I colori della STORIA - volume 2

6.1 LA DIVISIONE DELL IMPERO fiscali variavano notevolmente di anno in anno, rendendo la gestione del bilancio statale incerta, Diocleziano fissò stabilmente l ammontare delle entrate annuali dovute da ogni territorio. Per garantire il pagamento delle nuove tasse, l imperatore organizzò un sistema di registrazione degli abitanti e di tutte le proprietà terriere, il catasto (dal greco kat stichon, registro ), termine che ancora oggi indica l inventario dei beni e delle proprietà immobiliari sottoposti a tributi. LA CRISI NELLE CAMPAGNE E LA PRECETTAZIONE Frammento dell editto dei prezzi, conosciuto anche come editto di Diocleziano. La riforma amministrativa di Diocleziano sancì il definitivo declassamento dell Italia da cuore dell impero a semplice diocesi, equiparata a tutte le altre. Questo comportò il venir meno di ogni residuo privilegio goduto dagli Italici, ai quali venne esteso anche l obbligo di versare i tributi previsto per tutti gli altri territori imperiali. LA RIFORMA DELLA BUROCRAZIA E IL CATASTO Per rendere più efficiente la complessa organizzazione dell amministrazione imperiale, il numero dei funzionari della burocrazia statale venne aumentato e la loro selezione fu legata più strettamente al controllo dell imperatore. La creazione di un imponente apparato burocratico, organizzato su vari livelli gerarchici, comportò però il prosciugamento delle finanze dello Stato. Diocleziano fu dunque costretto ad aumentare le tasse, attraverso una pesante riforma fiscale. Alle imposte sulle attività artigianali e commerciali, tipiche delle città, furono aggiunte anche quelle sulla produzione agricola delle campagne. Poiché gli introiti 106 La riforma fiscale penalizzò le campagne, aggravando la crisi dei piccoli proprietari, che non avevano margini di guadagno sufficienti per pagare le tasse e alimentare il bilancio familiare; un discorso in parte analogo valeva anche per i ceti artigiani delle città. La crisi economica colpiva dunque soprattutto le classi sociali meno abbienti, spingendo molti contadini e artigiani ad abbandonare le proprie attività e a mettersi alle dipendenze dei grandi proprietari terrieri. Lo spopolamento delle città o l abbandono dei poderi da parte dei contadini pregiudicavano però l impianto stesso della riforma fiscale, che, per garantire entrate fisse, doveva contare su attività produttive (rurali e cittadine) stabili e continuative. Per porre rimedio a questa situazione, che peraltro comprometteva anche gli approvvigionamenti dei prodotti di prima necessità, Diocleziano impose agli abitanti delle città e delle campagne di non abbandonare il loro luogo di residenza, e ai figli dei lavoratori di continuare le attività dei padri (secondo il principio dell ereditarietà dei mestieri, che vietava ai giovani di scegliere liberamente la propria professione). Era il sistema della precettazione, che obbligava con la forza ogni abitante dell impero a continuare il proprio lavoro. L INFLAZIONE E L EDITTO DEI PREZZI La riforma fiscale introdotta da Diocleziano non fu sufficiente a risollevare il bilancio imperiale, perché le spese necessarie per finanziare l ampliamento dell apparato burocratico e dell esercito si rivelarono superiori alle entrate. Il disavanzo statale aggravò il fenomeno, già in atto, dell inflazione ( PASSATOPRESENTE, p. 108). L aumento dei prezzi fu così vertiginoso che nel 301 d.C. Diocleziano emanò un editto dei prezzi per stabilire il costo massimo di una serie di merci. Il calmiere provocò però effetti opposti a quelli per cui era stato emanato, alimentando ulteriormente l inflazione. Le merci elencate dalla norma di Diocleziano scomparvero dal mercato ufficiale per essere vendute a prezzi molto più elevati nel mercato nero (cioè illegale). La crisi economica si aggravò e il malcontento della popolazione costrinse Diocleziano a ritirare il suo provvedimento già nell anno successivo. Impero di Caro Impero di Diocleziano 282-283 d.C. 284-305 d.C.

I colori della STORIA - volume 2
I colori della STORIA - volume 2
Da Roma imperiale all’anno Mille