Egli poi usava dei profumi, si puliva i denti con polveri odorose e si passava il
pettine persino sulle sopracciglia...
Le sembrava di vederlo, adesso, come se la parete divisoria si fosse spaccata:
30 nero sullo sfondo della sua camera tutta bianca, alto, fin troppo alto, dinoccolato,
andava e veniva col suo passo distratto di ragazzo, inciampando e scivolando
spesso, ma tenendosi sempre in equilibrio. Aveva la testa un po’ grossa sul collo
sottile, e il viso pallido oppresso dalla fronte prominente che pareva costringesse le
sopracciglia ad aggrottarsi per lo sforzo di reggerla e gli occhi lunghi a star socchiusi;
35 mentre le mandibole forti, la bocca grande e carnosa e il mento duro parevano a
loro volta ribellarsi con sdegno a questa oppressione, senza però potersene liberare.
Ma ecco che egli si fermava davanti allo specchio, e tutto il suo viso diventava
luminoso perché le palpebre si sollevavano e nella trasparenza degli occhi castanei
la pupilla raggiava come un diamante.
40 La madre si compiaceva, in fondo, nel suo cuore di madre, a vederlo così, bello
e forte; quando il passo furtivo di lui la richiamò alla sua pena.
Egli usciva, non c’era più dubbio, usciva. Aprì l’uscio della sua camera. Si fermò
di nuovo. Forse tendeva anche lui l’orecchio ai rumori intorno. Solo il vento continuava
a sbattersi contro la casa.
45 La madre tentò di alzarsi, di gridare.
«figlio, Paulo, creatura di Dio, fermati».
Ma una forza superiore alla sua volontà fermava lei. Le ginocchia tremavano,
come cercando di ribellarsi a quella forza infernale: le ginocchia tremavano, ma i piedi
non volevano muoversi; era come se due mani possenti li fermassero al pavimento.
50 Così il suo Paulo poté scendere silenzioso la scaletta, aprire la porta e andarsene:
il vento parve portarselo via d’un colpo.
Solo allora ella riuscì ad alzarsi, a riaccendere il lume, ma anche questo con difficoltà,
perché gli zolfanelli lasciavano lunghe scie di luce violetta sul muro ov’ella
li sfregava ma non si accendevano.
55 Finalmente la piccola lucerna d’ottone sparse un velo di luce nella cameretta
nuda e povera come quella di una serva, ed ella aprì l’uscio e si sporse, ascoltando.
Tremava; eppure si muoveva tutta d’un pezzo, dura, legnosa, con la testa grossa sul
corpo bassotto e forte che, rivestito d’un panno nero scolorito, pareva ritagliato a
colpi di scure dal tronco d’un rovere.
60 Dall’alto del suo uscio ella vedeva la scaletta di ardesia, ripida fra le pareti bianche,
e in fondo la porta che il vento scuoteva sui cardini. Vide le stanghe levate da
Paulo appoggiate al muro, e fu presa da un impeto d’ira.
No, voleva vincere il demonio. Depose il lume sull’alto della scaletta, scese e
uscì anche lei.
65 Il vento la investì con violenza, gonfiandole il fazzoletto e le vesti; pareva volesse
costringerla a rientrare: ella si legò forte il fazzoletto sotto il mento, e procedé a
testa bassa come per dar di cozzo all’ostacolo:5 così rasentò la facciata della parrocchia,
il muro dell’orto e la facciata della chiesa: arrivata all’angolo di questa, si fermò.
Paulo aveva svoltato di là e attraversava quasi di volo, come un grande uccello
70 nero, con le falde del mantello svolazzanti, il prato che si stendeva davanti ad una
casa antica addossata quasi al ciglione che chiudeva l’orizzonte sopra il villaggio.