Bisogna riposarsi!
Multum et in se recedendum est. Miscenda tamen ista et alternanda sunt, solitudo et frequentia: illa nobis faciet hominum desiderium, haec nostri, et erit altera alterius remedium; odium turbae sanabit solitudo, taedium solitudinis turba.
Nec in eadem intentione aequaliter retinenda mens est, sed ad iocos devocanda.
Cum puerulis Socrates ludere non erubescebat, et Cato vino laxabat animum curis publicis fatigatum et Scipio triumphale illud ac militare corpus movebat ad numeros, non molliter se infringens, ut nunc mos est, sed ut antiqui illi viri solebant inter lusum ac festa tempora virilem in modum tripudiare, non facturi detrimentum, etiam si ab hostibus suis spectarentur.
Danda est animis remissio: meliores acrioresque requietis urgent.
Ut fertilibus agris non est imperandum – cito enim illos ex hauriet numquam intermissa fecunditas – ita animorum impetus adsiduus labor franget, vires recipient paulum resoluti et remissi; nascitur ex assiduitate laborum animorum hebetatio quaedam et languor.
Naturalem quandam voluptatem habet lusus iocusque, quorum frequens usus omne animis pondus omnemque vim eripiet: nam et somnus refectioni necessarius est, hunc tamensi per diem noctemque continues, morserit.
Multum interest remittas aliquid an solvas.
(Seneca)
Occorre sapersi ritirare molto anche in sé. Tuttavia, queste condizioni vanno mescolate e alternate, la solitudine e la compagnia: quella genererà in noi nostalgia degli uomini, questa di noi stessi, e l’una sarà rimedio dell’altra; la solitudine guarirà l’insofferenza della folla, la folla la noia della solitudine.
Non bisogna nemmeno tenere la mente uniformemente nella stessa applicazione, ma occorre richiamarla agli svaghi.
Socrate non si vergognava di giocare con i fanciulli, Catone rilassava con il vino l’animo provato dalle fatiche politiche e Scipione muoveva a tempo di musica quel corpo avvezzo ai trionfi e alle fatiche di guerra, non snervandosi in mollezze, come ora è abitudine, ma come quegli antichi uomini erano soliti tra lo svago e i giorni di festa danzare in modo virile, non andando incontro a una perdita di dignità, anche qualora venissero guardati dai loro nemici.
Occorre concedere una pausa agli animi: riposati, rinasceranno migliori e più combattivi.
Come non si deve essere impositivi con i campi fertili - infatti una produttività mai interrotta li esaurirà in fretta - così una fatica continua indebolirà gli slanci degli animi, e questi riacquisteranno le forze se per un po’ risparmiati e lasciati a riposo; dal protrarsi delle fatiche nascono un certo qual torpore e un infiacchimento degli animi.
Possiedono un certo naturale piacere lo svago e il gioco, il ricorso frequente dei quali, però, toglierà ogni gravità e ogni forza dagli animi; infatti, anche il sonno è necessario a ridare forze, tuttavia qualora tu lo continui giorno e notte, diventerà la morte. C’è molta differenza tra l’allentare una tensione e dissolverla del tutto.