Alessandro Manzoni

      Alessandro Manzoni

LA VITA

Alessandro Manzoni nasce a Milano nel 1785. 

La madre è Giulia Beccaria, figlia di Cesare Beccaria (l’autore di Dei delitti e delle pene), sposata al conte Pietro Manzoni. Il vero padre di Alessandro Manzoni è Giovanni Verri, fratello del fondatore della rivista “Il Caffè”.


Manzoni, che viene mandato a studiare in collegi religiosi, critica gli aspetti più reazionari dell’educazione ricevuta e manifesta simpatie per le idee rivoluzionarie.


Nel 1805 Manzoni raggiunge la madre a Parigi, dove frequenta un ambiente culturale stimolante e conosce Enrichetta Blondel, che sposa nel 1808. 

La moglie, che è di fede calvinista, si converte al cattolicesimo e in quegli anni anche Manzoni inizia un percorso di riavvicinamento alla religione che sfocia nella sua conversione del 1810. Dopo questa, Manzoni decide di tornare a Milano e di dedicarsi alla letteratura. Comincia allora un periodo molto creativo in cui Manzoni scrive anche la prima versione dei Promessi sposi.


Manzoni è da sempre un sostenitore dell’unificazione nazionale. Nel 1861, quando viene proclamata l’Unità d’Italia, riceve dal re Vittorio Emanuele II la nomina a senatore.

Nel 1873, andando a messa, Manzoni cade sui gradini della chiesa e muore pochi mesi dopo.

I TEMI

Illuminismo e fede

Da ragazzo Manzoni aderisce con entusiasmo agli ideali della Rivoluzione francese. A vent’anni viene a contatto con gli ambienti intellettuali francesi, e la sua volontà di ribellione diventa una più matura condivisione degli ideali illuministi di democrazia, uguaglianza e giustizia.


Nel suo percorso di formazione, il riavvicinamento alla fede non entra in contrasto con le sue idee giovanili. 

Per Manzoni, infatti, la fede non impedisce l’uso della ragione; e da cattolico continua a credere nella libertà, nell’uguaglianza e nella giustizia, gli stessi valori difesi dal Vangelo.

Inoltre rimane contrario all’interferenza della Chiesa nella politica e al potere temporale della Chiesa, che per Manzoni è in contrasto con i principi del Vangelo: il compito della Chiesa dovrebbe essere solo quello della cura delle anime.


Dopo la conversione religiosa, Manzoni continua a credere nell’ideale illuminista dell’utilità sociale degli intellettuali, che devono avere come scopo quello di educare il popolo.

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Il Romanticismo

Quando nel 1816 nasce la polemica fra i Classicisti (che erano a favore dell’imitazione dei classici nella letteratura e nelle arti) e i Romantici, Manzoni, anche se non si schiera direttamente, sostiene le idee dei Romantici e ritiene che la letteratura debba aderire alla realtà del proprio tempo.


Per Manzoni, infatti, la letteratura deve avere «l’utile per scopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo», cioè deve parlare della realtà, in modo interessante così da coinvolgere il lettore, con il fine di educarlo.

Storia e Provvidenza

Per Manzoni la Storia non può limitarsi a ricostruire le imprese dei grandi personaggi, le guerre e le battaglie ma deve raccontare anche le vicende di chi subisce le conseguenze di tutto ciò. La Storia, cioè, deve raccontare anche la vita delle classi più umili.


Manzoni, dunque, divide gli uomini in oppressori e oppressi. Ma in questa visione del mondo, egli vede anche operare la Provvidenza divina, che è l’intervento di Dio nella vita dell’uomo. La Provvidenza, infatti, trasforma le sventure in prove destinate a verificare e rafforzare la fede dei personaggi. 

Ma, nonostante l’intervento della Provvidenza, ogni uomo rimane moralmente responsabile delle sue azioni.

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La lingua italiana

Nell’Ottocento, in Italia non esiste una lingua comune parlata e compresa da tutti. Nella tradizione letteraria esiste una lingua usata solo per le composizioni in versi. Per il romanzo invece manca, per questo Manzoni riscrive I promessi sposi tre volte, ogni volta in un “italiano” diverso.


La prima stesura è in un italiano di provenienza varia; il risultato è una lingua artificiosa, non spontanea.


Per la seconda stesura (1827) Manzoni si sforza di usare il dialetto toscano; a quel tempo molti pensano che il toscano debba diventare la “lingua italiana” ufficiale. Ma il dialetto in cui Manzoni parla è il milanese; e il risultato è ancora una volta una lingua mista e poco naturale.


Prima di comporre la terza stesura Manzoni va a Firenze. Impara bene il dialetto fiorentino parlato dalle classi colte e riscrive ancora una volta I promessi sposi

Questa edizione, scritta in dialetto fiorentino e pubblicata nel 1840, è quella che leggiamo ancora oggi.

Oltre a riscrivere il suo romanzo, Manzoni scrive trattati sulla lingua italiana e interviene più volte pubblicamente sull’argomento. È convinto, infatti, che la “questione della lingua” sia prima di tutto una questione politica, e che senza unità linguistica sia impossibile anche l’unità politica.

La “questione della lingua”

In Italia per secoli si parla solo in dialetto, e le persone provenienti da regioni italiane diverse non possono capirsi tra loro.

Quando gli italiani cominciano a sentire la necessità di una lingua comune si interrogano su quale dialetto debba diventare la “lingua italiana.” 

Molti credono che la lingua da scegliere sia il dialetto fiorentino perché è la lingua di Dante, Petrarca e Boccaccio. Ma il dibattito, iniziato nel Trecento, prosegue per secoli e di fatto sarà risolto dopo l’Unità d’Italia.

LE OPERE

Nella fase giovanile Manzoni scrive soprattutto poesie, fortemente influenzate dalle idee rivoluzionarie. Dopo la conversione religiosa, lascia questi temi e si dedica alla composizione di odi civili e poesie religiose. 


Nel 1821, appena ricevuta la notizia della morte di Napoleone, Manzoni scrive, in soli tre giorni, Il cinque maggio. In questa ode Manzoni ripercorre la vita e le gesta del grande condottiero, fino alla sconfitta finale.


Nel momento in cui approfondisce la riflessione sulla Storia, Manzoni si dedica anche alla scrittura di tragedie e apporta al genere alcune novità (in particolare abbandona l’unità di tempo e di luogo delle scene).


Nel 1822 pubblica la tragedia Adelchi, l’opera teatrale più importante del Romanticismo italiano. L’Adelchi racconta gli eventi che nell’VIII secolo portarono alla caduta del dominio longobardo in Italia. Nella storia dell’Adelchi non è difficile riconoscere i riferimenti alla situazione politica italiana dell’Ottocento, divisa in più stati e sotto il dominio delle potenze straniere.


I promessi sposi, che Manzoni scrive e riscrive tra il 1821 e il 1840, è il suo capolavoro.


Nel 1840 pubblica Storia della colonna infame, un saggio storico su un processo a due  untori avvenuto a Milano nel 1630. I due accusati vennero torturati e condannati ingiustamente, e Manzoni mette in evidenza la responsabilità morale dei giudici che decisero la pena.

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VERIFICA

Rispondi alle domande


1. Per Manzoni la Provvidenza: 

  • non ha nessun ruolo nella Storia.
  • è l’intervento di Dio nella Storia.

2. Per Manzoni gli ideali dell’Illuminismo sono:

  • compatibili con la fede.
  • incompatibili con la fede.

3. La questione della lingua per Manzoni è:

  • una questione tecnica che riguarda la scelta del dialetto.
  • una questione politica che riguarda l’Unità d’Italia.

I saperi fondamentali di letteratura - volume 2
I saperi fondamentali di letteratura - volume 2
Dal Seicento al primo Ottocento