T8 - Elsa Morante, Le esplorazioni del piccolo Giuseppe

Verso la prima prova d esame Elsa Morante, Le esplorazioni del piccolo Giuseppe T 8 La Storia Il passo è tratto da La Storia (1974) di Elsa Morante (Roma 1912-1985), autrice dedita a coltivare, nel secondo Novecento, un romanzo di stampo ottocentesco, ma corretto da un miscuglio inedito di realismo, fiaba e magia. Al centro della narrativa dell autrice ci sono gli umili e gli emarginati, cui la letteratura è chiamata a restituire voce e dignità. Nella Storia, in particolare, viene narrata una vicenda ispirata a un fatto di cronaca vera (una madre impazzita dopo la morte del figlioletto, afflitto da epilessia): Ida Ramundo, insegnante, vedova e già mamma di un ragazzo, concepisce il figlio Useppe (Giuseppe) dopo una violenza ai suoi danni da parte di un soldato tedesco, durante la Seconda guerra mondiale. Il testo selezionato racconta la crescita e la scoperta del mondo di Useppe nel mezzo della Seconda guerra mondiale, in un quartiere popolare di Roma. 5 10 15 20 25 Il primo inverno della sua vita, come già l autunno, Giuseppe lo passò in totale clausura, per quanto il suo mondo via via si fosse allargato dalla stanza da letto al resto dell appartamento. Durante la cattiva stagione, tutte le finestre erano chiuse; ma anche a finestre aperte, in ogni caso la sua piccola voce si sarebbe dispersa nei rumori della strada e nel vocio del cortile. Il cortile era immenso, giacché il caseggiato comprendeva diverse scale, dalla scala A alla scala E. La casa di Ida si trovava all interno 19 della scala D, ed essendo all ultimo piano non aveva vicini diretti. Oltre al suo, difatti, su quel ballatoio si apriva soltanto un altro uscio, pi in alto, che portava ai serbatoi dell acqua. E per Ida, nelle sue circostanze, questa era una fortuna. Le stanze dell interno 19 scala D erano, per Giuseppe, tutto il mondo conosciuto; e anzi, l esistenza di un altro mondo esterno doveva essere, per lui, vaga come una nebulosa, giacché, ancora troppo piccolo per arrivare alle finestre, dal basso non ne vedeva che l aria. Non battezzato, né circonciso, nessuna parrocchia s era preoccupata di riscattarlo; e lo stato di guerra, con la confusione crescente degli ordini, favoriva il suo bando dalla creazione. Nella sua precocità, aveva presto imparato a camminare per la casa sulle ginocchia e sulle mani, a imitazione di Blitz,1 che forse fu il suo maestro. L uscio dell ingresso, per lui, era lo sbarramento estremo dell universo, come le Colonne d Ercole per gli antichi esploratori. Adesso, non era più nudo; ma infagottato, per ripararsi dal freddo, in vari cenci di lana che lo facevano sembrare un poco pi tondo, come i cuccioli nel loro pelo. Il disegno del suo viso ormai si precisava con evidenza. La forma del nasino cominciava a profilarsi, diritta e delicata; e i tratti, puri nella loro minuzia, ricordavano certe piccole sculture asiatiche. Decisamente, non somigliava a nessuno della parentela; fuorché negli occhi, quasi gemelli di quegli occhi lontani. Gemelli, però, nella fattura e nel colore, non nello sguardo. L altro sguardo, infatti, era apparso terribile, disperato e quasi impaurito; e questo, invece, era fiducioso e festante. Non s era mai vista una creatura più allegra di lui. Tutto ciò che vedeva intor- 1. Blitz: un cane amico del bambino. 250

Palestra di scrittura
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