T5 - Luigi Pirandello, Il chiodo

Tipologia A PROSA Luigi Pirandello, Il chiodo T 5 Una giornata Incluso nella raccolta Una giornata (1937), il racconto viene pubblicato per la prima volta nel 1936, nella fase tarda, dunque, della produzione novellistica di Luigi Pirandello (Agrigento 1867-Roma 1936), già ideologo dell umorismo come sentimento del contrario, dell uomo come maschera nuda e dell inconoscibilità del vero. L ultima fase della sua produzione è contrassegnata da atmosfere sempre più rarefatte e oniriche, dove tuttavia s indagano temi già presenti nelle precedenti opere dell autore: i fragili confini tra realtà e allucinazione, tra pazzia e ricerca di una qualche salute o salvezza. Il racconto è ambientato in un tribunale degli Stati Uniti, dove Pirandello si reca durante gli ultimi anni di vita per assistere alle riprese di film tratti da suoi libri, durante l udienza per un omicidio commesso da un ragazzo. Nel testo, i pensieri dell assassino si intrecciano alla ricostruzione degli eventi a cui gli avvocati tentano di risalire. 5 10 15 20 25 30 Il ragazzo ha confessato che, quel chiodo, lui l aveva trovato traversando una strada del quartiere negro di Harlem. Era un grosso chiodo arrugginito caduto forse da un carro passato poco prima per la strada. Caduto apposta. «Come, apposta? . Inutile sgranar gli occhi, o dare un balzo sulla seggiola. Se non si voleva tener conto di questo, e del modo come il ragazzo lo diceva, calmo, convinto, ma fissato negli occhi vitrei il terrore della cosa incomprensibile e inesplicabile che gli era accaduta, inutile seguitare a interrogarlo. Quel chiodo era li , in mezzo alla strada deserta, e vi spiccava in tal maniera che irresistibilmente attirava a sé non pur lo sguardo ma anche la mano di chi si fosse trovato a passare, forzato a chinarsi per raccattarlo, anche senza sapere che farsene, anche per ributtarlo sulla strada poco dopo. Il ragazzo infatti dice che lui non pensò mai che se ne sarebbe servito; che non ci pensò neppure nell atto stesso di servirsene. L aveva in mano perché non aveva potuto fare a meno di raccattarlo; ma non ci pensava già più. Il chiodo era ormai quieto nella sua mano (ha detto cosi , e tutti hanno avuto un brivido nel sentirglielo dire), il chiodo era ormai quieto nella sua mano perché, come voleva, era stato raccattato. E cosi , sempre a suo dire, ugualmente apposta due monelle di strada, mentre lui stava per svoltare da quella dove aveva raccattato il chiodo, due monelle, l una di circa quattordici anni e l altra appena di otto, si erano azzuffate tra loro. Incendiate dentro un nembo di fuoco del sole estivo al tramonto, facevano un groviglio di braccia di gambe di stracci di capelli; e li per li , d impeto, lui s era gettato su loro, aveva alzato il pugno e ficcato il chiodo in testa alla più piccola; poi, subito dopo, ma veramente dopo un tempo infinito, nel vederla morta come da sempre, stramazzare ai suoi piedi tutta insanguinata, era restato basito tra l orrore della gente accorsa. Perché aveva colpito la piccola e non la grande non sapeva dire. Non conosceva né l una né l altra. Non aveva avuto tempo neppur di vederle in faccia. Aveva veduto soltanto che la grande teneva acciuffata la piccola per i capelli sulle tempie, e che questi capelli della piccola erano rossi di rame, e una sua mano, come artigliata, 239

Palestra di scrittura
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