osserva
Mantua me genuit,
Calabri rapuēre,
tenet nunc Parthenope;
cecini pascua, rura, duces
Mantova mi generò,
i Calabresi mi rapirono
ora mi custodisce Napoli;
cantai i pascoli, i campi, i comandanti
Questo è il celeberrimo epitaffio (iscrizione funebre per onorare il defunto) di Publio Virgilio Marone, famoso poeta latino dell’età di Augusto, autore dell’Eneide.
Genuit, rapuēre e cecini sono forme del perfetto, il tempo verbale latino che corrisponde in italiano a passato prossimo e passato remoto: analizziamole.
Genuit → | 3a pers. sing. → | ha generato (passato prossimo) |
generò (passato remoto) | ||
Rapuēre → | 3a pers. plur. → | hanno rapito (passato prossimo) |
rapirono (passato remoto) | ||
Cecini → | 1a pers. sing. → | ho cantato (passato prossimo) |
cantai (passato remoto) |
Il tema del perfetto si ricava dalla terza voce del paradigma del verbo a cui va tolta la desinenza -i.
Che cos’è il paradigma verbale? È il prospetto delle forme-base da cui derivano tutti i tempi e i modi verbali: esso comprende il tema del presente, del perfetto e del supino.
Esempio
Paradigma del verbo amo → prima coniugazione, vocale tematica ā
amo, amas, amavi, amatum, amāre
amo → prima persona singolare dell’indicativo presente attivo;
amas → seconda persona singolare dell’indicativo presente attivo;
amavi → prima persona singolare dell’indicativo perfetto attivo; (questa voce consente di risalire al tema del perfetto → am-a-v-);
amatum → supino; (questa voce consente di risalire al tema del supino → am-a-t-);
amāre → infinito presente attivo; (questa voce consente di risalire al tema del presente → am-).
Il supino è un nome verbale appartenente alla quarta declinazione (▶ Unità 16) di cui sono rimasti solamente due casi: l’accusativo, con desinenza -um e l’ablativo, con desinenza -ū. Tali forme hanno un uso raro e limitato e possono essere sostituite da altre costruzioni. In italiano, il supino non esiste.