6 Lo sperimentalismo stilistico
Lo studioso tedesco Erich Auerbach considerò la lingua di Dante come «un miracolo inconcepibile»: a confronto con i poeti che lo precedono, l’autore della Divina Commedia «conosce e impiega un numero talmente superiore di forme, afferra le più diverse apparenze e sostanze con piglio tanto più saldo e sicuro, che si arriva alla convinzione che quest’uomo abbia con la sua lingua riscoperto il mondo».
In effetti, la sua eclettica capacità di sperimentare registri stilistici differenti produce una pluralità di esperienze letterarie spesso molto lontane tra di loro, perfino antitetiche. Un elemento costante in tutta la produzione artistica di Dante è proprio tale disponibilità a percorrere strade nuove, cimentandosi in generi letterari e livelli stilistici diversi. Il punto d’approdo di questa particolare attitudine alla molteplicità è naturalmente la Divina Commedia, dove la compresenza di tanti linguaggi trova una mirabile sintesi; tuttavia, la varietà delle forme espressive collaudate dall’autore è visibile anche in molti componimenti scritti dopo la Vita nuova, ben distanti per forma e contenuto dalla produzione stilnovistica.