1. I luoghi narrativi tra realtà e immaginazione
Le opere narrative non possono fare a meno della dimensione spaziale. Come nella realtà, anche gli eventi raccontati accadono in luoghi precisi, dove i personaggi abitano o comunque vivono le loro avventure. Insieme al tempo, infatti, lo spazio è una delle coordinate fondamentali della nostra esistenza. Scegliamo uno qualsiasi dei nostri ricordi: il primo giorno di scuola, un viaggio, un incontro importante, un evento straordinario di cui siamo stati protagonisti… Ogni esperienza vissuta si è svolta in un certo contesto: conoscere il “dove” ci permette di richiamare alla memoria o interpretare situazioni e avvenimenti.
I luoghi in cui gli scrittori ambientano le loro storie possono essere suddivisi in tre tipologie, in base al loro rapporto con la realtà.
- Luoghi reali: azioni e personaggi sono collocati in spazi che esistono nella realtà, e che vengono riprodotti, all’interno dell’opera, in modo più o meno dettagliato. In questo brano della Malora di Beppe Fenoglio (1922-1963), il protagonista, un giovane contadino di nome Agostino, giunge per la prima volta in visita della città piemontese di Alba:
Non c’era nessun bisogno che Tobia1 mi gridasse nelle orecchie di guardar Alba perché io me n’ero già riempiti gli occhi e per l’effetto lasciai la bestia2 e passai sul ciglio della strada a guardar meglio. Mi stampai nella testa i campanili e le torri e lo spesso3 delle case, e poi il ponte e il fiume, la più gran acqua che io abbia mai vista, ma così distante nella piana che potevo soltanto immaginarmi il rumore delle sue correnti.
Beppe Fenoglio, La malora, Einaudi, Torino 1997
- Luoghi realistici: l’autore sceglie di ambientare la sua storia in luoghi inventati ma del tutto verosimili, come una grande città, un piccolo villaggio, un lago o un altro elemento naturale… Il romanzo Fontamara, scritto da Ignazio Silone (1900-1978), è per esempio intitolato a un paese di fantasia in cui si svolge gran parte dell’azione, in una regione reale dell’Abruzzo, la Marsica:
A chi sale a Fontamara dal piano del Fucino4 il villaggio appare disposto sul fianco della montagna grigia brulla e arida come su una gradinata. Dal piano sono ben visibili le porte e le finestre della maggior parte delle case: un centinaio di casucce quasi tutte a un piano, irregolari, informi, annerite dal tempo e sgretolate dal vento, dalla pioggia, dagli incendi, coi tetti malcoperti5 da tegole e rottami d’ogni sorta. La maggior parte di quelle catapecchie non hanno che un’apertura che serve da porta, da finestra e da camino. Nell’interno, per lo più senza pavimento, con i muri a secco, abitano, dormono, mangiano, procreano, talvolta nello stesso vano,6 gli uomini, le donne, i loro figli, le capre, le galline, i porci, gli asini.
Ignazio Silone, Fontamara, Mondadori, Milano 1972
- Luoghi immaginari: tipici, per esempio, della letteratura fantastica, tali luoghi vengono interamente creati dall’immaginazione dell’autore e presentano caratteristiche che è impossibile incontrare nella realtà. Prendiamo a modello un brano delle Città invisibili di Italo Calvino (1923-1985), in cui si raccontano le visite a una serie di città di fantasia compiute da Marco Polo durante il suo lungo viaggio in Oriente:
Ora dirò come è fatta Ottavia, città-ragnatela. C’è un precipizio in mezzo a due montagne scoscese: la città è sul vuoto, legata alle due creste con funi e catene e passerelle. Si cammina sulle traversine7 di legno, attenti a non mettere il piede negli intervalli, o ci si aggrappa alle maglie di canapa.8 Sotto non c’è niente per centinaia e centinaia di metri: qualche nuvola scorre; s’intravede più in basso il fondo del burrone.
Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino 1972