1. Caratteri e tipologie

1. Caratteri e tipologie

La narrativa di formazione si concentra sull’evoluzione intellettuale e morale di un personaggio, determinata dallo scorrere degli anni e dall’accumularsi delle esperienze. In senso lato, si può dire che pressoché tutti i romanzi e racconti ricadano in questa categoria, perché l’arte del narrare si fonda appunto sulla dimensione del tempo: in ogni storia noi assistiamo a cambiamenti significativi dei protagonisti, siano essi bambini, giovani, adulti o anziani. È dunque opportuno circoscrivere il raggio d’azione di questo genere, che per lo più insiste sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Non è sempre stato così. Nell’epica antica l’eroe era una figura fatta e finita, già pronta ad affrontare le sfide e le avversità dell’esistenza: pensiamo per esempio ad Achille, oppure a Enea. Negli ultimi secoli invece la narrativa moderna ha posto l’accento sul processo di maturazione dell’individuo, che cresce ed evolve in saggezza e conoscenza facendo tesoro di errori, ingenuità, disavventure. La transizione dall’infanzia all’adolescenza, e da questa alla maggiore età, rappresenta un passaggio delicato e decisivo nella formazione del carattere. È il momento in cui riconosciamo noi stessi e le nostre attitudini, spesso attraverso conflitti destinati a segnarci per tutta la vita.

Ma esiste una struttura o un modello di canovaccio al quale obbedisce questo genere? Possiamo rispondere sì, dal momento che i romanzi di formazione seguono una precisa linea di svolgimento. Si parte da una situazione di equilibrio, infranta dal giovane protagonista che non accetta più una determinata condizione e si scontra con l’ambiente che lo circonda; tipicamente si tratta della famiglia, degli insegnanti o di qualche altra figura di riferimento. Diviso tra il bisogno di affermazione della propria personalità e i limiti imposti dalla socializzazione, il ragazzo cerca di trovare da solo la propria strada nel mondo, ostile o indifferente alle opinioni altrui: i modelli nei quali fino a ieri aveva creduto, improvvisamente gli appaiono invecchiati e inaccettabili. I progetti e i calcoli che altri hanno fatto su di lui non hanno più importanza. Contano soltanto le proprie aspirazioni, per quanto confuse possano sembrare. Mettere in discussione un sistema di regole acquisito significa spesso allontanarsi, concretamente o spiritualmente, da chi si è sempre avuto vicino e dai luoghi in cui si è cresciuti. Giunge così il momento di dimostrare agli altri che cosa si vuole e che cosa si vale: il momento di programmare in autonomia il proprio futuro.

Che cosa muta il vecchio “io” in un nuovo “io”? Le cause possono essere diverse: un innamoramento devastante, l’incontro con un guru, l’impegno in un lavoro, un lutto, la scoperta dell’arte, un’amicizia speciale. In ogni caso si tratterà di immergersi in esperienze dalle quali si uscirà diversi da prima: nell’affrontarle il giovane deve spesso fare i conti con l’improvvisa trasformazione in antagonista di chi gli ha sempre voluto bene ma non riesce a comprendere il cambiamento.

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Al termine del percorso formativo il protagonista della storia perviene a un nuovo equilibrio, che egli percepisce come una vittoria, una sconfitta o un semplice mutamento di condizione. Il caso più ovvio, innumerevoli volte replicato nella narrativa occidentale, è quello del trasferimento dalla campagna o dalla provincia in città, dove si compie il tentativo di migliorare il proprio stato sociale, o di incontrare l’anima gemella. A volte le due cose coincidono, grazie a un matrimonio strategico, e spesso le difficoltà riguardano proprio l’adeguamento a una realtà che non si conosce, e tende a respingere verso il punto di partenza.

Le nozze e il lavoro sono in effetti due traguardi tipici, rispetto ai quali si misura il raggiungimento degli obiettivi, che d’altra parte non necessariamente coincidono con la felicità: le pagine dei libri, al pari della vita reale, traboccano di ricchi infelici e di sposi insoddisfatti, così come di allegri poveracci e sereni solitari. Ma la disillusione può giungere anche molto prima, all’inizio del percorso, per la malvagità del prossimo o perché ci si rende conto di avere desiderato qualcosa di sbagliato, o di troppo lontano dalle proprie aspirazioni. Non a caso, la narrativa di formazione è costellata di falliti, emarginati, suicidi.

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EmozionArti
L’abbraccio del padre

Marc Chagall (1887-1985) è un uomo molto anziano quando dipinge questa versione della parabola del figliol prodigo. Il tenero abbraccio del padre al figlio che credeva perduto nel mondo e che invece ha fatto finalmente ritorno a casa si svolge in uno spiazzo intorno al quale si accalcano tutti i personaggi dell’universo del pittore. C’è lo stesso Chagall, seduto davanti alla tela e pronto a immortalare con le sue esplosioni di colore questo momento di gioia. C’è il villaggio natale di Chagall, sullo sfondo, che ormai da tanti anni il pittore ha lasciato ma al quale, come il protagonista della parabola, ritorna sempre anche se solo nei suoi quadri. Ci sono tutti i suoi abitanti, provenienti da un mondo lontano e alcuni ormai morti da tempo, come la prima moglie Bella, eternamente vestita da sposa: tutti sono giunti qui per gioire insieme di questo ritorno del figlio, dopo le avventure nel mondo, e di questo abbraccio.

2. Origini e sviluppo nel tempo

I racconti di formazione sono parte integrante del patrimonio letterario sin dall’antichità. In ogni cultura li si ritrova nei grandi poemi epici, come pure nelle storie sacre. Nella Bibbia, precisamente nel Vangelo di Luca, si incontra per esempio la celeberrima parabola del “figliol prodigo”, il quale si allontana dalla casa dei genitori, sperpera tutte le sue ricchezze e poi torna dal padre, che lo riaccoglie con gioia e misericordia.

In epoca moderna ai racconti si affiancano i romanzi di formazione, che hanno un primo periodo d’oro nel XVIII secolo: in connessione con le grandi trasformazioni della società, essi rappresentano giovani eroi determinati ad aprirsi nuove strade, lontane dal solco tracciato dai padri, e a muoversi in scenari diversi da quelli conosciuti nei luoghi in cui il destino li ha fatti crescere. Nasce così il Bildungsroman (“romanzo di formazione”, in tedesco), che trova terreno fertile in Germania, dove Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) negli Anni di apprendistato di Wilhelm Meister, seguito dagli Anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister, plasma il profilo di un borghese appassionato d’arte e di teatro, che percorre instancabilmente l’Europa per inseguire la sua vocazione artistica e placare la sua sete di conoscenza.

Anche l’Inghilterra vanta una precoce e ben radicata tradizione, che si dipana fra Settecento e Ottocento, nel campo dei romanzi di formazione; a segnarne gli estremi sono le storie di due straordinari orfani che per sopravvivere devono cavarsela da soli, impegnando a fondo tutte le risorse dell’ingegno: Tom Jones di Henry Fielding (1707-1754) e David Copperfield di Charles Dickens (1812-1870). In entrambi i casi l’esito delle loro traversie è una felice integrazione sociale, come avviene a Jane Eyre, altra trovatella che dopo infinite vicissitudini arriva a conoscere la serenità coniugale, nell’omonimo romanzo del 1847 di Charlotte Brontë (1816-1855).

In Francia i romanzi di formazione, che pure presentano storie e protagonisti molto diversi tra loro, si concludono spesso con cocenti fallimenti. Inaugura il XIX secolo il romantico René di François-René de Chateau­briand (1768-1848), che lancia il prototipo del giovane europeo solitario e malinconico, in preda a irrisolvibili tormenti interiori [#2], che neppure la fuga fra gli indiani d’America, lontano dalla civiltà occidentale, riesce a risolvere. Altrettanto amare le vicende parigine del provinciale Frédéric Moreau, che vede lentamente spegnersi tutte le illusioni giovanili, narrate da Gustave Flaubert (1821-1880) nell’Educazione sentimentale.

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Nel Novecento il romanzo di formazione continua a suscitare nei lettori un forte interesse. Spesso il genere viene utilizzato per mettere a fuoco i disagi esistenziali di chi vuole tentare la carriera dell’artista. Un capolavoro in quest’ambito si deve all’americano Jack London (1876-1916), che in Martin Eden racconta gli sforzi del personaggio che dà il titolo al romanzo per istruirsi, giungere al successo e lasciare alle spalle la miseria in cui è nato. Quando finalmente ottiene i riconoscimenti a lungo sognati, il disincanto gli impedisce di goderne. Disperato, finisce con l’uccidersi. Tutt’altro è invece il cammino che il tedesco Hermann Hesse (1877-1962) attribuisce a Siddharta, principe indiano vissuto nel VI secolo a.C., il quale trova la propria strada ispirato da filosofie e religioni orientali, come l’induismo e il buddhismo. Esattamente agli antipodi si situa invece il Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Céline (1894-1961), nel quale il protagonista, Bardamu, affronta i nodi più drammatici del suo tempo, dalla Grande guerra al colonialismo africano, alla civiltà industriale, alla desolazione delle periferie, sino a che diventa medico in un manicomio. La stessa meta, ma come paziente, aspetta Holden Caul­field, il giovane Holden che nel romanzo omonimo scritto nel 1951 da J.D. Salinger (1919-2010) non riesce in alcun modo ad adattarsi alla società degli adulti.

Uno degli espedienti più fruttuosi nella narrativa di formazione sta proprio nell’incrociare la maturazione di un personaggio con grandi eventi storici, o con questioni collettive nelle quali si trova implicato anche senza volerlo. Così Harper Lee (1926-2016), nel Buio oltre la siepe, dà un affresco straordinario delle profonde fratture sociali scatenate dal razzismo nell’America degli anni Trenta, a partire dalla prospettiva di una ragazzetta dell’Alabama. Più di recente, il principale detonatore di vicende private altrimenti anonime sono stati gli attentati terroristici. Tra i personaggi più riusciti possiamo ricordare due newyorkesi: Oskar, ragazzino che nel romanzo Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer (n. 1977) ha perso il padre nel crollo delle Torri gemelle, l’11 settembre 2001; e l’adolescente Theo, che nel Cardellino di Donna Tartt (n. 1963) vede la madre morire in un’esplosione al Metropolitan Museum.

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Nel nostro paese il romanzo di formazione si afferma piuttosto tardi. Il primo esempio degno di nota è rappresentato dal capolavoro di Ippolito Nievo (1831-1861) Le confessioni d’un italiano, pubblicato postumo nel 1867: è la storia di un povero orfanello, che riesce a riscattarsi tramite lo studio e l’amor di patria, e vive una contrastata storia d’amore con l’affascinante cugina. Nei decenni successivi il romanzo italiano batterà altri sentieri, spesso indugiando su un luogo simbolico della crescita personale, la scuola: in epoche diverse, tra le aule sono ambientati per esempio i romanzi di Edmondo De Amicis, Leonardo Sciascia ( T2, p. 396) e, per venire ai nostri giorni, Alessandro d’Avenia.

In altri contesti matura la conoscenza del mondo da parte di ragazzi come Agostino, il tredicenne protagonista dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia (1907-1990), che durante le vacanze estive in Versilia scopre la propria sessualità, o come Pin, il ragazzo senza famiglia costretto a crescere in fretta durante i drammatici mesi della Resistenza in Liguria che Italo Calvino (1923-1985) immortala nel Sentiero dei nidi di ragno. Nella scia di Pin, ma in tutt’altro contesto geografico e sociale, si incontrano Riccetto e gli altri adolescenti plebei, cinici e insieme teneri, delineati da Pier Paolo Pasolini (1922-1975) in Ragazzi di vita ( T1, p. 390), ambientato nelle borgate romane degli anni Cinquanta.

Anche in tempi più vicini non sono mancati eroi adolescenti alle prese con la fatica di crescere. In Jack Frusciante è uscito dal gruppo, per esempio, Enrico Brizzi (n. 1974) punta i riflettori su Alex, un liceale bolognese ribelle, che scorrazza sulla sua bicicletta, mai stanco di innamorarsi, ascoltare musica e passare serate in compagnia. Il tema dell’amicizia, volto al femminile, è al centro dell’Amica geniale ( T3, p. 402) di Elena Ferrante, primo romanzo di una quadrilogia ambientata nel cuore di Napoli. Sulla fatica di socializzare con i coetanei, viceversa, Niccolò Ammaniti (n. 1966) ha costruito il romanzo Io e te, in cui un adolescente si rinchiude in cantina pur di evitare il confronto con la realtà. Il titolo riecheggia il maggior successo di questo scrittore, Io non ho paura, altra storia di formazione giocata fra grotte oscure e campi bruciati dal sole, nelle campagne del Sud, dove un ragazzino di nove anni si imbatte nell’infinita crudeltà degli adulti.

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chi ben comincia

Jane Austen, Mansfield Park, 1814

“Una trentina d’anni fa, Miss Maria Ward di Huntingdon, con una dote di sole settemila sterline, fu tanto fortunata da conquistare Sir Thomas Bertram di Mansfield Park, nella contea di Northampton, e di essere così elevata al rango di moglie di baronetto, con tutti i privilegi e le comodità di una bella casa e di una cospicua rendita.”


Jerome D. Salinger, Il giovane Holden, 1951

“Se davvero avete voglia di sentire questa storia, magari vorrete sapere prima di tutto dove sono nato e com’è stata la mia infanzia schifa e che cosa facevano i miei genitori e compagnia bella prima che arrivassi io, e tutte quelle baggianate alla David Copperfield, ma a me non mi va proprio di parlarne. Primo, quella roba mi secca, e secondo, ai miei genitori gli verrebbero un paio d’infarti per uno se dicessi qualcosa di troppo personale sul loro conto.”


Aldo Busi, Seminario sulla gioventù, 1984

“Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, nemmeno una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco, e anch’io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.”


Niccolò Ammaniti, Io non ho paura, 2001

“Stavo per superare Salvatore quando ho sentito mia sorella che urlava. Mi sono girato e l’ho vista sparire inghiottita dal grano che copriva la collina.
Non dovevo portarmela dietro, mamma me l’avrebbe fatta pagare cara.
Mi sono fermato. Ero sudato. Ho preso fiato e l’ho chiamata. «Maria? Maria?».”

Verifica delle conoscenze

1. Quali sono le tappe di un tipico romanzo di formazione?

2. Di che cosa parla una vicenda di formazione?

3. Chi sono di norma gli antagonisti nella narrativa di formazione?

4. Quali sono le principali esperienze che inducono i giovani protagonisti della narrativa di formazione a rompere con il passato?

5. I romanzi di formazione prevedono sempre un lieto fine?

6. Come si intitolano i principali romanzi di formazione scritti in Europa nell’Ottocento?

7. Come cambia nel Novecento il romanzo di formazione?

8. Chi sono i maestri italiani nella narrativa di formazione?

L’emozione della lettura - edizione gialla - volume A
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Narrativa