T16 - Andrea Battistini, Raccontare la Seconda guerra

Tipologia B Raccontare la Seconda guerra mondiale T 16 AMBITO STORICO Andrea Battistini Il critico letterario Andrea Battistini (Bologna 1947), nel saggio Documentare ed esprimere: la memorialistica sulla guerra raccolto nel volume Sondaggi sul Novecento (2003), individua le caratteristiche fondamentali delle scritture dedicate alla guerra da parte di chi l ha vissuta sulla propria pelle. Del saggio riproduciamo qui di seguito la sezione finale, dedicata alle caratteristiche principali delle scritture riguardanti il secondo conflitto mondiale. 5 10 15 20 25 30 35 Gli scrittori che hanno lasciato il ricordo della loro partecipazione alla Prima guerra mondiale, per quanto numerosi, non sono mai tanti quanti i memorialisti della seconda, che cade in un periodo in cui il tasso di alfabetizzazione si è parecchio innalzato. Questo aspetto è significativo perché nella Prima guerra mondiale furono soprattutto gli intellettuali a lasciare scritta la loro esperienza, laddove nella seconda è anche gente qualunque, semianalfabeta, che racconta. Tutti ormai sentono l esigenza di scrivere, anche senza avere velleità letterarie. Un altra differenza è che la Prima guerra mondiale conosce solo il fenomeno del reducismo e l uscita delle memorie è intermittente; nella produzione relativa alla Seconda guerra mondiale invece c è un flusso continuo di cui si possono distinguere tre fasi, individuate da Giovanni Falaschi nel saggio La memorialistica dalle guerre garibaldine alla guerra di liberazione (1997). Il primo momento va dal 1944-45 (con una sfasatura tra il sud dell Italia, liberato prima, e il nord) al 1948, ed è caratterizzato dalla presenza di scrittori non professionisti, scrittori d occasione che sentono l esigenza di raccontare, pur avendo, a volte, una padronanza precaria della scrittura. La seconda fase va dal 1948 al 1956, l anno della rivoluzione ungherese e a ridosso del decennale della Liberazione. In questo periodo, il protagonista individuale della memorialistica lascia lo spazio a storie locali, con una notevole diversificazione dovuta alla natura stessa della guerra partigiana, che fu un fenomeno frammentato per la presenza di più piccole brigate autonome le cui storie erano ricostruite in funzione delle zone geografiche in cui operarono. Infine un terzo momento, andando dal 1957 al 1968, si colloca a una distanza temporale dai fatti che è aumentata, con il risultato che lo sguardo è diventato più distaccato e ironico, senza la mitizzazione che spesso si era avuta in precedenza (notevole l eccezione rappresentata dal più tempestivo Il sentiero dei nidi di Ragno di Italo Calvino, già distaccato e ironico nel libro del 1947). Il genere preferito al quale affidare i propri ricordi è il romanzo autobiografico. Ma la scelta non risponde soltanto al gusto o alla moda letteraria del tempo. la diversa natura della guerra ad orientare verso soluzioni romanzesche. Nella Prima guerra mondiale, la memorialistica è, in senso etimologico, monotona, perché tutti quelli che l hanno combattuta sono rimasti immobili per mesi e mesi in trincea, anche se in luoghi diversi. Nel 1915-18 sono state più le attese lunghissime e snervanti che gli assalti di baionette, per altro molto sanguinosi. Una situazione quindi poco congeniale al senso avventuroso più idoneo al romanzo. Viceversa la Seconda guerra mondiale è stata condotta su scenari molto più mossi e vari, con gli ambienti e le situazioni che modificano la tecnica di guerra e le esperienze dei combattenti: la trincea lascia il posto a forme di lotta diversificate, che si possono 329

Palestra di scrittura
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