PERCORSI DI ATTUALITà

3. Il lavoro, ieri oggi domani

Edward Hopper, Ufficio in una cittadina, 1953.

L’Italia, recita il primo articolo della nostra Costituzione, «è una Repubblica fondata sul lavoro». Ma quale lavoro? Per millenni la maggior parte degli abitanti della penisola è vissuta coltivando la terra, allevando animali o pescando. Solo nel Novecento l’Italia si è trasformata da paese contadino in paese industrializzato: un cambiamento che ha stravolto le città, dove nelle periferie sono nati enormi quartieri per accogliere i lavoratori giunti dalle campagne, in cerca di una vita migliore. Ma a modificarsi sono state le stesse abitudini dell’esistenza quotidiana, adattate per forza di cose ai ritmi della fabbrica, come documenta Italo Calvino in un racconto scritto negli anni Cinquanta, L’avventura di due sposi (▶ T1).

Ancora oggi l’Italia è la settima potenza industriale del pianeta. Negli ultimi decenni però il numero di operai è andato drasticamente calando. Buona parte delle persone svolge lavori che ricadono nel settore terziario: impiegati, commercianti e così via. È andata cambiando anche la tipologia dei contratti: mentre un tempo di norma si veniva assunti a tempo indeterminato, oggi prevalgono i contratti a breve e medio termine. Quella del cosiddetto “precario” è una condizione diffusa, non solo nel mondo dei call center, raccontato con ironia da Michela Murgia in un blog poi trasformato in libro (▶ T2).

La società cambia velocemente, ed è difficile prevedere cosa accadrà domani, come ha tentato di fare la giornalista Milena Gabanelli in un interessante articolo (▶ T3), nel quale sottolinea l’importanza della web e green economy. È probabile che il diffondersi delle nuove tecnologie finisca con l’erodere ulteriori posti di lavoro, perché si moltiplicheranno le mansioni che macchine e computer saranno in grado di svolgere meglio dell’uomo, e a un prezzo inferiore. Già ora, va ricordato, la percentuale di disoccupati nell’Unione Europea supera il 10% della popolazione attiva. Molti ritengono che gli impieghi si redistribuiranno, e saranno sempre più flessibili. Quella che un tempo era la regola – svolgere lo stesso mestiere dall’adolescenza all’età della pensione – diventerà un’eccezione. Potrebbe calare anche il numero delle ore settimanali di lavoro. Ma i salari saranno sufficienti a condurre una vita dignitosa? Forse una soluzione potrebbe venire dal cosiddetto “reddito di cittadinanza”, che si va sperimentando in vari paesi. Certo, il giorno in cui buona parte della popolazione vivrà grazie a una somma erogata dallo Stato, a prescindere dall’attività svolta, l’Italia non sarà più una Repubblica fondata sul lavoro.



L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
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Narrativa