodotto con un settenario più un novenario. F Fabula Termine equivalente all italiano favola ma conservato nell uso filologico e letterario nel significato di rappresentazione drammatica , soprattutto per indicare i vari tipi di commedia e tragedia dell età romana. Nella critica formalistica, il complesso dei materiali di una narrazione, analizzati in successione rigorosamente logico-temporale, indipendentemente dalla disposizione in cui l autore ha voluto presentarli nell intreccio dell opera. Figura etimologica una figura retorica grammaticale e insieme semantica che consiste nell accostamento di due parole aventi la stessa radice. La f. e. rientra nella famiglia delle paronomasie , vale a dire di quelle espressioni che, poste nello stesso segmento discorsivo, si richiamano per affinità di forma, ma se ne differenziano per lievi mutamenti dell espressione in grado così di creare inediti e inattesi circuiti di senso. Nel caso della f. e., l affinità di forma viene però determinata dalla presenza di una stessa radice per origine di etimo o per derivazione (come nelle espressioni vivere la vita , morire di una morte , amare di un amore , sognare un sogno ecc.). La figura si presta così a meccanismi di intensificazione semantica del concetto di base (evocata dalla radice), garantendone una maggiore forza espressiva. Flash back Nella tecnica cinematografica, procedimento narrativo consistente nell interrompere il racconto di fatti attuali nel loro sviluppo cronologico, per inserirvi un episodio anteriore collegato più o meno intimamente con il racconto stesso. Per estensione, analogo procedimento adottato in opere narrative, soprattutto mediante inserti della memoria del passato nelle vicende del presente. Focalizzazione Nello svolgimento di un racconto è il particolare punto di vista da cui vengono narrati i fatti. La narrazione più diffusa è quella a focalizzazione zero , quando gli eventi sono riportati da un narratore onnisciente che non solo conosce i fatti, ma anche gli umori e i pensieri dei suoi personaggi. Talvolta, il punto di vista coincide invece con quello di un personaggio ed è il caso della cosiddetta focalizzazione interna ; infine, quando la narrazione è oggettiva, svolta da un narratore che riferisce azioni e comportamenti dei personaggi senza però aver accesso alla loro psicologia, si parla di focalizzazione esterna . Fonosimbolo Manifestazione fonica non riconducibile alle strutture fonematiche e morfematiche proprie di una data lingua. Il termine fonosimbolico è usato talvolta dai linguisti come equivalente di onomatopeico, per definire l origine di vocaboli che suscitano per onomatopea l immagine non di un suono o rumore ma di fatti visivi, di condizioni astratte ecc. Nell analisi dei testi letterari, specie poetici, il concetto di fonosimbolismo può estendersi e comprendere tutte le strutture foniche (allitterazioni , assonanze , paronomasie , elementi ritmici ecc.) capaci di suggerire significati supplementari. Fronte Nella canzone antica o petrarchesca, la prima delle 3 parti in cui si suole dividere la strofa; è suddivisa a sua volta in 2 piedi di identica struttura metrica. H H steron pr teron Figura retorica (dagli antichi retori chiamata isterologia), per la quale l ordine delle parole è invertito rispetto all ordine naturale delle azioni. Esempio: «tu non avresti in tanto tratto e messo / nel foco il dito (Dante, Paradiso, XXII, 109-110). I Inversione Spostamento nell ordine o nella disposizione degli elementi (due o più) di un insieme che per lo più prendono il posto l uno dell altro, in modo da ottenere una disposizione contraria a quella di prima, o comunque diversa: i. dei termini di una proposizione. In particolare, i. di un costrutto o i. sintattica, la disposizione delle parole di un costrutto sintattico in modo diverso da quello normale e più semplice, soprattutto per effetti stilistici: le i. sono frequenti nella poesia; i. elegante, studiata, contorta, forzata, che genera oscurità. Esempio: «O del grand Appennino / figlio picciolo (T. Tasso, Rime, 573, 1-2). Invettiva Discorso polemico concitato e violento, di accusa, di oltraggio, di acerbo rimprovero, contro persone o cose. Anche, scritto fortemente polemico e, in particolare, componimento letterario in voga nel Trecento e nel Quattrocento. Esempio: «Casto poeta che l Italia adora, / vegliardo in sante visioni assorto, / tu puoi morir! Degli antecristi è l ora! / Cristo è rimorto! (E. Praga, Preludio, vv. 13-16; è la violenta invettiva rivolta a Manzoni). Ipallage Figura retorica consistente nel mutare il normale rapporto semantico e sintattico fra due parole, attribuendo per esempio un aggettivo a un sostantivo diverso da quello cui, nella stessa frase, dovrebbe unirsi. Esempio: «deluse palme (Ugo Foscolo, In morte del fratello Giovanni, v. 7). Iperbato Figura retorica consistente nel separare due parole strettamente connesse dal punto di vista sintattico mediante l inserzione di una o più parole, in modo da determinare un ordine inconsueto o irregolare degli elementi della frase, con particolari effetti di suggestione poetica. Esempi: «le nate a vaneggiar menti mortali (U. Foscolo, All amica risanata, v. 12); «il fior dei tuoi gentili anni caduto (Ugo Foscolo, In morte del fratello Giovanni, v. 4). Iperbole Figura retorica, consistente nell esagerazione di un concetto oltre i termini della verosimiglianza, per eccesso ( le grida salivano alle stelle ) o per difetto ( non ha un briciolo di cervello ). Ipotassi Procedimento sintattico (detto anche subordinazione) per cui le proposizioni sono ordinate ed espresse nel periodo secondo un rapporto di dipendenza cronologica e causale, che comporta una stretta subordinazione di modi e di tempi (per es., spero che venga ; speravo che venisse ). L i., che si oppone 951

Classe di letteratura - volume 2
Classe di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento